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Media, magistrati, Mattarella, mercati. Prof. Becchi a governo: attenti alle quattro ‘M’

Prof. genovese Paolo Becchi (foto di repertorio)

“Nel mondo oggi ci sono i tassi di interesse più bassi della storia dell’umanità, tutti i paesi importanti pagano tra meno di zero e il 3.2% massimo (gli Usa o l’Australia o la Cina). Se un Paese che ha un surplus estero del 2,5% del Pil e un enorme risparmio privato come l’Italia offrisse rendimenti del 4% o 5% l’anno cosa succederebbe? Arriverebbero fondi da tutto il mondo per comprare bond italiani. Perché tutti i bond del mondo oggi rischiano di farti perdere. Tranne quelli italiani”.

Fermo restando, per l’investitore italiano o appartenente all’area euro, il rischio cambio sulle obbligazioni in valuta statunitense o australiana, è la sintesi del ragionamento di Paolo Becchi e di Giovanni Zibordi pubblicato ieri sul quotidiano “Libero“.

Il docente universitario genovese nei giorni scorsi ha inoltre avvertito il governo del cambiamento Lega-M5S: “Media, Magistrati, Mattarella, Mercati. Attenti alle quattro M“.

“Un blocco monopolistico – secondo il prof. Becchi – di giornaloni e televisioni ostili. Toghe politicizzate. Il Quirinale, ad oggi la vera opposizione al governo. Infine i mercati finanziari”.

Ecco perché.

“Questo governo – ha spiegato il prof. Becchi – gode al momento di un vasto consenso popolare, che non accenna a indebolirsi e questo grazie (bisogna pur dirlo) in particolare all’opera concreta di Matteo Salvini che con i fatti ha saputo mostrare che è possibile contrastare in modo efficace l’immigrazione clandestina. Matteo ha però tre nemici che possono logorarlo, con il tempo: le tre M. A cui se ne può aggiungere una quarta.

M COME MEDIA

M, anzitutto, come Media. Certo, sui social è un furore, ma i vecchi media, giornali e televisione, contano ancora. Contro i giornaloni non puoi fare nulla, lo dimostrano le continue polemiche che vengono montate ad arte contro ogni frase, ogni esternazione dei ministri del governo o dei loro portavoce. E non si venga a dire che, in Italia, ci sarebbe la pluralità dei mezzi di informazione, una libera dialettica delle opinioni: quello del giornalismo e della stampa è un fronte unico, controllato in larga parte da un gruppo editoriale, il gruppo Gedi di De Benedetti, che ha in mano la Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, L’Espresso, altre tredici testate locali, diversi periodici, radio.

Un blocco unico, trincerato e schierato compatto contro il Governo. Qui Salvini ha poco da fare. La libertà di scrivere tutti i giorni il falso è, per così dire, protetta dalla Costituzione. Ma sulla televisione pubblica le cose devono cambiare. E presto. Sebbene dopo una resistenza accanita, Salvini è riuscito ad imporre Marcello Foa alla presidenza della Rai.

La prossima mossa devono essere i direttori dei telegiornali, ed una pulizia radicale della Rai, a cominciare dalle sue trasmissioni faziose e dai suoi conduttori “militanti”, iniziando da Fabio Fazio, pagato 2,2 milioni di euro all’anno, ma che – in quanto possiede il 50% delle quote della società proprietaria del format Che Tempo che Fa – ne guadagna in realtà molti di più, come se non bastasse. E continuerà a farlo, poiché il suo contratto dura fino al 2021. Salvini dovrebbe allora mettere al lavoro i suoi tecnici, per sciogliere al più presto questo contratto capestro o ridiscuterne le condizioni. Un guadagno di quelle dimensioni è un insulto ai sei milioni di italiani che vivono in condizioni di povertà.

M COME MAGISTRATI

La seconda: M come Magistratura. Contro Salvini e il suo partito sono iniziati subito procedimenti giudiziari a tappeto, il primo ha portato al sequestro dei fondi, il secondo accusa il ministro addirittura di sequestro di persona aggravato.

Anche questo è un campo dove Salvini non può non lottare: che si doti allora di avvocati all’altezza del compito, e che rivendichi il proprio ruolo politico e non abbia timore ad avvalersi delle immunità previste.

Non vale la pena affrontare rischi inutili contro magistrati che si servono dell’apparato giudiziario per raggiungere obiettivi politici, come quello di ottenere le dimissioni di un ministro. Qui la giustizia e i diritti non c’entrano niente, e quindi non si vede la ragione per la quale Salvini dovrebbe affrontare la questione sul terreno processuale e, come ha dichiarato, «rinunciare» alla immunità. Un consiglio: ritorni sui suoi passi.

M COME MATTARELLA

La terza M: Mattarella. È evidente che il presidente della Repubblica ha acconsentito malvolentieri alla formazione di questo governo, e che non aspetta altro che un passo falso per poter intervenire, facendo valere le proprie prerogative. Ha imposto l’allontanamento di Paolo Savona dal ministero decisivo, ma la contromossa di Di Maio e Salvini lo ha messo alle strette.

Qui si gioca uno scontro politico latente, che Mattarella al momento sta mantenendo nei limiti del terreno costituzionale e istituzionale, ma che Salvini non deve sottovalutare, perché, come ha dimostrato l’esperienza di Napolitano, il capo dello Stato può passare facilmente da essere il «custode» della Costituzione ad essere il suo interprete e attore principale. La vera opposizione a questo governo è rappresentata dal capo dello Stato, di questo Salvini deve tener conto.

M COME MERCATI

Ci sarebbe poi una quarta M: quella dei Mercati. Se non hai sovranità monetaria, e quindi per finanziarti come Stato devi rivolgerti ai mercati, sei inevitabilmente soggetto agli attacchi della speculazione, come abbiamo visto anche in questi giorni, e devi dotarti di mezzi di difesa. Emettere CCT riservati a cittadini italiani con un premio dell’1% e ripagare i BTP in crediti fiscali, potrebbero essere con i «minibot», strumenti importanti”.