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Caso Martina Rossi, Cassazione annulla assoluzioni imputati: appello bis

Martina Rossi e l'hotel a Palma di Maiorca

Caso Martina Rossi. I giudici della Corte di Cassazione stasera hanno annullato la sentenza di assoluzione per i due 28enni aretini prosciolti in appello, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.

Ci sarà quindi un processo di appello bis per far luce sul caso della studentessa genovese di 20 anni, morta il 3 agosto del 2011 cadendo dal balcone di un hotel a Palma di Maiorca, dove si trovava in vacanza con delle amiche.

La decisione degli ermellini è arrivata dopo una lunga camera di consiglio preceduta dall’udienza a porte aperte alla quale hanno partecipato anche Franca Murialdo e Bruno Rossi, i genitori di Martina.

Padre e madre, ormai in pensione, lei insegnante e lui ex camallo del porto di Genova, hanno seguito tutte le fasi processuali.

I 28enni imputati era inizialmente erano accusati di tentata violenza di gruppo e morte come conseguenza di altro reato.

In primo grado, il Tribunale di Arezzo, il 14 dicembre 2018, li aveva condannati a sei anni di reclusione ritenendo, in sostanza, che Martina fosse precipitata dal balcone della camera dove alloggiavano i due ragazzi per sfuggire a un tentativo di stupro.

In appello invece, lo scorso 9 giugno, Albertoni e Vanneschi erano stati assolti dall’accusa di tentata violenza sessuale con la formula “perchè il fatto non sussiste”.

Inoltre, era stato dichiarato prescritto il capo di imputazione di morte come conseguenza di altro reato.

La sentenza di proscioglimento della Corte di appello di Firenze era stata impugnata dal pg di Firenze.

Anche il Pg di Cassazione aveva chiesto di riesaminare la vicenda e annullare le assoluzioni.

In aula oggi il pg ha ribadito la sua richiesta e quella della procura fiorentina di annullare le assoluzioni per riesaminare alcuni elementi trascurati ,come un video in cui gli imputati, in questura a Genova, sembra manifestino sollievo per il fatto che non sono stati trovati segni di violenza sul corpo di Martina.

Proprio l’intercettazione del colloquio tra i due giovani aretini in questura a Genova, il 7 febbraio 2012, aveva portato a riaprire il caso di Martina Rossi, che studiava architettura a Milano.