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Carlo Felice, arriva La Bohème, il colore di Parigi

Carlo Felice, arriva La Bohème, il colore di Parigi
La Bohème Quadro (OCF)

Genova – Al Carlo Felice venerdi 12 aprile alle ore 20 ritorna La bohème, opera in quattro quadri di Giacomo Puccini su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger, L’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova viene ripreso in occasione delle celebrazioni per il centenario della morte del compositore.

La direzione è affidata a Francesco Ivan Ciampa, per la regia di Augusto Fornari, le scene e i costumi saranno ancora di Francesco Musante,  le luci di Luciano Novelli. Orchestra, coro, coro di voci bianche e tecnici dell’Opera Carlo Felice. Maestro del coro Claudio Marino Moretti, Maestro del coro di voci bianche Gino Tanasini.

A dar vita ai protagonisti: Anastasia Bartoli / Serena Gamberoni (Mimì), Galeano Salas / Alessandro Scotto di Luzio (Rodolfo), Alessio Arduini / Leon Kim (Marcello), Benedetta Torre / Maria Novella Malfatti  (Musetta), Gabriele Sagona / Luca Dall’Amico (Colline), Pablo Ruiz / Fernando Cisneros (Schaunard), Claudio Ottino (Benoît), Matteo Peirone (Alcindoro) Giampiero De Paoli / Alberto Angeleri (Parpignol), Claudio Isoardi / Antonio Mannarino (Un venditore ambulante), Franco Rios Castro (Sergente), Loris Purpura (Doganiere).

Sabato 6 aprile all’Auditorium Montale vi sarà la consueta conferenza illustrativa ” Che gelida manina: seduzione, liti, pietà”. Relatore Athos  Tromboni.

La Bohème nasce quasi come una sfida tra due tra i più acclamati operisti di fine Ottocento: Ruggero Leoncavallo e Giacomo Puccini. Entrambi volevano scrivere un’opera tratta dal romanzo Scene della vita di Bohème, di Henri Murger, finalmente libero dai diritti d’autore. Il lavoro di Puccini venne rappresentato il primo febbraio del 1896 al Teatro Regio di Torino, e, dato l’enorme successo raggiunto sin da subito, l’opera di Leoncavallo venne presto dimenticata.  La storia è ambientata negli anni Trenta dell’Ottocento parigino, dove un gruppo di artisti bohemiens (Rodolfo, Marcello, Colline e Schaunard) vive  sbarcando il lunario.  Rodolfo e Mimì vivono un idillio destinato a finire presto e tragicamente, ma la bellezza del loro incontro risiede proprio nella spontaneità e nella semplicità che li accomuna. L’opera rivelò definitivamente la modernità teatralmusicale dell’allora trentottenne compositore.

Francesco Ivan Ciampa commenta: «La semplice definizione di capolavoro non basta per trasmettere la genialità di Puccini. E non solo in quest’opera, ma in tutto il suo straordinario percorso artistico. Quest’anno tutto il mondo celebra questo Genio italiano a 100 anni dalla sua scomparsa, ma non dimentichiamo che  ha celebrato tutti noi per l’intera sua vita. Ci ha raccontati, ci ha dipinti in palcoscenico, ha colto le corde più intime delle nostre anime e le ha sublimate con la musica. Celebrare veramente Puccini non è solo eseguire le sue opere, ma ricordarsi di vivere la vita, emozionarsi, amare».

La regia di Augusto Fornari dichiara: «È per gioco che mi sono avvicinato all’opera lirica ed è per uno strano gioco di incastri che dal teatro di prosa mi sono trovato a dirigere La bohème. Ed è con stupore che m’è parso di ritrovare nei meccanismi drammatici del capolavoro pucciniano il “Gioco” come elemento propulsore della storia. Il “Gioco” quello serio, con la G maiuscola, quello dei bambini, quello che va fino in fondo, che irride la fame, il freddo, la povertà, la ricchezza, la borghesia, gli schemi sociali, quello che vorrebbe sgambettare anche la morte. Rodolfo e compagnia non fanno altro che “prendersi gioco” di tutto con una leggerezza e una distanza, come fossero consapevoli di essere personaggi da romanzo, da opera lirica. E insieme a loro, gioca il gran burattinaio Puccini che, con grazia di sublime regista, gli fa conoscere l’amore subitaneo e fragile, li conduce nelle strade, nei caffè, che diventano parco giochi pieni di balocchi, frittelle e donne frivole. E gioca, Puccini, con le situazioni e sovrappone struggenti duetti d’amore a contrasti da opera buffa, quasi a voler ricordare a sé stesso e ai suoi protagonisti di non prendersi troppo sul serio».

Lo spettacolo sarà replicato sabato 13 aprile alle ore 15.00, domenica 14 aprile alle ore 15.00, venerdì 19 aprile alle ore 20.00, sabato 20 aprile alle ore 20.00 e domenica 21 aprile alle ore 15.00. Elisa Prato