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Il discorso del presidente Mattarella a Genova al Teatro Ivo Chiesa

Il discorso del presidente Mattarella a Genova al Teatro Ivo Chiesa
Sergio Mattarella al Teatro Ivo Chiesa

Ecco il discorso completo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Genova al Teatro Ivo Chiesa.

L’audio integrale con la voce del Presidente Sergio Mattarella

«In occasione dell’80esimo anniversario della Liberazione, rivolgo un saluto di grande cordialità a tutti i presenti, agli studenti particolarmente, al Ministro della difesa, ai rappresentanti del Parlamento e della Corte costituzionale.

Ringrazio il Presidente della Regione, il Vicesindaco e il Vicesindaco metropolitano per i loro interventi, e li prego di trasmettere il saluto più cordiale e affettuoso nei confronti dei loro concittadini, di Genova e della Liguria.

Ringrazio molto il dottor Ronzitti per la sua ampia, puntuale ricostruzione.

E vorrei, a nome di tutti, ringraziare per la testimonianza che poc’anzi ci è stata offerta su questo palco, con quella scena coinvolgente e suggestiva.

È per me un’occasione importante poter essere qui con tutti voi per celebrare oggi, qui a Genova, l’ottantesimo anniversario della liberazione dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista.

Una regione, la Liguria, che, ricca di virtù patriottiche, tanto ha contribuito alla conquista della libertà del nostro popolo.

Rendiamo onore alle popolazioni che seppero essere protagoniste nel sostenere e affiancare i partigiani delle montagne e delle città.

Dalla città di Genova, Medaglia d’oro al valor militare per la lotta di Liberazione che – recita la motivazione – “piegata la tracotanza nemica otteneva la resa del forte presidio tedesco, salvando così il porto, le industrie e l’onore”, alla città di Savona, Medaglia d’oro, insignita per “l’ostinazione a non subire la vergogna della tirannide”, alle Province di Imperia e di La Spezia, anch’esse Medaglie d’oro.

Così come alle Città di La Spezia e di Albenga, alla Provincia di Genova, insignite di Medaglia d’oro al valor civile per la Resistenza. Alle Croci di guerra assegnate, con la stessa motivazione, ai Comuni di Rossiglione, San Colombano Certenoli in val Cichero, Zignago, Albenga.

Dalla Liguria è venuta allora una forte lezione sulla moralità della Resistenza, sulle ragioni di fondo che si opponevano al dominio dell’uomo sull’uomo, si opponevano a un conflitto nato non per difendere la propria comunità ma come aggressione alla libertà di altri popoli.

Assumendo comportamenti elementari di rispetto e di solidarietà i partigiani si uniformavano a quel Codice di Cichero, che faceva sì che, nelle formazioni, il capo dovesse mangiare per ultimo, potesse addormentarsi solo una volta accertato personalmente che tutto funzionasse e fosse in ordine, avesse i turni di guardia più gravosi, che non si bestemmiasse, che non si molestassero le donne, che non si requisisse senza pagare il dovuto, che si dovesse dividere con gli altri qualunque cosa si ricevesse.

Fraternità. Un’esperienza che ha tratto ispirazione da una figura, quella di Aldo Gastaldi, il partigiano “Bisagno”, comandante della Divisione Garibaldi-Cichero, protagonista di un impegno per la Patria, la giustizia, la libertà, considerato come servizio d’amore, oltre che esercizio di responsabilità.

Morto drammaticamente un mese dopo la Liberazione, Medaglia d’oro al valor militare, la Chiesa di Genova ha determinato di dare avvio al processo canonico di beatificazione di questo Servo di Dio.

Poc’anzi, al cimitero di Staglieno, ho reso omaggio ai caduti del movimento della Resistenza e, con loro, ho reso idealmente omaggio alle figure dei patrioti dei due Risorgimenti che in esso sono ospitati.

Nel 1945 l’Italia si univa nuovamente – Sud e Nord – dopo che quest’ultimo era stato separato e trattenuto in ostaggio dai nazisti e dalla Repubblica di Salò.

Tante le sofferenze e i caratteri originali della Resistenza ligure, solidamente collegata ai centri di Torino e di Milano e destinata, come essi, a soffrire sino in fondo la barbarie nazista e fascista.

Con le stragi della Pasqua di sangue del 1944 alla Benedicta, di Fontanafredda di Masone, all’Olivetta di Portofino, a Costa Binella di Testico, alla Foce del Centa di Albenga, a Molini di Triora, Torre Paponi di Pietrabruna ove due sacerdoti vennero arsi vivi, a Ressora di Arcola.

Qui si sviluppa la maturazione politica di patrioti che sanno assumere, accanto alle operazioni militari di sabotaggio e di contrasto alle forze di occupazione, responsabilità di governo.

Qui si collocano anelli di quell’arco di esperienze di “zone libere” che confermano la presenza sul territorio delle formazioni partigiane e la stretta relazione con le popolazioni.

Qui, con la libera Repubblica di Pigna e di Triora nell’Imperiese, di Torriglia nel Genovese, della Repubblica del Vara in Alta Val di Vara nello Spezzino, emerge la dimostrazione della estraneità tra regime e popolazioni.

Questo si manifestava nelle vallate, e trovava conferma nelle città dalle quali migliaia di donne e uomini vennero ignobilmente avviate al lavoro coatto in Germania, alla deportazione verso il lager di Mauthausen.

E la fabbrica, le fabbriche, si manifestarono, una volta di più, luoghi di solidarietà, scuole di democrazia, con la crescita di coscienza sindacale, e la costituzione delle squadre di difesa operaia. Con gli scioperi nel Savonese e nello Spezzino alla fine del 1943 e nel 1944, che conferirono una forte spinta all’allargamento del consenso verso il movimento partigiano. Gli scioperi a Genova del 1943 sino al giugno del 1944, sino allo sciopero insurrezionale del 1945. Il crollo del fronte interno del regime si manifestava giorno dopo giorno.

Il Bando Graziani per l’arruolamento nei reparti fascisti aveva dato un involontario contributo ai partigiani: posti di fronte al dilemma o repubblichini o in fuga, molti giovani sceglievano la strada della montagna, superando ogni attendismo. I partigiani facevano terra bruciata dei tentativi repubblichini di organizzazione amministrativa: bruciare i registri anagrafici della Rsi impediva, di fatto, sia le requisizioni dei beni dei cittadini, sia i tentativi di coscrizione obbligatoria.

Da taluno si è argomentato come il contributo “militare” recato dalla Resistenza non sia stato decisivo per il crollo della Linea Gotica costruita dai tedeschi per ostacolare la risalita della penisola da parte degli Alleati e del Corpo Italiano di Liberazione.

Al contrario, come è noto – e il 1944 lo ebbe a dimostrare – le forze dell’Asse in campo avevano difficoltà a presidiare, allo stesso tempo, le aree verso le quali premevano le forze alleate e le zone interne sempre più nelle mani della Resistenza.

Veniva ascoltato l’ammonimento rivolto da Giuseppe Mazzini ai tanti che, all’epoca, confidavano nell’intervento d’oltralpe: “più che la servitù, temo la libertà recata in dono”.

L’aspirazione profonda del popolo italiano, dopo le guerre del fascismo, era la pace.

Il regime aveva reso costume degli italiani la guerra come condizione normale: non la guerra per la vita ma la vita per la guerra. La Resistenza si pose l’obiettivo di raggiungere la pace come condizione normale delle relazioni fra popoli.

In gioco erano le ragioni della vita contro l’esaltazione del culto della morte, posto come estrema disperata consegna dalle bande repubblichine. La Resistenza cresceva in tutti i Paesi europei sotto dominazione nazista.

Si faceva strada, dalla causa comune, la solidarietà, in grado di superare le eredità delle recenti vicende belliche.

Anche dalle diverse Resistenze nacque l’idea dell’Europa dei popoli, oggi incarnata dalla sovranità popolare espressa dal Parlamento di Strasburgo. Furono esponenti antifascisti coloro che elaborarono l’idea d’Europa unita, contro la tragedia dei nazionalismi che avevano scatenato le guerre civili europee.

Un nome su tutti qui a Genova, quello di Luciano Bolis, esponente del Partito d’Azione, orrendamente torturato dalle Brigate nere nel febbraio 1945, miracolosamente sopravvissuto. Medaglia d’argento al valor militare, riposa ora a Ventotene, accanto ad Altiero Spinelli.

Difendere la libertà dei popoli europei è compito condiviso. Ora, l’eguaglianza, l’affermazione dello Stato di diritto, la cooperazione, la stessa libertà e la stessa democrazia, sono divenuti beni comuni dei popoli europei da tutelare da parte di tutti i contraenti del patto dell’Unione Europea.

La libertà delle diverse Patrie è divenuta la liberazione dell’Europa da chi pretendeva di sottometterla. Fu una lotta così vera da coinvolgere anche persone che i nazisti pretendevano opporre ai partigiani.

La solidarietà internazionale si misurò sulle montagne liguri come altrove con l’apporto recato dai tanti che, venuti da patrie lontane, si erano uniti alla Resistenza.

Desidero richiamare la figura del partigiano “Fiodor”, (Fiodor Andrianovic Poletaev), ucciso nella battaglia di Cantalupo il 2 febbraio 1945. A lui, giunto dalla Russia, la Repubblica Italiana ha voluto conferire la Medaglia d’oro al valor militare. Una strada di Genova reca il suo nome.

La vita democratica, come si è constatato, cresceva nel carattere proprio alle forze antifasciste genovesi che, accanto alla presenza di cinque partiti nei CLN del Nord Italia (azionisti, comunisti, democristiani, liberali, socialisti) annoverava una sesta forza politica, il partito mazziniano repubblicano.

Questione del tutto peculiare, per dirimere la quale, dal CLNAI, venne inviato Sandro Pertini, settimo Presidente della nostra Repubblica. Oggi, nella sua regione, ne vogliamo onorare la memoria.

La sua figura induce a ricordare che la partecipazione politica è questione che contraddistingue la nostra democrazia. È l’esercizio democratico che sostanzia la nostra libertà.

Da questi principi fondativi viene un appello: non possiamo arrenderci all’assenteismo dei cittadini dalla cosa pubblica, all’astensionismo degli elettori, a una democrazia a bassa intensità.

Anche per rispettare i sacrifici che il nostro popolo ha dovuto sopportare per tornare a essere cittadini, titolari di diritti di libertà.

Il rovinio del posticcio regime di Salò, la progressiva sconfitta del nazismo apparivano ormai irreversibili e a Genova, importante bastione industriale, si posero le condizioni dell’insurrezione e, come abbiamo ascoltato, un esercito agguerrito si arrendeva al popolo.

Ridurre le forze tedesche a trattare con i partigiani non fu facile. Preziosa fu la mediazione dell’Arcivescovo di Genova, il Cardinale Pietro Boetto – dichiarato “giusto fra le nazioni” per il soccorso prestato agli ebrei – per giungere a siglare la resa del comando tedesco nella sua residenza di Villa Migone, tra il generale Meinhold e il presidente del CLN Remo Scappini (“Giovanni”).

Sarebbe toccato al partigiano Pittaluga – Paolo Emilio Taviani – annunciare la mattina seguente: Genova è libera.

Il generale Meinhold – condannato a morte da Hitler come traditore – avrebbe poi scritto: “era la sorte della città e quello che più contava la vita di migliaia di persone da tutte e due le parti che doveva starci a cuore…. La mia coscienza mi vietava di sacrificare ancora un sol uomo”.

Il rischio che Genova finisse distrutta come Varsavia era sventato.

Si apriva la stagione dei diritti umani delle persone e dei popoli, per prevenire i conflitti, per affermare che la dignità delle persone non si esaurisce entro i confini dello Stato del quale sono cittadini.

Non ci può essere pace soltanto per alcuni. Benessere per pochi, lasciando miseria, fame, sottosviluppo, guerre, agli altri.

È la grande lezione che ci ha consegnato Papa Francesco. Nella sua “Fratelli tutti”, ci ha esortato a superare “conflitti anacronistici” ricordandoci che “ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte…Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti”.

Ecco perché è sempre tempo di Resistenza, ecco perché sono sempre attuali i valori che l’hanno ispirata. A Genova si espresse e si affermò il respiro della libertà. Un’anima che non sarebbe mai stata tradita.

Un patto, un impegno, che non sarebbero venuti meno neppure quando, negli anni ‘70, il terrorismo tentò di aggredire le basi della nostra convivenza democratica.

E dalle fabbriche venne una risposta coraggiosa, esigente, che si riassume nel nome di Guido Rossa. La sua testimonianza appartiene a quei valori di integrità e coraggio delle persone che, anche qui, edificarono la Repubblica.

Viva la Liguria partigiana, viva la libertà, viva la Repubblica».

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Mattarella a Genova ricorda partigiano Fiodor ‘giunto dalla Russia’

25 Aprile, discorso del Capo dello Stato Sergio Mattarella a Genova

“Desidero richiamare la figura del partigiano ‘Fiodor’ ucciso nella battaglia di Cantalupo il 2 febbraio 1945.

A lui, giunto dalla Russia, la Repubblica Italiana ha voluto conferire la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Una strada di Genova reca il suo nome”.

Lo ha sottolineato stamane il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha visitato Genova in occasione delle celebrazioni del 25 aprile e ha tenuto un discorso al Teatro Ivo Chiesa, dove hanno partecipato, tra gli altri, il ministro della Difesa Guido Crosetto (FdI), il governatore ligure Marco Bucci, il sindaco f.f. di Genova Pietro Piciocchi e il vicesindaco metropolitano Antonio Segalerba.

Il discorso del presidente Mattarella è stato applaudito dal folto pubblico.

“Come è tradizione il 9 maggio, per i russi il Giorno della Vittoria – ha commentato il prof. genovese Paolo Becchi – le celebrazioni del Consolato russo cominciano al Cimitero di Staglieno con l’omaggio ai partigiani e al partigiano ‘Fiodor’.

Che di lui oggi si ricordi il Presidente della Repubblica parlando proprio a Genova è un segno significativo. Le cose stanno cambiando e Sergio Mattarella lo ha capito prima di molti altri.

Sicuramente si tratta di un segno per la comunità russa, non solo genovese. Siamo certi che in primis proprio il Consolato della Federazione Russa a Genova saprà apprezzare questo importante gesto”.

Cantalupo Ligure, ieri il ricordo del partigiano Fiodor Poletaev
Cantalupo Ligure, commemorazione del partigiano Fiodor Poletaev (foto Consolato Generale Federazione Russa)

Mattarella, Beghin (M5S): non invitare la Salis pessima figura della destra

Mattarella, Beghin (M5S): Non invitare la Salis pessima figura della destra
Il pubblico presente all'Ivo Chiesa per il Presidente Mattarella

Dello stesso parere Davide Natale del PD

“Sgambetto di una destra in evidente difficoltà? O, peggio, incapacità di gestire correttamente un appuntamento istituzionale? Non aver invitato Silvia Salis alla cerimonia a teatro con il presidente Sergio Mattarella, è stato peggio di uno sgarbo istituzionale: Silvia Salis è non solo la candidata sindaca, ma anche la vice presidente vicaria del CONI nonché commendatrice della Repubblica nominata dallo stesso Mattarella. La destra cittadina e regionale se ne faccia una ragione: al netto della sua candidatura, Silvia Salis a oggi ricopre ruoli apicali in un’istituzione importantissima ed escluderla dalla cerimonia del 25 aprile la dice lunga su una scompostezza che rimarrà a lungo negli annali delle posture da evitare”. A dichiararlo la capolista del M5S alle Comunali di Genova Tiziana Beghin.

Dello stesso parere Davide Natale del PD che dichiara: “Mi guardo intorno dentro il Teatro Ivo Chiesa per lo spettacolo ‘D’Oro’, a cui è presente anche il presidente della Repubblica Mattarella, vedo tutti: c’è chi ha un ruolo istituzionale nella società ligure e genovese ma anche chi non lo ha.  L’assenza di Salis è una delle scelte politiche più sbagliate che potevano essere messe in campo oggi. Silvia rappresenta già oggi gran parte della politica genovese, oltre ad avere incarichi importanti nel panorama nazionale come Commendatore della Repubblica e vice presidente vicario del Coni. Sono convinto che la sua assenza non sia una svista, ma una scelta deliberata. Anche su questi aspetti si demarca una differenza di stile sostanziale tra la destra e il centrosinistra”.

Fascicolo Toti in cassaforte procuratore capo, ma fuga di notizie: aperta indagine

Seajewel: la procura di Genova indaga per terrorismo dopo l'esplosione sullo scafo
Procuratore della Repubblica di Genova Nicola Piacente (foto d'archivio)

La Procura di Genova intende scoprire la “talpa” che ha svelato il contenuto del fascicolo Toti, ma finora nessun indagato

Caso Toti e fuga di notizie. Come riportato ieri dal quotidiano Il Giornale e oggi dal quotidiano Il Dubbio, la Procura di Genova ha aperto un’indagine per rivelazione di segreto d’ufficio e di pubblicazione arbitraria di atti di un processo penale in relazione allo “scoop” del quotidiano Il Secolo XIX, che il 10 marzo scorso rivelò l’esistenza di una seconda indagine a carico dell’ex governatore ligure Giovanni Toti.

Si tratta di un episodio relativo a uno stralcio dell’inchiesta aperta alla Spezia a carico dell’ex capo di gabinetto di Toti circa l’assunzione di un collaboratore di un assessore regionale, che è stata ritenuta illecita in quanto s’ipotizza che sia stata una sorta di contropartita elettorale.

Ora è venuto fuori che il fascicolo Toti, in quei giorni, non soltanto sarebbe stato nell’esclusiva disponibilità del procuratore capo della Repubblica di Genova Nicola Piacente che lo aveva appena ricevuto dalla pm spezzina Elisa Loris, ma sarebbe stato chiuso in cassaforte a Palazzo di Giustizia.

Inoltre, il fascicolo Toti non sarebbe stato “digitalizzato” e quindi eventuali altre persone, come per esempio impiegati del Tribunale “infedeli” oppure hacker del web, non avrebbero potuto consultarlo.

Non è tutto. Perché agli indagati, e quindi ai loro avvocati difensori, non era ancora stato notificato nulla.

Eppure, la notizia era finita lo stesso nelle mani dei cronisti del quotidiano Il Secolo XIX.

Sembrava che il tutto potesse rimanere sotto silenzio, ma il deputato di Noi Moderati Pino Bicchielli nei giorni scorsi ha presentato un’interrogazione parlamentare sulla clamorosa fuga di notizie ovvero “sull’ennesima violazione” della riforma Cartabia, che detta regole e modalità precise in riferimento ai rapporti tra le Procure e i media.

Ora il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha risposto all’interrogazione parlamentare  confermando, in sintesi, che nel caso di Toti le regole sono state violate, che il ministero della Giustizia ha avviato un’ispezione a Genova e che la Procura ha aperto l’inchiesta (al momento senza indagati).

 

Senegalese ruba in via Cairoli: arrestato grazie a telecamere

Arcola, nordafricano spaccia droga: arrestato. Sequestrati 3 chili
Un arresto dei carabinieri (foto di repertorio)

Ieri i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Genova hanno arrestato un senegalese 28enne per tentato furto aggravato.

L’intervento è scaturito a seguito di richiesta del titolare di un distributore automatico di alimenti e bevande in via Cairoli.

Il proprietario, visionando in diretta le immagini delle telecamere di videosorveglianza interne, aveva notato l’africano intento a danneggiare i distributori al fine di rubare il denaro e i prodotti dagli appositi alloggiamenti.

I militari sono intervenuti tempestivamente e hanno sorpreso il senegalese mentre maneggiava un rudimentale arnese artigianale, utilizzato per forzare ed agganciare dal basso il vano del denaro e prelevare così la merce in esposizione.

Accertati i danni ai distributori, lo straniero è stato preso e condotto presso gli uffici del Nucleo Radiomobile in stato di arresto.

 

Marassi, detenuto nordafricano ferisce tre agenti: bloccato

Agente della Penitenziaria arrestato per Introduzione di cellulari in carcere
Polizia Penitenziaria (foto di repertorio)

“Ieri tre agenti di polizia penitenziaria sono stati aggrediti brutalmente e sono rimasti feriti nel carcere di Marassi a Genova”.

Lo hanno denunciato stamane i responsabili del sindacato Uilpa.

“Un detenuto 22enne – hanno aggiunto dal sindacato della Polizia penitenziaria – con problemi psichiatrici, di origini nordafricane, condannato per rapina e traffico illecito di sostanze stupefacenti, con fine pena previsto per dicembre 2025, ha colpito con un violento pugno al volto l’agente di sezione. Subito dopo si è avventato contro altri due colleghi accorsi in suo aiuto.

Uno stillicidio di aggressioni insopportabile nei confronti di poliziotti abbandonati a se stessi all’interno delle sezioni detentive e lasciati alla mercé dei detenuti.

Non esiste categoria nel mondo del lavoro, fatta eccezione per la Polizia penitenziaria, dove il rapporto utenza-operatori non è determinato.

Per noi il rapporto, quando va bene, è di un agente per una sezione e se all’interno di essa ci sono 50, 100 o 150 detenuti, questo non cambia.

Appare oramai inarrestabile la deriva della sicurezza all’interno delle carceri italiane, dove l’incolumità fisica dei colleghi sembra non interessare nessuno e dove nessuno si preoccupa di prevenire i rischi per la loro sicurezza.

Agenti di polizia penitenziaria abbandonati al cospetto di numerosi detenuti, a mani nude, senza dispositivi di sicurezza personale, senza l’ausilio di apparati tecnologici, senza piani e squadre di intervento utili a far fronte alle emergenze. Questa è la reale condizione di lavoro nelle nostre carceri”.

 

Mattarella, Salis non invitata al Teatro. Pd mugugna: scelta deliberata

25 Aprile 2025: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Genova
25 Aprile, presidente Sergio Mattarella al Teatro Ivo Chiesa di Genova

“Mi guardo intorno dentro il Teatro Ivo Chiesa per lo spettacolo ‘D’Oro’, a cui è presente anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Vedo tutti. C’è chi ha un ruolo istituzionale nella società ligure e genovese, ma anche chi non lo ha.

L’assenza della candidata sindaca Silvia Salis è una delle scelte politiche più sbagliate che potevano essere messe in campo oggi.

Silvia rappresenta già oggi gran parte della politica genovese, oltre ad avere incarichi importanti nel panorama nazionale come Commendatore della Repubblica e vice presidente vicario del Coni.

Sono convinto che la sua assenza non sia una svista, ma una scelta deliberata.

Anche su questi aspetti si demarca una differenza di stile sostanziale tra la destra e il centrosinistra”. 

Lo ha dichiarato stamane il segretario ligure del Pd Davide Natale, commentando il mancato invito a Silvia Salis in occasione della visita di oggi del Capo dello Stato Sergio Mattarella a Genova per le celebrazioni del 25 aprile.

 

Euroflora 2025, boom di visitatori il 25 aprile: il Mercato Verde conquista tutti

Il Mercato Verde conquista tutti

La giornata del 25 aprile ha portato un’affluenza eccezionale a Euroflora 2025, la celebre mostra internazionale di piante e fiori in corso a Genova fino a domenica 4 maggio. Al Padiglione Jean Nouvel, nell’ultima tappa del percorso espositivo lungo oltre quattro chilometri, il Mercato Verde si è trasformato in un’autentica attrazione a sé. Visitatori provenienti da tutta Italia – e non solo – si sono riversati tra gli stand, lasciando la manifestazione con borse, vasi e piantine in mano, segno di un entusiasmo che va ben oltre la semplice visita.

L’area, che rappresenta il cuore commerciale di Euroflora, offre un’ampia selezione di piante ornamentali, esotiche, aromatiche e rare. Tra i protagonisti del mercato spicca l’Associazione AsproFlor – Comuni Fioriti, con una collezione tropicale che ha incantato soprattutto per la varietà di orchidee, comprese quelle aeree che crescono senza radici nel terreno.

Affollatissimo anche lo stand dell’Azienda agricola Sweet Pea di Sanremo, dove le piantine di basilico vanno letteralmente a ruba, insieme a lavanda e altre aromatiche amate per profumo e resistenza. A catturare l’attenzione dei visitatori ci pensa anche Echecactus di Bordighera, azienda a conduzione familiare specializzata in piante succulente: ne espone oltre 600 varietà, con forme e colori che sembrano usciti da un giardino da collezione.

Allo stand dell’Azienda Agricola Le Erbacce del Lago Maggiore esplode la tavolozza delle calle, regine incontrastate dello spazio, mentre sorprendono le dalie, tornate in auge dopo anni di oblio. Ottima risposta anche per la Floricoltura Lagomarsino, dove margherite, fucsie e gerani – recentemente premiati nell’esposizione della Marina – vengono presentati con orgoglio.

Un richiamo irresistibile per gli appassionati arriva anche da Flora Import Olanda, con oltre un centinaio di bulbi pronti per essere interrati proprio in questa stagione. Chi ama i bonsai trova nel punto vendita di Satsuki Bonsai – con sede a Genova – un’esperienza indimenticabile: qui è possibile acquistare un faggio di 60 anni dal Giappone e persino un pino ultracentenario.

Tra i più fotografati c’è anche lo stand della storica Floricoltura Lari, presente a Euroflora dopo decenni: il pubblico può acquistare rose, agrumi, ortensie e piccoli frutti come fragole e frutti di bosco.

Cactus Center Sanremo, veterano della manifestazione, espone non solo cactus classici ma anche esemplari di Tillandsia, piante aeree che vivono senza radici, nutrendosi dell’umidità dell’aria.

Tra gli acquirenti spiccano molti liguri e genovesi, ma anche tanti piemontesi e romani che, nonostante i chilometri da percorrere per tornare a casa, si caricano volentieri delle loro nuove piante. Non mancano i turisti stranieri: tra i visitatori anche curiosi provenienti da Malta e dal Sud Est asiatico, dove la cultura del verde è radicata e parte integrante delle tradizioni locali.

Euroflora 2025 si conferma così non solo un appuntamento florovivaistico di rilievo, ma anche un’esperienza viva, colorata e coinvolgente, capace di unire passione botanica e scoperta. Chi ama la natura e i fiori ha ancora tempo per visitarla fino al 4 maggio.

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Blocco traffico, genovesi prigionieri degli Antifa. Piciocchi: inaccettabile

Genovesi prigionieri degli Antifa, che contestano pure il presidente Mattarella

Ieri sera due cortei per il 25 aprile hanno paralizzato la Città di Genova

“Questa sera la nostra Città è stata interamente paralizzata da un corteo di anarchici. Ho personalmente verificato la situazione in strada nelle vicinanze del corteo al quale mi è stato espressamente chiesto di non avvicinarmi.

Ringrazio anzitutto le Forze dell’ordine per il delicato compito loro assegnato e per la competenza con il quale lo svolgono.

Non posso esimermi dal dichiarare che difenderò sempre il sacro diritto di manifestazione del pensiero, ma certamente non la pretesa di bloccare un’intera Città.

Quanto è accaduto questa sera non è francamente accettabile e chiederò ai soggetti competenti di assicurare che nel futuro le manifestazioni si svolgano nel rispetto dei diritti di tutti i cittadini”.

Lo ha dichiarato nella tarda serata di ieri il sindaco f.f. di Genova Pietro Piciocchi, commentando il blocco al traffico provocato per diverse ore dai  due cortei, organizzati da Osa e Cambiare Rotta e Genova Antifascista, che hanno attraversato la nostra città rendendo di fatto prigionieri migliaia di genovesi.

Momenti di tensione si sono registrati quando uno dei due cortei si è avvicinato alla sede di CasaPound alla Foce, protetta dagli alari della POlizia e da un nutrito contingente delle Forze dell’ordine, che hanno evitato il peggio.

Uno dei cortei è partito dalla Casa dello Studente. Gli studenti in piazza hanno urlato contro il Governo e l’economia della guerra e bruciato bandiere dell’Unione Europea. Contestazioni anche contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita oggi a Genova per le celebrazioni del 25 aprile, che ha firmato il nuovo ddl Sicurezza.

 

25 Aprile 2025: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Genova

La celebrazione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è attesa tra pochi minuti al Teatro Ivo Chiesa di Genova in occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione.

Nonostante i delicati impegni istituzionali per primo a Roma e quelli legati alla recente scomparsa di Papa Francesco e al periodo di convalescenza post-operatoria. Un gesto fortemente simbolico che rafforza il valore della memoria storica, proprio nella città che per prima, in Europa, si è liberata dall’occupazione nazifascista il 24 aprile 1945.

Mattarella è atteso nella tarda mattinata del 25 aprile, per una giornata che si preannuncia densa di significato.

Il primo appuntamento sarà al Cimitero Monumentale di Staglieno, dove il Capo dello Stato deporrà una corona al Campo 13, dedicato ai partigiani. Subito dopo si sposterà al Teatro Nazionale Ivo Chiesa, dove incontrerà in forma privata alcuni partigiani e i familiari dei firmatari dell’atto di resa delle truppe tedesche, siglato proprio a Genova.

Tra loro ci saranno Ezio Vallerio, Dante Pennati e Valente Garibotti, storico comandante della divisione Mingo, oggi 103enne. Accanto a loro, anche i discendenti di figure fondamentali del CLN Liguria, come Remo Scappini, Errico Martino e Paolo Emilio Taviani, insieme ai familiari del generale tedesco Günter Meinhold.

A suggellare l’incontro sarà la consegna a Mattarella della nuova edizione de La Resistenza in Liguria. Cronache militari e documenti, il volume di Giorgio Gimelli curato dal fratello Franco, destinato alle biblioteche civiche e scolastiche affinché la memoria della lotta partigiana resti viva nelle giovani generazioni. L’iniziativa è promossa dall’ILSREC, il cui presidente Giacomo Ronzitti aprirà l’appuntamento con un intervento sul valore storico della Resistenza ligure.

Le ultime disposizioni di Livermoore

La giornata del 25 aprile proseguirà con il tradizionale corteo cittadino. Alle 7.30 del mattino, al Cimitero di Staglieno, verranno deposte corone in memoria degli internati, dei deportati nei lager nazisti e ai Caduti della Resistenza. Nel pomeriggio, a partire dalle 15, il raduno si sposterà in piazza della Vittoria, da cui partirà il corteo accompagnato dalla Filarmonica Sestrese. Le tappe simboliche includeranno il ponte Monumentale, largo Pertini e piazza Matteotti, dove si terranno gli interventi ufficiali. Il momento clou sarà l’orazione commemorativa di Paolo Corsini, presidente dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, prevista per le 16.45. La cerimonia si concluderà intorno alle 17.30.

Genova si prepara così a vivere una giornata intensa, tra memoria, impegno civile e riflessione sul valore della libertà, riaffermando il suo ruolo centrale nella storia della Resistenza italiana. L.B.

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