Oggi i carabinieri del Nucleo Investigativo di Venezia, con il supporto delle Polizie ungheresi e croate, attivate per il tramite del Servizio di Cooperazione Internazionale, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal gip del Tribunale di Venezia, nei confronti di 23 giovani donne nomadi di etnia sinti e rom ritenute responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, di furto aggravato, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, lesioni personali, indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti, ricettazione, riciclaggio e violazione del foglio di via obbligatorio.
Otto di loro sono state rinchiuse in carcere, per altre 14 è stato previsto il divieto di dimora in Veneto e nella provincia di Venezia e per una l’obbligo di dimora nel Comune di Genova.
La giovane nomade, infatti, si sarebbe spostata “in trasferta” dal capoluogo ligure a Venezia per fare la borseggiatrice mettere a segno i colpi insieme alla banda di giovani donne sinti e rom.
L’indagine, condotta dai carabinieri dal mese di luglio 2023 a dicembre 2024, ha consentito di individuare e fare emergere un gruppo criminale specializzato nella commissione seriale di borseggi ai danni soprattutto di turisti.
Nello specifico, sono state identificate 20 borseggiatrici dedite alla commissione di furti con destrezza in Centro Laguna, presso le stazioni ferroviarie di Venezia Santa Lucia e Venezia- Mestre, nonché a bordo di treni e autobus in arrivo e in partenza dalla città lagunare.
Alcune giovani nomadi indagate sono risultate di indole particolarmente aggressiva, ricorrendo a volte all’uso della violenza fisica ed alle minacce, anche gravi, sia nei confronti dei passanti che segnalavano o riuscivano a sventare i furti, sia nei confronti dei loro complici che non raggiungevano gli obiettivi criminali.
In una circostanza, tre indagate, in concorso tra loro, si erano scagliate contro una donna che era riuscita a sventare un borseggio ai danni di un turista nei pressi della stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia, picchiandola con schiaffi e utilizzando anche una borsa, tanto da procurarle una frattura al dito con prognosi di 30 giorni.
E’ stato accertato che 3 coniugi delle borseggiatrici provvedevano al riciclaggio del denaro rubato alle vittime dalle loro mogli recandosi presso un noto centro commerciale della provincia di Venezia per effettuare il cambio in euro del contante, pari a circa 11.000 euro, di varie valute estere, ostacolando in tal modo l’identificazione della sua provenienza delittuosa.
I nomadi si occupavano anche della “logistica” dei crimini, accompagnando giornalmente le loro consorti presso le stazioni ferroviarie o degli autobus per raggiungere il Centro storico lagunare dove avrebbero perpetrato le attività predatorie e accudendo i figli minori durante il periodo di assenze delle mamme.
I carabinieri sono riusciti a ricostruire e ad accertare una piccola parte (32 borseggi) delle centinaia di episodi delittuosi che si verificano a Venezia ogni anno, ma sufficienti per fare scattare le misure cauteari nei confronti delle donne sinti e rom.




















































