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Il Nano Morgante | La prima cosa bella

Il Nano Morgante | La prima cosa bella
Un prato di narcisi

E’ usuale confusamente equivocare tra  bellezza e fascino, come è usuale considerare i termini sinonimi.

In effetti, è facile associarli senza riuscire ad assegnare a ciascuno il suo, visto che “dove gli occhi vanno volentieri anche il cuore va”, per citare Carlo Dossi, e visto che tale sinonimia è giustificata in una Società che tutto ciò che concerne la sostanza dell’individuo lo concentra nella forma, nell’ esteriorità.

In proposito, trasponendo liberamente Sant’Agostino, visto che “la bellezza è un piacere troppo grande degli occhi”, essa pare irrimediabilmente destinata a disattendere le aspettative, giacché il senso della vista di cui si nutre è parziale, bisognoso e troppo precipitoso per cogliere l’intero.

Detto fatto, per olografica percezione, l’aspetto estetico è la prima cosa bella che gli occhi traguardano, sempre insidiato da un automatismo che vi annette il fascino con tutte le pertinenti coniugazioni.

In altri termini, mentre la bellezza è visibile e identificabile, il fascino è in-visibile e in-identificabile, giacché afferisce all’ interiorità individuale e ai modi di rappresentarsi.

In questo caso, è evidente che associare visibile & invisibile, materiale & immateriale, riesce solo a produrre una alchimia improbabile.

Cosicché, quando non sussiste la visibile bellezza ma sussiste l’invisibile fascino, come un edificio costruito su un terreno franoso, è inesorabile il crollo dell’intero plesso.

D’altronde, il primato assegnato alla componente visibile implica cieca fiducia nella sinonimia bellezza-fascino, a prescindere dalla mancata progressiva coniugazione di qualità collaterali.

Sia come sia, è bello ciò che piace è un falso in atto pubblico.

In materia, il mercato mediatico detta legge su ciò che è bello: infatti, appena ne espone i modelli, la sterminata platea di fans plaude entusiasta.

Calato nel quotidiano, nella concessa ipotesi di un fascino presente, nessun richiamo è giustificabile e ipotizzabile senza la bellezza, poiché il richiamo visivo è subalterno alla forma, cui la sostanza si aggiunge quale accessorio.

In sintesi, la bellezza è la prima cosa che la vista rincorre. Massimiliano Barbin Bertorelli