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Becchi: sconfitta di Mattarella e rivincita di Salvini. Errori del Colle hanno portato alla crisi

Giuseppe Conte e presidente della Repubblica Sergio Mattarella (foto di repertorio fb)

“La sconfitta di Mattarella e la rivincita di Salvini”.

Oggi questo sarebbe il titolo di prima pagina di un giornale, ma è molto probabile che nessuno avrà il coraggio di farlo. Eppure il titolo sarebbe azzeccato. Per diverse ragioni. Vediamo. E cominciamo dal grande sconfitto.

Chi ha voluto Draghi è stato Mattarella che lo ha imposto concordando con lui persino la lista dei ministri. E quando ha visto che era entrato in difficoltà ha – diciamo così – sponsorizzato l’operazione Di Maio.

Ma proprio qui ha commesso un grosso errore: quello di irritare Conte.

Un personaggio evanescente che nel giro di poco più di un anno è riuscito a disintegrare quello che in anni aveva costruito Gianroberto Casaleggio. Un’impresa quasi impossibile, ma lui c’è riuscito.

Risentito, però, Conte ha reagito e ha offerto a Draghi l’occasione per andarsene in modo elegante. Draghi aspirava al Colle, ma Mattarella gli ha preso il posto e da allora non aspettava che una via d’uscita dignitosa.

Mattarella non glielo ha concesso e così abbiamo assistito ad uno spettacolo per lui – e non solo per lui – indegno.

“Sono qui perché gli italiani mi vogliono”. “Ma va in mona“, avrebbe detto mio nonno Vittorio.

Un livello così basso non si era mai raggiunto. E gli italiani rappresentati in parlamento gli hanno dato una fiducia tecnica di 95 voti. Una cosa mai vista prima. Una figuraccia che passerà alla storia, che gli è stata imposta da Mattarella, il quale sino all’ ultimo ha lottato per impedire quello che è normale in una democrazia: il voto.

E c’è la guerra, il virus, la siccità, l’ alluvione, lo spread. E anche il voto che ci sarà il 2 di ottobre o il 18 settembre.

Il voto: l’ultima sconfitta di Mattarella e del partito da cui proviene, che dopo quello che è successo ha trasformato il „campo largo“ in un campo santo e che andrà incontro ad una sonora legnata.

Passiamo a Salvini. Tutti ricorderanno il Papeete dell’agosto 2019. Pochi però sanno che Salvini si era reso conto dell‘errore che aveva commesso e la crisi del Governo giallo-verde sarebbe rientrata se Mattarella non fosse intervenuto a gamba tesa per bloccare quel tentativo.

Bisognava far fuori Salvini e il progetto della Lega sovranista. Matteo non ha dimenticato e ieri gli ha restituito il servizio.

Salvini si è comportato in questa occasione in maniera impeccabile. La partita era molto difficile (non far cadere su di sé la responsabilità della crisi) ma non ha sbagliato una mossa e alla fine ha dato scacco matto.

Il risultato è anche il frutto di un lavoro di squadra riuscito perché Salvini ha saputo coinvolgere Berlusconi.

La vendetta è un piatto che si serve freddo. Paolo Becchi

(L’autore è professore ordinario di Filosofia del Diritto all’Università di Genova).