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Dal 6 maggio i parcheggi di piazza della Vittoria saranno a pagamento

I parcheggi di piazza della Vittoria

A partire da mercoledì 6 maggio 2020, tutti i parcheggi – sotterranei, cintati con sbarra e a parcometri di piazza della Vittoria torneranno pienamente operativi e a pagamento.

Apcoa, alla luce del momento particolare, ha deciso di proporre negli oltre 300 parcheggi a parcometro di superficie, una speciale tariffa forfettaria giornaliera di 5 euro, che permetterà la sosta per l’intera giornata.

Tale tariffa agevolata, che si aggiunge a quelle già in uso, sarà valida limitatamente ai parcheggi a parcometro e attiva per tutto il mese di maggio e di giugno.

Per gli altri parcheggi di piazza della Vittoria accessibili con le sbarre restano in vigore le tariffe usuali anche con l’uso del Telepass.

“Sistema Parcheggi – Park Vittoria ed APCOA – si legge in una nota – prenderanno tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza, la salute ed il distanziamento sociale nell’utilizzo dei parcheggi per utenti e lavoratori”.

Verranno mantenuti a disposizione di Alisa, l’Azienda sanitaria della Regione Liguria, 20 posteggi nell’area parcometri.

Il Parcheggio di Piazza della Vittoria offre complessivamente 1118 posti auto a rotazione suddivisi tra 502 in autorimessa coperta, 293 in area cintata e 323 gestiti a parcometro.

Il Parcheggio è in Concessione di costruzione e gestione a Sistema Parcheggi – Park Vittoria ed è gestito da APCOA.

Policlinico San Martino, la situazione | Sono 143 i pazienti Covid ricoverati

Sturla, incidente sul lavoro: operaio ferito ad un occhio
Pronto soccorso al San Martino di Genova (foto di repertorio)

Sono 143 i pazienti Covid ricoverati presso il Policlinico San Martino di Genova.

In particolare 15 sono ricoverati in Malattie Infettive, 23 nelle 3 rianimazioni del Policlinico + 6 pazienti in sub intensiva, 9 al Padiglione 10, 61 al Padiglione 12, 8 quelli gestiti al 1° piano del Pronto Soccorso, 17 al Maragliano, 2 in Ostetricia/Ginecologia, 1 in Cardiochirurgia, 1 in Ortopedia.

Nelle ultime 24 ore, dalle 14 di ieri alle 14 di oggi, lunedì 4 maggio, sono deceduti quattro pazienti, tre donne ed un uomo, trovati positivi al coronavirus, spigeando che sono avvenuti “anche per infezione da Covid-19”.

Logistica: subito finanziamenti mirati o si rischia il blocco

Porto di Genova

«Alla Logistica serve liquidità immediata. Il tempo è finito, se non affluirà liquidità alle imprese di logistica e di trasporto il sistema Italia potrebbe collassare.» A far scattare l’allarme, rivolgendosi direttamente alle Istituzioni ma anche al mondo industriale e produttivo, è Alessandro Laghezza, presidente di Confetra Liguria.

«Non è importante in questo momento – puntualizza Laghezza – l’appartenenza o meno ad Associazioni e persino a Partiti o Movimenti. È invece indispensabile un bagno di sano realismo. Il settore logistico, secondo solo a quello sanitario, sta mantenendo in vita l’Italia in un momento in cui quasi tutto il resto è spento.

Il crollo del Ponte Morandi – prosegue Laghezza – aveva acceso più di una lampadina sullo stato di degrado, incuria e sottovalutazione delle infrastrutture ma anche sulla fondamentale importanza dell’intero sistema portuale, logistico e di trasporto che ha nelle infrastrutture una delle sue componenti rilevanti; un sistema che rappresenta il 9 per cento del Pil italiano, ma il cui ruolo strategico è sempre stato sottovalutato e forse ignorato.

Oggi anche l’opinione pubblica sembra aver preso consapevolezza che se gli scaffali dei supermercati sono pieni, se viaggiano attrezzature medicali e beni di prima necessità, se l’Italia rimane connessa con il mondo lo dobbiamo alle imprese di spedizioni, logistica e trasporto che non si sono mai fermate, garantendo un servizio essenziale per la collettività.»

Queste aziende sono state lasciate sole, di fronte ad una situazione operativa difficilissima, a un calo di lavoro che in alcuni casi arriva al 70 per cento e al sostanziale blocco dei pagamenti da parte di molti committenti attualmente chiusi o in difficoltà.

«Manca la liquidità, che per questo settore che fornisce un servizio essenziale deve seguire un canale diverso e preferenziale.   ̶   Ribadiscono nella nota pervenutaci Confetra Liguria   ̶   Serve quindi denaro immediato, con meccanismi automatici che non possono essere quelli del Decreto Liquidità, che transitano attraverso la discrezionalità e i tempi del sistema bancario. Il flusso deve essere diretto, dallo Stato o dalla Cdp, e deve alimentare le aziende in tempi brevissimi, se non si vuole che l’Italia si fermi e si disconnetta dal resto del mondo.» Per concludere Alessandro Laghezza, presidente di Confetra Liguria ribadisce:

«Si insediano ad ogni livello commissioni di esperti per la ripartenza (per altro prive di rappresentanti del nostro settore) quando si dovrebbe garantire come priorità la circolazione delle merci nel Paese. Confetra stimava a inizio aprile in 2.5 miliardi di euro il valore dei crediti immobilizzati da monetizzare immediatamente se si vuole che il sistema logistico prosegua nella sua corsa.

Oggi il valore di questa zavorra che affossa le nostre imprese è ancora maggiore ed il tempo sta scadendo. Senza l’immediata approvazione e applicazione di un provvedimento ad hoc dedicato alla logistica, un provvedimento che entro fine aprile garantisca liquidità attraverso meccanismi automatici e forme di ristoro e supporto al settore  ̶  conclude Laghezza   ̶   motori rischiano di spegnersi e con essi la possibilità dell’Italia di ripartire.» ABov

McDonald’s torna a servire i suoi clienti

Consegne a domicilio (immagine di repertorio)

Attraverso i servizi McDrive, McDelivery e di asporto disponibili nei ristoranti della Liguria, McDonald’s torna 

McDonald’s riapre dopo aver adottato scrupolosamente tutte le misure di sicurezza e di igiene per garantire ai propri dipendenti e consumatori la tutela della propria salute.

Sin dall’inizio, McDonald’s ha affrontato la situazione dovuta alla diffusione del Coronavirus con la massima attenzione e responsabilità, mettendo al primo posto la sicurezza e la salute dei propri 24.000 dipendenti in tutta Italia. Oggi, a distanza di quasi due mesi, torna a servire i suoi clienti, e lo fa in totale sicurezza attraverso l’adozione di misure e procedure rigorose.

Sanificazione dei locali, degli arredi e delle attrezzature; monitoraggio dello stato di salute dei dipendenti; gel igienizzante, guanti e mascherine; maggiore frequenza delle attività di pulizia e igiene: in questo modo McDonald’s garantisce la sicurezza e il benessere dei propri dipendenti, oltre a tutelare i propri consumatori.

Dal punto di vista operativo, per il servizio McDelivery è prevista la consegna senza contatto, sia ai rider, all’esterno del ristorante, sia al cliente. Per quanto riguarda il McDrive, la presa dell’ordine avviene in massima sicurezza tramite interfono e la consegna del pacchetto dal finestrino dell’auto. Il servizio di asporto è disciplinato in modo molto rigoroso per garantire la sicurezza dei clienti e dei dipendenti. Gli ingressi nel ristorante sono contingentati e i prodotti vengono consegnati in modalità contactless dal personale. L’ordinazione può avvenire in autonomia ai kiosk, per i quali McDonald’s ha messo in atto procedure straordinarie di pulizia e igienizzazione, o in cassa.

Loano, prosegue il rifacimento segnaletica stradale

Loano, prosegue il rifacimento segnaletica stradale

Continuano a pieno ritmo i lavori per il rifacimento della segnaletica stradale di Loano programmati dal Comune e della polizia locale

Nei giorni scorsi si è conclusa la prima tranches di interventi, che ha interessato la zona di via Manzoni,via De Amicis, via Carducci (fino all’incrocio con la via Aurelia) e viale Enrico Toti.

Nei prossimi giorni, invece, i lavori riguarderanno le aree di viale Silvio Amico (nei pressi del campo sportivo, della rotatoria all’incrocio con via degli Alpini e il parcheggio accanto al Loano 2 Village) e la zona della rotonda che conduce al Punto Eco.

E ancora via Olivette, via Quarto, il parcheggio dell’istituto Falcone, via Verdi e corso Roma, dove saranno ripristinati i nove attraversamenti pedonali.

Queste zone non saranno interessate da divieto di sosta.

 

Fase 2 e caccia al capriolo in Liguria

Fase 2 e caccia al capriolo in Liguria

“Ma che c’entra la caccia con la carabina a daini e caprioli con la fase 2 dell’emergenza Covid-19?”

E’ quanto si domanda la LAC, Lega Abolizione Caccia.

“Nelle pieghe delle recentissime ordinanze del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti – ha riferito gli animalisti – abbiamo constatato la liberalizzazione, in spregio  alle regole di contenimento delle forme di mobilità , aggregative e all’ultimo Dpcm governativo, di attività come addestramento dei cani da caccia (sulla toelettatura dei cani la Liguria ha già fatto ridere l’Italia intera), la caccia di selezione ai cervidi (es. daini e caprioli), la pesca sportiva in mare (che spesso si trasforma in piccola pesca commerciale in nero) e nelle acque interne.

Dietro la facciata monotona e sorridente dell’allentamento delle restrizioni per la cittadinanza confinata, si approfitta dell’occasione , come nel caso dell’ordinanza del 3 maggio 2020, per infilare alla chetichella in provvedimenti a sfondo economico anche palesi marchette elettorali per soddisfare piccoli egoismi e  clientele.

C’è in tutto questo una assoluta mancanza di senso delle priorità, di decoro istituzionale e soprattutto di rispetto della cornice delle disposizioni statali.

L’auspicio del mondo ambientalista è che il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, provveda ad impugnare anche queste vergognose furbizie così come avvenuto per quella dell’apertura dei ristoranti calabresi”.

 

Un marchio per garantire ai turisti la sicurezza

Un marchio per garantire ai turisti la sicurezza

Imperia, San Bartolomeo al Mare. Più certezze per cercare di salvare almeno una parte della stagione estiva.
Urso: “Una soluzione per differenziare e qualificare ulteriormente la nostra proposta turistica”

“In questa fase, l’incertezza rischia di essere il peggior nemico della ripresa economica. Per cercare di salvare almeno una parte della stagione estiva di San Bartolomeo al Mare, del Golfo dianese e di tutto il nostro comprensorio, propongo alla Regione Liguria, alle Associazioni di categoria, ai Comuni, di creare rapidamente un Club di prodotto, un Marchio di garanzia, al quale far aderire le imprese che si impegnano a rispettare tutti i parametri disposti dagli Enti sovraordinati ed eventualmente altri che verranno ritenuti opportuni da una apposita Commissione che dovrà essere creata allo scopo”.

Il Sindaco di San Bartolomeo al Mare Valerio Urso lancia l’idea di un label che garantisca gli ospiti delle strutture turistiche: “Una Carta regionale che consenta ai gestori di strutture turistiche, alberghi, ristoranti, bar di superare una sorta di esame e poi di impegnarsi formalmente a rispettare le regole, a formare il personale. Anche con controlli successivi random, finalizzati alla verifica e alla eventuale messa a norma di quanto non corretto”.

“In questo modo – conclude Urso – possiamo dare più sicurezza ai nostri ospiti e differenziare e qualificare ulteriormente la nostra proposta turistica”.

Ripartono settori, Benessere e Sanità ad Imperia

Ripartono settori, Benessere e Sanità ad Imperia

Imperia, stop chiusure domenicali e settimanali per estetiste ed acconciatori

CNA Imperia ha scritto ai Comuni della Provincia di Imperia per chiedere una misura che aiuti il settore Benessere e Sanità a ripartire. Quando ripartire sarà possibile.

L’Associazione comunica, infatti, che per conto della categoria Benessere ha oggi scritto a tutti i Comuni della Provincia di Imperia per richiedere che, al momento della riapertura delle imprese di estetica e acconciatura, venga abrogata, per tutto il periodo che sarà necessario a ristabilire le normali condizioni ante Covid-19, l’obbligatorietà del giorno di chiusura settimanale e della chiusura domenicale.

“La richiesta è stata inviata a tutti i Comuni della Provincia di Imperia indistintamente”, commenta il Segretario territoriale CNA Luciano Vazzano, “Auspichiamo che la nostra istanza venga presa in considerazione”.

“Ha destato sconcerto – continua Vazzano – che il DPCM del 26 aprile non abbia fatto alcuna menzione a una possibile data di riapertura delle imprese di acconciatura ed estetica. Il settore con 135mila imprese e oltre 260mila addetti partecipa in maniera determinante all’economia italiana. Le imprese non riusciranno a resistere ancora per molto, tutto il settore è ormai stremato dalle conseguenze economiche della protratta chiusura. “

Nello scenario di crisi socio economica nazionale, il settore del benessere e dei servizi alla persona, quali estetica, acconciatura e tatuaggio si trova ad affrontare ulteriori difficoltà dovute alla natura stessa della categoria: si tratta, infatti, di piccole imprese che vivono di liquidità corrente. Sono state tra le prime attività ad essere costrette a chiudere e saranno le ultime a riaprire poiché la prestazione di lavoro si basa sul contatto diretto con il cliente.

“Una volta che le aziende del settore potranno riprendere le attività dovranno far fronte a una significativa perdita economica, aggravata dalla necessità del rispetto delle norme di distanziamento sociale. Sarà necessario regolare i flussi di persone all’interno dei locali, anche attraverso turnazione dei dipendenti, e dovranno sostenere nuovi costi per Dispositivi di Protezione Individuale e sanificazione degli ambienti di lavoro. Nonostante le difficoltà le imprese del settore, con il supporto di CNA, stanno lavorando ad un codice di autoregolamentazione per gestire al meglio il rapporto con il cliente, nel pieno rispetto del protocollo nazionale di sicurezza firmato dalle parti sociali”.

“È necessario intervenire subito e fare appello alle Istituzioni a gran voce per richiedere l’anticipazione della riapertura, adottando i protocolli sanitari rigidi per queste attività, e permettendo loro una volta riaperti, di non dover osservare il giorno di chiusura settimanale o domenicale previsto dai regolamenti comunali, garantendo loro la possibilità di recupere, per lo meno in parte, un po’ di liquidità.”

Matteo Macchioni scrive al Presidente Conte

Matteo Macchioni scrive al Presidente Conte

Lettera aperta a Conte e Franceschini, dagli operatori del mondo del teatro e dello spettacolo per avere risposte al fine di tutelare il settore della cultura e della musica

«Gentile Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Gentile Ministro Dario Franceschini, mi presento, il mio nome è Matteo Macchioni e sono un cantante d’opera italiano. Unisco le mie parole a quelle di tanti altri colleghi artisti per prospettarvi la grave situazione in cui versa un settore fondamentale e strategico come quello dei teatri italiani, dove si diffondono e producono musica, opera lirica, danza, prosa ed ogni altro tipo di manifestazione culturale. Pur lodando le iniziative messe in campo in queste settimane per ampliare l’offerta dello streaming e considerando tale risorsa digitale un valore aggiunto e perfettibile per il futuro, si ritiene quanto mai necessaria una riflessione sulla necessità di una ripresa della produzione culturale dal vivo. I lavoratori dello spettacolo, in particolar modo i liberi professionisti con partita iva, ma in generale tutti coloro che ricoprono una mansione attinente al mondo della produzione culturale,  soffrono  in questi mesi. Urgono risposte mirate ed idee. In generale si rileva quantomeno possibile far rispettare le distanze di sicurezza limitando la capienza di persone nelle sale di teatri ed auditorium. Questa è una misura concreta, fattibile e già sperimentata in Europa. Faccio l’esempio, vissuto personalmente in  Danimarca, dove tale concetto è stato contemplato in una prima fase dell’emergenza al Royal Danish Theatre. In alcune rappresentazioni il pubblico presente in Teatro era sotto ad un determinato numero, ritenuto sufficiente a garantire standard di protezione adeguati. In aggiunta si potrebbero rendere obbligatorie mascherine e guanti per ciascun membro del pubblico, magari fornendo direttamente un kit personale sterile monouso all’ingresso. Sul fronte dei lavoratori, si potrebbero prevedere test sierologici e screening per tutti coloro che lavorano in Teatro. Una sorta di health care anti-Covid per il personale stabile e per gli artisti freelance che, di volta in volta, vengono ospitati. Già queste idee consentirebbero, una volta messe a punto, di poter riprendere a produrre nell’ottica temporale del prossimo autunno. Lasciare al proprio destino i lavoratori dello spettacolo sarebbe un peccato mortale e inciderebbe negativamente sulle future generazioni. Altro argomento che si pone all’attenzione dei nostri vertici istituzionali è la condizione arretrata vetusta e priva di welfare relativamente alle tipologie di contratti di scrittura artistica. Nel “nuovo” corso post-Covid, tali contratti potrebbero prevedere un compenso non più solo focalizzato sulla remunerazione della performance, ma suddiviso in un’equa remunerazione del periodo di prove, naturalmente un compenso per le prestazioni artistiche ed un giusto rimborso spese per il viaggio e per l’alloggio. L’applicazione di  un minimo di stato sociale anche per i liberi professionisti dello spettacolo è importante, come lo è prevedere delle forme di tutela che, in casi di forza maggiore come ora, contemplino strumenti di sostegno al reddito certi e non affidati a decreti estemporanei. Sarebbe opportuno inoltre rivedere il sistema di previdenza sociale. L’ex Enpals è stato smantellato per essere accorpato all’Inps. Probabilmente tale operazione è stata un errore e si dovrebbe riflettere molto anche su questo. In conclusione e senza tanti giri di parole, è tempo di agire concretamente. Se lo sport può ripartire a porte chiuse, anche il mondo del teatro, con le dovute cautele, può e deve ripartire. Gli artisti dello spettacolo non vogliono certo morire di Covid. Non ci si accusi di essere imprudenti! No, non siamo imprudenti, ma abbiamo paura di essere lasciati soli, nonostante i proclami e abbiamo paura di subire la beffa della decimazione per mancanza di lavoro e prospettiva. L’Italia non perderà i teatri, ma rischia di perdere coloro che li rendono vivi, gli artisti.
Matteo Macchioni, Tenore.»

Consentita la cura del proprio orto nei confini regionali

Consentita la cura del proprio orto nei confini regionali

Orti familiari liguri: la cura dei propri appezzamenti è consentita nei confini regionali.

Via libera agli orti di “guerra” per far fronte alle difficoltà dettate dall’emergenza sanitaria in corso.

Specifica importante arrivata all’unisono sia dal Governo sia da Regione Liguria, dando via libera a coloro che fanno gli agricoltori non di professione, ma che coltivano appezzamenti di terreno, pubblici o privati, per avere cibo genuino e trascorrere un po’ di tempo all’aria aperta.

È quanto riporta Coldiretti Liguria nello specificare che, con l’avvio della FASE 2, nella nostra regione è consentito, per i soggetti che hanno la fortuna di possedere dei campi coltivati per il proprio fabbisogno personale e familiare, di recarsi anche nel terreno situato non nelle immediate vicinanze della propria abitazione, purché se ne attesti il possesso e si rientri in giornate presso l’abituale abitazione, rimanendo tuttavia non consentito recarsi fuori regione.

Nel capitolo agricoltura allevamento e pesca del DPCM Governativo del 26 aprile (in vigore da oggi) si precisa espressamente, inoltre, che a livello nazionale la coltivazione del terreno per uso agricolo o forestale e l’attività diretta alla produzione per autoconsumo rientrano nei codici ATECO “0.1.” e “02” e sono quindi consentite, a condizione che il soggetto interessato attesti, con autodichiarazione completa di tutte le necessarie indicazioni per la relativa verifica, il possesso di tale superficie agricola o forestale produttiva e che essa sia effettivamente adibita ai predetti fini, con indicazione del percorso più breve per il raggiungimento del sito.

Svolta importante in un momento dove la crisi economica provocata dall’emergenza Coronavirus fa rivalutare la funzione dei cosiddetti orti di “guerra” quando, in passato, nelle città italiane, europee e degli Stati Uniti si diffondevano coltivazioni per garantire approvvigionamenti alimentari. Sono famosi i “victory gardens” degli Stati Uniti e del Regno Unito (del 1945), ma non meno celebri sono quelli italiani nati al centro delle grandi città, come quello che, ad esempio, sorgeva nella centralissima P.zza della Vittoria a Genova. Ora i tempi sono cambiati, e gli orti di guerra sono stati ampiamente sostituiti da orti urbani che si sono sviluppati lungo tutta la Penisola, sia per motivi economici sia per attività di carattere sociale, di diffusione di “buone pratiche” e di educazione ambientale. Ma la tendenza si accompagna anche da un diverso uso del verde privato, con i giardini e i balconi delle abitazioni che sempre più spesso lasciano spazio ad orti per la produzione “fai da te” di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine, melanzane, ma anche di piselli, fagioli e fave da raccogliere all’occorrenza.

“La piccola agricoltura familiare per autoconsumo – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – è spesso sottovalutata dalle normative, ma soprattutto in una situazione emergenziale come quella attuale, ha una sua rilevanza, in quanto può rappresentare un’integrazione importante al bilancio familiare. In Liguria, come nel resto d’Italia, i terreni ad uso familiare sono passati, spesso, in eredità da generazioni, sui quali, non di rado si è mantenuta la proprietà per esercitarsi nel ruolo di coltivatori e allevatori, piuttosto che venderli come accadeva nel passato. Ma oggi non mancano neanche episodi, soprattutto tra i più giovani, di coloro che hanno scelto di acquistare terreni abbandonati per portarli a nuova vita, dando inoltre un grande contributo alla tutela ambientale e paesaggistica. Infatti se in passato erano soprattutto i più anziani a dedicarsi alla coltivazione dell’orto, memori spesso di un tempo vissuto in campagna, adesso la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di coltivazione. Questo è sicuramente un fattore importante determinato dalla voglia di cimentarsi e avere a disposizione sulla tavola i propri prodotti, senza dimenticare, allo stesso tempo, che la cura dell’orto ha un’importante funzione terapeutica, dal momento che aiuta a scacciare ansia e stress”.