Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che introduce una nuova proroga, fino al 31 marzo 2026, per la presentazione delle domande di iscrizione agli Albi professionali degli educatori socio-pedagogici e dei pedagogisti. Una decisione che ha subito sollevato la dura reazione delle associazioni di categoria, le quali la considerano un ostacolo concreto all’avvio dell’Ordine delle Professioni Pedagogiche ed Educative.
Rischio rinvio per l’Ordine delle Professioni Pedagogiche ed Educative
Secondo le associazioni, se la proroga sarà confermata, l’avvio dell’Ordine verrebbe rinviato di almeno due anni. Questo comprometterebbe la formazione degli elenchi, le elezioni degli organi e l’operatività concreta della nuova struttura.
Inoltre, il calendario politico non gioca a favore: nel 2027 si terranno le elezioni politiche nazionali e un ulteriore slittamento esporrebbe la riforma al rischio di blocchi dovuti al cambio di legislatura.
250mila professionisti in attesa di tutele e rappresentanza
La proroga pesa su oltre 250mila professionisti che da più di un anno attendono una cornice normativa chiara, tutele professionali e una rappresentanza istituzionale.
Per le associazioni, il messaggio inviato dal Governo è chiaro: ancora una volta, la categoria viene messa in secondo piano, rallentando un processo atteso e necessario.
La proposta delle associazioni: proroga mirata, non generalizzata
Pur riconoscendo che alcuni professionisti matureranno i requisiti solo in futuro, le associazioni propongono una soluzione alternativa:
- Mantenere il termine del 31 marzo 2025 per le domande valide ai fini elettorali e per l’avvio delle elezioni dell’Ordine.
- Consentire l’iscrizione fino al 31 marzo 2026 solo a chi maturerà i requisiti successivamente, senza però bloccare l’operatività dell’Ordine.
“Una proroga a tappeto è insostenibile, dannosa e inaccettabile” – concludono le associazioni – ribadendo che una riforma attesa da anni non può essere ulteriormente rinviata senza compromettere il futuro della professione.
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