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Milano, nordafricani e violenze a Capodanno: aggredita anche una genovese

Violenze a Milano, i primi giovani di origine nordafricana finiti in carcere (foto di repertorio fb)

Palpeggiate, molestate sessualmente e derubate. Si allarga l’indagine su violenza sessuale di gruppo, lesioni e varie aggressioni, anche a scopo di rapina, a giovani donne da parte del “branco” di giovani prevalentemente di origini nordafricane durante la notte di Capodanno a Milano (una delle vittime era stata perfino lasciata senza vestiti a terra).

Dopo le prime denunce delle studentesse tedesche e le tardive scuse del sindaco di centrosinistra Beppe Sala, ora sono almeno 5 i nuovi casi e due le denunce presentate nelle scorse ore, che fanno salire il numero di casi al vaglio degli investigatori della Squadra Mobile milanese, diretta dall’ex capo della Squadra Mobile genovese Marco Calì.

Una delle altre giovani vittime del “branco” abita a Genova e si trovava a Milano per festeggiare il Capodanno. Secondo quanto riferito, nonostante fosse con il fidanzato è stata accerchiata e aggredita per strada da un gruppo numeroso di giovani.

I pm hanno anche acquisito le interviste rilasciate da due giovani al programma di Rai1 ‘Storie Italiane’ ma potrebbero essercene molte altre. Numerose, infatti, sono le segnalazioni arrivate anche da minorenni agli investigatori, che anche oggi pomeriggio hanno raccolto le testimonianze di alcune di loro.

Intanto, resterà nel carcere di San Vittore, dov’è detenuto da tre giorni, Abdelrahman Ahmed Mahmoud Ibrahim, il 18enne egiziano fermato per le violenze di gruppo.

Lo ha deciso il gip di Milano Raffaella Mascarino, che ha convalidato il fermo per il nordafricano e ha disposto la misura cautelare in carcere.

Il 18enne ha respinto le accuse e ha dichiarato di non avere toccato le giovani.

Anche il 21enne Abdallah Uguedra, nato a Torino da una famiglia marocchina accolta in Italia, ha affrontato l’interrogatorio di convalida, ma ha preferito restare in silenzio davanti al gip, che ha disposto la custodia cautelare in carcere pur non convalidando il fermo.

I suoi genitori  hanno riferito che loro figlio “è un bravo ragazzo e non ha fatto nulla”.

Secondo gli inquirenti ci sarebbe stato anche il pericolo di fuga perché i due sarebbero stati pronti a lasciare l’Italia.

Di Abdelrahman si ricordano molto bene le quattro giovani aggredite vicino alla Galleria Vittorio Emanuele intorno a mezzanotte e mezza.

Lo descrivono tutte come un giovane “di bassa statura”, con i capelli ricci e corti, vestito con “una giacca verde scuro” e una felpa giallo fluo e dei jeans chiari.

Gli stessi vestiti che compaiono nei video delle telecamere di sorveglianza della piazza, passati al setaccio dagli esperti della Polizia scientifica.

E anche nelle immagini immortalate con il telefonino da un’altra giovane, intorno all’una, in piazza Duomo all’angolo con via Mazzini, vicino al Mac Donald’s.

A terra, nel video amatoriale, c’è una studentessa 19enne che indossava una giacca rossa e intorno a lei un gruppo di uomini, che sarebbe poi stata portata come “trofeo” da uno dei malviventi che hanno aggredito le giovani.

Le giovani aggredite attribuiscono un ruolo chiave a Abdelrahman. Sarebbe stato lui ad avvicinarle e a cercare di attaccare discorso. Una volta respinto, tutte e quattro le ventenni hanno avuto l’impressione che sia “andato a chiamare” il resto del branco che poi si è accanito su di loro, scrive il gip nel decreto di convalida del fermo.

Il branco, composto da 40-50 giovani prevalentemente di origini nordafricane, ha agito in fretta. Le giovani sono state circondate e separate. Poi, da dietro, delle mani le hanno toccate e spinte, facendole cadere a terra, mentre altre mani le hanno palpate ovunque, strappando collant e vestiti.

In due, con l’aiuto dei passanti, sono riuscite a sottrarsi dopo qualche minuto. Per altre due le violenze sono andate avanti a lungo.

“Sbattevamo contro quelli davanti che ci respingevano – ha spiegato al pm una delle vittime – siamo così cascate, e mi sono trovata a terra senza riuscire a rialzarmi e sentendomi soffocare. Ho cominciato a pensare di morire. Ero atterrita dalla paura mentre la mia amica strillava. Io non riuscivo: ero stravolta dalla situazione e mi mancava il fiato”.

Sono 18 i giovani già identificati, tra cui diversi egiziani, marocchini ma anche alcuni italiani, grazie alle immagini delle telecamere della zona e ai racconti di altre giovani che nel frattempo hanno presentato denuncia. E altri nomi sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati nelle ultime ore.

Secondo quanto riferito, il branco avrebbe colpito le sue vittime con una tecnica precisa. Come emerge dalle indagini della Procura, in un primo momento veniva selezionata la vittima, e poi veniva avvicinata da due molestatori con una scusa.

Subito dopo altri ragazzi del branco, rimanendo di schiena, hanno creato un grande caos, urlando più forte della vittima per coprire i suoi lamenti.

Così facendo diversi giovani formavano un vero e proprio muro umano per nascondere quello che accadeva alle loro spalle.

Altri giovani del branco invece accerchiavano la vittima e ne abusavano.