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Carlo Felice, Idomeneo: il genio di Mozart unisce classico e moderno

Carlo Felice, Idomeneo: il genio di Mozart unisce classico e moderno
Carlo Felice, Idomeneo: il genio di Mozart unisce classico e moderno

Venerdi sera 16 febbraio si è svolta al Teatro Carlo Felice la prima rappresentazione dell’Idomeneo, opera seria di Wolfang Amadeus Mozart su libretto dell’abate Giambattista Varesco. Opera dal sapore autobiografico in quanto rieccheggia il conflitto vissuto  dal giovane autore con un padre fortemente incombente, ma con la convinzione di fondo  che, alla fine, a decidere della propria vita siano i figli.

Idomeneo è il re di Creta di ritorno dalla guerra di Troia. La sua nave si imbatte in una  violentissima tempesta, per cui il re fa voto a Nettuno  di sacrificargli il primo essere umano che incontrerà se riuscirà  a toccare terra.

Ma la prima persona che il sovrano incontra è suo figlio Idamante, che ovviamente nulla sa del voto del padre e, sconvolto, pensa di non adempiere al voto.

Nettuno, adirato, manda  sull’isola un orribile mostro che il giovane principe sconfigge e, una volta conosciuta la promessa del padre, si offre al sacrificio. Idamante  è amato da Elettra, figlia di Agamennone – rifugiatasi a Creta dopo la morte della madre – ma  ama Ilia, principessa troiana figlia di Priamo e prigioniera a Creta, che al momento del sacrificio si dichiara disposta a morire al posto dell’amato.

L’amore e il coraggio dei due giovani commuove Nettuno  che  fa grazia  al padre e al figlio a patto che a regnare siano proprio loro, Idamante ed Ilia, una volta sposi, al posto di Idomeneo.

L’opera è ricca di elementi classicheggianti: sacrifici umani,  passioni e debolezze,  contrasti  tra  doveri e  sentimenti, l’onnipresente fato fomentato da sacerdoti ottusi a spese di innocenti.

Ma anche portatrice di  un rinnovamento, rappresentato dall’amore coraggioso tra Idamante ed  e la troiana Ilia, fondato sui sentimenti saldi, che nega la tirannide ed una religione creata e imposta dagli uomini che ha perso i legami con il cielo.

Il regista Matthias Hartmann racconta la storia di un re che ritorna dalla guerra ossessionato dai fantasmi dei  guerrieri troiani uccisi, rappresentati da ballerini-demoni che lo tallonano con  insistenza.

Un re molto “umano” e un poco vile, che, per salvare la propria vita, promette il sacrificio di un suo suddito, cosa che gli si ritorce contro quando il sacrificato deve essere suo figlio. Un  sovrano che pensa di essere vittima del fato quando in realtà ha promesso un sacrificio umano per salvare se stesso.

Un re che è disconosciuto  dal suo stesso popolo,  che alla fine non si oppone a lasciare il trono ai due  innamorati, che hanno commosso con il loro granitico amore persino Nettuno, un dio noto per i suoi furori implacabili.

Bella e suggestiva la scena girevole dello scenografo Volker Hintermeier, che richiama il mito del Minotauro con la presenza quasi costante di una imponente testa di toro, dalle cui orbite escono luci e bagliori, contornata da  elementi marini, lo scheletro di un vascello, ancore, perfette  conchiglie giganti.

Idomeneo ha il sapore di un’opera-balletto: le suggestive danze, interpretate da bravi ballerini e presenti fin dall’ouverture, non sono elementi di stacco ma si integrano nell’azione, così come lo splendido coro.

La parte musicale è di grande impatto: la musica fluisce alta,  continua e drammatica, ma unica per eleganza (  caratteristica tipicamente mozartiana) e introduce l’uso del clarinetto, sottolineando il tratto teatrale dello svolgimento. La trovata della voce di Nettuno fuori campo, alle spalle degli spettatori, interpretata dal potente basso Ugo Guagliardo, è di notevole suggestione sul pubblico e di preludio alla felice conclusione: un effetto di  profondo mistero, sottolineato da corni e tromboni mentre l’orchestra tace.

Un capolavoro il momento drammatico a quattro voci tra i due uomini e le due  donne, in cui si percepisce il contrasto tre la vita e la morte.

Prima della stesura definitiva dell’opera  Mozart volle rivedere il testo dell’abate Varesco, che a tratti risulta ancora prolisso e poco allineato alla musica netta e lineare dell’autore: c’è da dire che i bravissimi interpreti tutti hanno supplito a questa disarmonia,  mantenendo sulla  linea di Mozart le loro belle voci alte ma  rinunciando a infiorettature belcantistiche.

Ancora quattro spettacoli, domenica 18 alle ore 15, venerdi 23 alle ore 20, domenica 25 alle ore 15. ELISA PRATO