Home Cultura Cultura Genova

Il Nano Morgante | Bellezza vana

Il Nano Morgante | Bellezza vana
Il Nano Morgante | Bellezza vana

Nano Morgante. Da un certo tempo a questa parte il patrimonio valoriale di cui l’umanità incivilita gradisce dotarsi contempla il matrimonio tra bellezza individuale & perenne gioventù, sulla falsariga degli “eroi sempre giovani e belli” di Francesco Guccini.

Questo matrimonio  trionfa nel comune obiettivo della ricchezza, verso cui, per comune rima, marcia la bellezza  quale condizione propedeutica d’ esaudimento.

Tale habitus contemporaneo  dichiara un individuo mentalmente manchevole i cui modelli di rappresentazione sociale sono basati principalmente sullo strumento dell’ apparenza.

Nondimeno, volendo meglio demarcare il territorio sociale in cui agiscono questi modelli, osservare il sistema delle condotte soggettive ed enuclearne gli esiti, potremmo scoprire quanto la bellezza sia una condizione illudente per le false aspettative che prospetta.

La bellezza, prodigiosa merce di scambio, raramente costituisce privilegio, sebbene esplichi il proprio potere auto-gratificante nell’effimero momento sociale della vetrinizzazione.

Statisticamente, il balzo in avanti che la bellezza pretende di compiere sorprende per la vacuità e brevità degli effetti euforici prodotti. Malgrado l’opinione comune, sorprende il paradosso per cui la non-bellezza si impone sul mercato fino a costituire, per il dolente detentore, un  vantaggio sociale e/o sentimentale.

Un’estetica ordinaria, senza clamore e senza code di fans, non tarda infatti a rivelarsi una carta vincente sul nevrotico clima da performance cui il/la tronista di turno deve costantemente sottoporsi per capitalizzare se stesso.

Ahimé, la pochezza culturale tipica della società consumista sostiene la  falsa speranza principalmente in belli & belle imponendogli un disperato protagonismo.

Nondimeno, trasponendo dal fenomeno un’ improvvisata statistica di “vite riuscite” (le vite che producono felicità anche agli altri, secondo San Tommaso d’Acquino), è più frequente assistere alla debacle esistentiva del primo della classe che dell’ultimo.  Non a caso, Camille Claudel, tra i tanti possibili esempi, nonostante bellezza e talento artistico, incappò in un’esistenza travagliata.

Estremizzando la provocazione, nella contemporanea disfida senza distinzioni di genere tra principi azzurri & brutti anatroccoli,  non esitano a vincere questi ultimi, nella misura in cui l’appeal  si rivela inconferente a realizzare le aspettative, destinando i principi nel proprio eremo.

In conclusione, la dotazione estetica che la sorte assegna ad un nidividuo é una variabile di un’equazione dell’esistenza in cui qualunque previsione di destino glorioso può spiegabilmente condurre altrove. Massimiliano Barbin Bertorelli