Genova, il confronto tra candidati sindaco alla Sala Quadrivium
Al centro temi sociali e lavoro
In vista delle elezioni comunali del 25 e 26 maggio, la Sala Quadrivium della Curia di Genova ha ospitato un nuovo momento di confronto tra i candidati alla carica di sindaco. Un appuntamento importante che ha posto al centro del dibattito le questioni sociali e lavorative, temi chiave per il futuro della città.
Organizzato in un clima di ascolto e sintesi, l’incontro ha visto la partecipazione di cinque dei sette aspiranti sindaci. Parliamo di Silvia Salis, Pietro Piciocchi, Mattia Crucioli, Antonella Marras e Raffaella Gualco. Ogni candidato ha avuto a disposizione due minuti per rispondere alle tre domande poste dagli organizzatori. Oltre ad un ulteriore minuto per l’appello finale agli elettori.
Confronto tra candidati sindaco al Quadrivium: l’incipit di Don Massimiliano Moretti
L’apertura del dibattito è stata affidata a Don Massimiliano Moretti, vice direttore e Cappellano A.R.M.O., nonché consulente ecclesiastico dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti. Don Massimiliano Moretti ha sottolineato l’importanza di affrontare le sfide politiche con spirito di servizio e attenzione alla dignità della persona.
«In questi giorni – ha detto Don Massimiliano Moretti, vice direttore e Cappellano A.R.M.O. – abbiamo ricevuto sia da enti ecclesiali. Ma anche da enti non ecclesiali la richiesta di poter formulare delle domande precise. Purtroppo non è stato possibile accontentare tutti, anche se nelle nostre tre domande abbiamo cercato di tenere presente il desiderio che ci arriva di queste tre domande. Però la prima è stata preparata da alcuni ragazzi e ragazze delle nostre scuole.
Questi giorni avevano partecipato ad un bando lanciato dal corso di informazione politica e che aveva come tema la città che sogna.
Crediamo che la loro domanda sia molto significativa da prendere grande considerazioni.
Il grande disagio giovanile che è sotto gli occhi di tutti forse può essere combattuto anche dando risposte concrete a questa domanda.
Sostanzialmente hanno chiesto luoghi e spazi dove potersi incontrare per studiare insieme.Per occupare il loro tempo libero insieme agli adulti. Hanno tenuto particolarmente a puntualizzare che non vorrebbero spazi nuovi, ma nuovi recuperati. Posti che prima avevano la vita e adesso con il passare del tempo sono diventati fatiscenti. È bello notare come almeno una parte dei nostri ragazzi voglia prendersi cura dell’ambiente. Evitando sprechi inutili sia in termini di risorse economiche sia in termini di spazi».
Don Moretti: il valore di un’amministrazione pubblica non può essere riferito semplicemente alla crescita economica di una città
«Del resto – prosegue Don Moretti – il valore di un’amministrazione pubblica non può essere riferito semplicemente alla crescita economica di una città. Ma anche dalla capacità che ha la stessa amministrazione di dare risposte alle singole persone e alle differenti fasce di età dei propri cittadini. Perché questi siano stimolati a trovare nelle relazioni buone con gli altri anche una parte di realizzazione della propria vita. Le altre due domande che, come dicevo prima, tengono conto anche dei contributi che abbiamo ricevuto riguardano il tema dei bisogni e delle povertà e il tema del lavoro.
Le povertà sono ancora tante e non solo sono solo materiali. Ma anche psicologiche, spirituali, così come il lavoro che ancora non esercitano tutti e che almeno per molti è un lavoro povero perché è poco stabile, poco pagato. Sappiamo bene che il Comune di Genova, che ha il più alto numero di addetti occupati rispetto alle altre realtà produttive della nostra città, non può generare nuovi posti di lavoro».
Don Moretti: il sindaco deve difendere il lavoro dei cittadini
«Il sindaco di Genova, sesta città italiana – conclude il Cappellano A.R.M.O. – però ha compito di difendere in tutte le sedi competenti il lavoro che è presente sul nostro territorio. In particolare il lavoro manifatturiero, che è quello che più degli altri può far crescere la produttività e quindi generare nuovo lavoro.
Sempre all’interno di questa domanda chiederemo ai candidati di raccontarci come faranno utilizzando la loro creatività. La loro lungimiranza a rendere più attrattivi gli investimenti per coloro che vorranno portare insediamenti produttivi nella nostra città.
Queste domande le abbiamo volutamente lasciate aperte per non condizionare le loro risposte e permettere maggiormente risalto le differenze dei singoli candidati.
Vorrei rivolgere ai candidati ancora una parola. Papa Francesco in una lettera inviata al Corriere della Sera il 17 marzo, l’ultimo scorso. Aveva rivolto a tutti un accorato appello dicendo che dobbiamo disarmare le parole per disarmare le menti e disarmare la terra. Oggi vorremmo invitare tutti voi e tutti quanti che siamo in questa sala a vivere quanto Papa Francesco ci ha chiesto.
Don Moretti: disarmiamo le parole
Disarmiamo le parole e ricordiamoci che l’altro o l’altra è sempre più importante delle sue idee. Che rispetto per la persona al dialogo costruttivo sono la base dell’edificazione del bene comune che non si può raggiungere da soli, ma soltanto collaborando insieme, ognuno secondo le condizioni date, chi governa e chi sta in opposizione, ma con la capacità di stare in ascolto reciproco e alimentando sempre uno spirito costruttivo».
Il confronto, sobrio nei toni ma ricco di contenuti, ha permesso di evidenziare le diverse visioni in campo sui temi più sentiti dalla cittadinanza: inclusione sociale, diritti, lavoro e sviluppo economico sostenibile. Un’occasione utile non solo per ascoltare proposte concrete, ma anche per comprendere l’approccio umano e politico di chi si candida a guidare Palazzo Tursi nei prossimi anni.
Fair play Piciocchi-Salis al Quadrivium. Tasca: andate a votare
La visione della città in un minuto: i sogni dei candidati per una Genova migliore
Un minuto per raccontare la propria idea di città, un appello finale per condividere i sogni e le visioni di una Genova più giusta, inclusiva e moderna. Si è chiuso così il confronto tra i candidati, ciascuno con la propria prospettiva su come rendere il capoluogo ligure un posto migliore in cui vivere, lavorare e crescere.
Silvia Salis e la metafora sportiva
A rompere il ghiaccio è stata Silvia Salis, che ha scelto una metafora sportiva per descrivere la sua idea di città:
«Sogno una città dove ognuno possa realizzare il proprio progetto di vita, qualunque esso sia e dove non prevalga l’individualismo. Io vengo dal mondo sportivo e quindi voglio regalarvi una metafora che mi ha insegnato lo sport. Io sono in una società che si è organizzata con una squadra di maratona dove sicuramente è fondamentale il tempo del primo, ma la cosa che conta di più per far sì che quella squadra sia veloce e forte è la distanza tra il primo e l’ultimo.
>Credo che impostandoci su questa, diciamo, su questa metafora sportiva, noi dobbiamo immaginare una città che sostiene la volata dei primi, ma che non lascia indietro gli ultimi. Credo che per questo sia importante l’azione del Comune tutti i giorni. Ricordarsi di sostenere il progresso, ricordarsi di sostenere l’industria, l’impresa, la volata di chi è forte, ma tendere la mano a chi non riesce a correre. Solo così la società potrà andare veramente veloce. Solo così avremo una squadra che potrà vincere. Grazie».
Pietro Picciocchi punta su un’idea di città dinamica e coesa
Pietro Picciocchi ha puntato invece su un’idea di città dinamica e coesa:
«Guardate, io dopo otto anni che ho l’onore di portare questi incanti. Ho deciso di continuare a mettermi in gioco perché amo la mia città, perché ho deciso di investire nella mia città, di vivere in questa città. E che città sogno? Sogno una città moderna, una città attrattiva, una città dinamica, una città dove le persone possono decidere di venire a vivere perché sanno che qui c’è una qualità della vita e sogno una città che stringa dei legami forti perché noi dobbiamo sviluppare molto di più il senso di comunità.
>Abbiamo parlato della famiglia che è assolutamente emblematica, ma estendo questo discorso a tutte le componenti, a tutto lo straordinario tessuto associativo nel mondo sociale e culturale. Dobbiamo veramente lavorare insieme, creare sintesi, fare il sistema, superare i particolarismi perché solo così sapremo cogliere le sfide enormi che ci attendono. Io credo che il Comune in questo possa avere un ruolo importante di impulso e di regia».
Antonella Marras e la visione radicale legata alla pace e alla giustizia sociale
Antonella Marras ha rilanciato una visione radicale, legata alla pace e alla giustizia sociale: «La città che sogniamo è la città che costruisce pace. Non a caso abbiamo aderito all’appello di alcune associazioni per un assessorato alla Pace che non si gira dall’altra parte rispetto al genocidio in atto del popolo palestinese e in merito a tutte le altre guerre. Come da sua vocazione una città che accoglie, una città che non si piega ai poteri forti che troppo spesso stanno decidendo le scelte di questa città.
Una città di persone che siano consapevoli, informate, protagoniste della vita sociale, culturale e politica. Una città che abbatta le diseguaglianze sociali e territoriali, una città che si occupi dei giovani rendendoli protagonisti e che rispetti la libertà di essere e vivere ognuno nelle differenze.
>Una città del lavoro, con il tempo delle persone che abbia un valore e un riconoscimento di una dignità e una funzione sociale accessibile a tutte e tutti, ripensata in modo condiviso e che vive, lavora e studia: una città praticamente che mette al centro la persona e non il profitto».
Raffaella Gualco critica la commistione tra politica e interessi privati
Raffaella Gualco ha invece criticato la commistione tra politica e interessi privati, invocando meritocrazia e partecipazione attiva:
«Io sogno una Genova etica, legale e competente. Sogno una Genova in cui non si decidano le sorti a bordo di uno yacht né una Genova in cui le sorti della città siano decise su base partitica. E mi dispiace dirlo, ma la candidata Salis sabato scorso in un incontro al CAP ha espressamente affermato che, come dire, i vertici devono derivare dai partiti.
Io sogno una città in cui i cittadini competenti, in base alle loro capacità, potranno partecipare, quindi potranno essere competenti, essere attivi. E chiedo alla cittadinanza di svegliarsi e di capire che fino a quando non avremo il coraggio di guardare i partiti per quello che sono. Non potremo veramente sognare e soprattutto non potremo passare alla realtà, perché dal sogno poi bisogna passare anche alla realtà».
Mattia Crucioli richiama la democrazia ateniese
A chiudere gli interventi è stato Mattia Crucioli, con un richiamo alla democrazia ateniese: «Si dice che Pericle dicesse che ad Atene il dialogo non fosse un intralcio per le decisioni. Ma fosse una precondizione necessaria per l’agire saggio, che soltanto così Atene potesse fare gli interessi dei molti e non dei pochi.
Io sogno una città così. Vorrei che Genova prendesse, recuperasse questo spirito democratico. Superasse le contrapposizioni ideologiche ed è quello che ho cercato di fare in questi anni in consiglio comunale. Dicendo, non guardando da chi vengono le proposte. Ma dicendo quando una cosa è giusta è giusta, quando è sbagliata, è sbagliata, sia che venga dal centrodestra, o dal centrosinistra, nell’interesse della collettività. Così, recuperando questa dimensione, secondo me assieme si possono superare tutti i problemi».
Podcast | Dialogo sul confronto al Quadrivium dei candidati alla carica di sindaco per il Comune di Genova
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