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Becchi: utero in affitto costa 100mila euro, ma la sinistra difende capricci radical chic

Prof. Becchi sul Festival: Sanremo non è più Sanremo
Prof. Paolo Becchi (foto di repertorio fb)

“Al supermercato ti compri un vasetto di sperma e tre uova di donna, poi in ospedale le fai fecondare. Scegli un uovo, ti trovi un utero in affitto e alla fine se ti va ti tieni il prodotto e se non ti va lo butti nella spazzatura. La chiamano transizione verso il ‘postumano’.

Come rilevato anche dalla ministra per la Famiglia Eugenia Roccella durante il confronto televisivo di domenica scorsa su Rai 3, il mercato dell’utero in affitto se lo possono permettere i più ricchi, capricciosi e radical chic, perché il prezzo di un bimbo preparato in provetta e innestato in utero può variare dai 100mila ai 200mila euro.

Da questa cifra, è importante sottolinearlo, la donna, sfruttata, può ricevere un compenso tra i 20mila e i 40mila euro.

Ci sono pure delle fiere ovvero ‘convention’ in cui si può scegliere quello che questo disumano mercato chiama “prodotto”: se ne voleva fare una anche a Milano, ma per fortuna i mercanti di bimbi fatti in provetta ci hanno rinunciato”.

Lo ha dichiarato oggi il prof. genovese Paolo Becchi, tornando sulla polemica dei bimbi nati con l’utero in affitto e della, a dir poco discutibile, intervista fatta dalla giornalista Lucia Annunziata alla ministra per la Famiglia Eugenia Roccella.

“In genere – ha aggiunto il prof. Becchi – i committenti radical chic, che battono i piedi per il loro capriccio di diventare a ogni costo papà e mamma, scelgono gli ovociti selezionando le madri che più aggradano (bianche, occhi azzurri, alte, bionde) scartando altre, come quelle di pelle nera.

Il disumano mercato dell’utero in affitto, osteggiato pure da gran parte delle femministe di sinistra, non è soltanto una schifezza, uno sfruttamento della donna e un reato che dovrebbe essere perseguito in tutto il mondo, ma rappresenta anche una bella dose di razzismo che, incredibilmente, con la solita ipocrisia che contraddistingue la sinistra italiana, i nostri radical chic e intellettuali sinistrorsi non vogliono combattere a spada tratta”.