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Il Nano Morgante | Emozioni controcorrente

Il Nano Morgante | Emozioni controcorrente

Se provassimo ad  invertire il criterio col quale solitamente attiviamo ed esterniamo le emozioni, forse potremmo maggiormente apprezzare certi aspetti che, pur importanti, transitano inosservati.

Ad esempio se, per sortilegio  od anomala tradizione, da un dispiacere sortisse una inattesa euforia e se, per converso, da un fatto allegro  sortisse tristezza,  potremmo, nella stupefazione generale, qualificare la coerenza dell’umore rispetto al fenomeno in sé e la effettiva congruità del senso delle nostre usuali risposte emotive.

Quantomeno, potremmo provare l’ebbrezza di un comportamento disallineato, inusuale, controcorrente: come lo è, giustappunto, rattristarci quando accade qualcosa di “bello” e rallegrarci quando accade qualcosa di “brutto”. Potremmo riconsiderare sotto diversa luce, citando Erodoto come fonte, le usanze del popolo della Tracia che pare piangesse alla nascita dei figli e gioisse alla sepoltura dei morti.

Questo drastico svisamento, questa inusitata inversione di rotta rispetto al canone tradizionale indurrebbero una diversa concezione dell’esistenza, anche in relazione alla spontaneità  di un sentimento.

Potremmo  innovarne e variarne la solita esposizione nel solito nostro emporio, dove  tale  merce  si conforma essenzialmente a quegli obblighi  e a quella consuetudine  in cui l’ individuo  ripone con rigore e declina le aspettative affettive  della propria appartenenza.

Nondimeno, l’appartenenza ad una specifica consuetudine non ha in sé che una componente di casualità. E genera ex sé il proprio motivo di sussistere: talché resta improbabile, anche se non impossibile, rivoluzionarne gli elementi costituenti.

Per dirla con e tradurla da Sant’Agostino,  “una volta all’anno è lecito impazzire”:  a patto di tenere sempre a portata di mano l’idea di una liceità  scandita anche dalla personale costante considerazione del molteplice e del casuale che, va ribadito, ci contraddistingue. E di tenere ben presente che anche il concetto di pazzia, in qualche misura correlato al sistema metrico dell’individua esistenza, ha subito, nel tempo, non poche rivoluzioni.

Massimiliano Barbin Bertorelli