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Partito Comunista: stop invio armi al regime di Kiev. Guerra voluta da Nato

Manifestazione a Genova contro invio armi al regime di Kiev

“Sabato 24 febbraio alle 15 manifesteremo in piazza De Ferrari a Genova contro l’invio delle armi al regime di Kiev, contro le guerre della Nato, per la pace, per la sovranità popolare e l’indipendenza nazionale”.

Lo hanno riferito oggi i responsabili di Partito Comunista Genova, Democrazia Sovrana Popolare Genova, Contronarrazione, Associazione Libera Piazza Genova, Circolo Culturale Proletario, Indipendenza, Collettivo Antimperialista per il Multipolarismo, Uniti per la Costituzione.

“A due anni esatti dall’intervento russo in Donbass e in Ucraina – hanno spiegato gli organizzatori – il Governo italiano, ossequioso agli ordini di Washington, continua nella sua folle politica di sostegno armato al regime di Kiev, rendendosi complice di una guerra voluta dalla NATO e di fatto cominciata nel 2014, che ha già causato centinaia di migliaia di vittime e significative distruzioni.

Mentre emergono sempre più focolai di guerra in tutto il mondo, il Governo Meloni ha scelto la strada della belligeranza, dall’Ucraina al Pacifico, passando per lo Yemen.

Tutto ciò copre di vergogna il nostro Paese, schierato, come un secolo fa, dalla parte sbagliata della storia.

L’invio di armi a Kiev deve interrompersi immediatamente e l’Italia deve unirsi agli sforzi internazionali in difesa della pace, per porre termine a un conflitto che si sarebbe concluso già ad aprile 2022, se non fosse stato per lo sciagurato intervento anglo-americano realizzato tramite Boris Johnson.

Rifiutare l’egemonia statunitense significa rifiutare un ordine internazionale basato sul diritto del più forte, a favore della costruzione di una comunità umana dal futuro condiviso fondata sulla cooperazione, sul mutuo sviluppo, sul rispetto dell’integrità territoriale e della stretta osservanza del principio di non interferenza negli affari interni di ogni paese.

Vogliamo che l’Italia scelga la pace e che si unisca agli sforzi di altri paesi europei, come Ungheria e Slovacchia, per raggiungere una risoluzione diplomatica al conflitto”.