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Il Nano Morgante | L’individuo indifferente

Il Nano Morgante | L’individuo indifferente

La costellazione di pensieri nomadi e fluttuanti, accalcati nell’ampio contenitore della mente umana, induce a ritenere che tutto intorno e dentro di noi s’innovi, vorticosamente muti.

Non facile affrancarsi da tali confuse ed a tratti moleste sensazioni, vista l’univocità del richiamo e la diffusività della condizione.

E qualora si volesse intraprendere un iter differente, occorrerebbe imprimere alla nostra esistenza uno sforzo annibalico. Talché, va precisato, nessuno sforzo produce adeguato esito se privo di solida motivazione e della fissità di un traguardo da tagliare.

Per meglio dire, le condizioni esterne a volte non ci convincono abbastanza sull’opportunità di cambiare.

Non abbastanza alletta l’idea di innovare una “organizzazione” già di per sé soddisfacente, almeno sulla carta. Ben consapevoli, peraltro, di quanto sia statisticamente improbabile che una stessa visione della realtà corrisponda e catturi, nel tempo, unanime soddisfacimento.

Fatta pertanto una opportuna sintesi tra vicende apprese e realmente vissute, azzarderei per l’uomo una scarsa affinità al cambiamento. Al contrario, una sacrifichevole attitudine morfostatica, una “avversione  alla novità”.

Malgrado a parole  lumeggi ambiziosa  l’idea del cambiamento, essa trova in realtà limite e misura nell’insidioso concetto del “non credere a tutto ciò che ti racconti” (cit. C.G. Jung) e, parimenti, nell’idea che “il nuovo la ragione non lo immagina né la volontà lo vuole” (cit. A.Masullo).

L’animo umano, sotto tale aspetto, pare infatti ostinatamente resistente, con tempi di variazione “interni” non sempre allineati a quelli “esterni”. E  l’espansione ipercibernetica cui assistiamo,  malgrado le riposte aspettative, non riesce a colmare la fame dei bisogni: bisogni che non paiono risalire né corrispondere, con cauta approssimazione, a quelli originari dei  nostri predecessori.

Malgrado tutto e tanti, ci si senta liberi anche nell’esprimere questi bisogni senza esitazione ed a voce ferma.

Meglio ancora, urlando: visto che non è per niente facile ottenere attenzione ed ascolto dall’indifferente individuo contemporaneo, il più delle volte  intento ad ascoltare musica agli auricolari.

Massimiliano Barbin Bertorelli