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Japan Day all’Asian Film Festival

Iguchi Satoru e Baba Fumika in una scena del film "In Her Room" della regista Chihiro Ito.

Ieri all’Asian Film Festival si è svolta con successo la giornata dedicata al Cinema giapponese. D’altrocanto la cultura nipponica in Italia riscontra fedelissimi seguaci. Ricordiamo che l’Asian Film Festival, www.asianfilmfestival.info, si svolge a Roma presso il Cinema Farnese Arthouse e che domani prosegue con la giornata dedicata al Cinema vietnamita.

Ricordiamo che il Japan Day ha visto ospite Claudia Bertolè, autrice dell’interessantissima pubblicazione “Koreeda Hirokazu. Memoria, assenza, famiglie” edito da Clue Press. Certamente tutti noi conosciamo Koreeda, autore del film “Un affaire de famille” del 2018, che ha trovato ottima distribuzione anche in Italia e che ha vinto il primo premio al Festival di Cannes ed il primo premio César.

Ma veniamo alle pellicole di ieri. Tra tutte, quella che ci ha colpito maggiormente è stata “In Her Room”(Giappone, 2023) della regista classe 1982 Chihiro Ito. La pellicola è tratta da una medesima Novel della stessa filmmaker.

Ad alcuni è parso un film lento. Ed è vero, è un film dal ritmo dilatato, con un frequente rumore subacqueo di sottofondo, a sottolineare un certo ottundimento nella percezione stessa del vivere, ma è una pellicola nel pieno stile nipponico. Per certi versi rievoca le atmosfere assopite e tormentate del celebre romanzo Norwegian Wood di Haruki Murakami,  in cui il giovane protagonista si fa strada in una difficile Tokyo tra solitudine e sofferenza d’amore.

Anche in “In Her Room” il protagonista è giovane, di mestiere è dentista e si chiama Susume. E’ da sottolineare che è interpretato da un artista di spicco del panorama musicale nipponico. In effetti parliamo del cantante Iguchi Satoru, che dà forma ad un ragazzo volenteroso sul lavoro, ma al contempo solitario, sempre più attratto dalla misteriosa Miyako, interpretata dall’attrice Baba Fumika.

“La stanza” cui si riferisce il titolo del film, è proprio quella di Miyako, camera colma di piante, dove i due sono sovente ripresi dall’alto mentre sono sdraiati neanche su di un futon, ma su un semplice lenzuolo. Miyako, di professione massaggiatrice, interpretata volutamente con un tono di voce costantemente monocorde, si rivela una ragazza ambigua. Oltre al suo fidanzato Susume, alla sua casa hanno spesso accesso altre persone, la cui identità resta un mistero.

Crescenti ombre si addensano sulla figura di Miyako, ritenuta forse responsabile di stregonerie. In effetti non manca nel film una scena metafisica, dove il protagonista Susume si vede inseguito da uno spirito incandescente nei pressi della casa di lei. Molte anche le telefonate mute che partono dal numero di telefono di Miyako, senza che Susume ne riesca a comprendere il motivo. Nonostante l’amore provato per questa ragazza, il nostro protagonista comincerà ad essere tormentato, tanto da porre in discussione la sua stessa carriera come dentista e da desiderare di trasferirsi altrove, a Nagasaki. Ottima l’interpretazione del protagonista, cui ci si affeziona per la solitudine e lo smarrimento provati rispetto ad una giovane donna, quasi sempre abbigliata di colori chiari, che resta rarefatta, come di un altro mondo, incapace d’amare veramente.

Un film che offre una riflessione sulla solitudine e sul muro invalicabile che incontriamo quando ci imbattiamo in una persona narcisista, uomo o donna che sia. In questo caso in effetti il personaggio negativo della storia è quello femminile, Miyako. Da vedere sicuramente.

Annunciata durante il Japan Day la scomparsa del grande musicista Ryuichi Sakamoto, il quale nel 1987 vinse l’Oscar per la colonna sonora de “L’ultimo Imperatore” di Bernardo Bertolucci.

Un’altra giornata cinematografica intensa, nel segno del Sol Levante che tanto spazio trova anche nel nostro mondo.

Romina De Simone