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Grotte e Giardini ai tempi di Rubens “Delizie” e “meraviglia” a Genova

Grotte e Giardini ai tempi di Rubens. “Delizie” e “meraviglia” a Genova all’alba del Seicento” a Palazzo della Meridiana è stata prorogata
Grotte e Giardini ai tempi di Rubens. “Delizie” e “meraviglia” a Genova all’alba del Seicento” a Palazzo della Meridiana è stata prorogata

Grotte e Giardini ai tempi di Rubens. “Delizie” e “meraviglia” a Genova all’alba del Seicento” a Palazzo della Meridiana è stata prorogata

Grotte e Giardini ai tempi di Rubens “Delizie” e “meraviglia” a Genova. La mostra fa parte dell progetto Genova per Rubens. A Network, ideato e curato da Anna Orlando. All’insegna di Rubens e del suo speciale rapporto con la città, sono coinvolte oltre 25 realtà pubbliche e private, dai Musei di Strada Nuova al Museo Diocesano, dall’Accademia Ligustica di Belle Arti a Palazzo della Meridiana, dall’Università degli Studi di Genova alla Fondazione Teatro Carlo Felice e al Conservatorio Nicolò Paganini, insieme all’Arcidiocesi e a molti altri. Si tratta di una fitta rete di collaborazioni, focus conoscitivi, appuntamenti culturali, aperture straordinarie, eventi collaterali e ulteriori progetti espositivi.

Nel luglio del 1607 il Duca di Mantova, con diversi personaggi della sua corte, è ospite di alcuni protagonisti dell’aristocrazia genovese che lo accolgono nelle loro splendide ville di Sampierdarena, dove desiderava passare alcuni giorni dedicandosi ai bagni di mare. Le lettere inviate alla corte di Mantova testimoniano come tra il Duca e i suoi ospiti si vivessero quelle giornate in grande dimestichezza, tra conversazioni galanti, feste, giochi, esercizi poetici, musiche e canti: Francesco Rasi, cantante e musicista della corte ducale esercitava la sua arte, il conte Carlo Rossi si dilettava di poetare, ma erano presenti anche letterati di professione, forse Gabriello  Chiabrera; in passato si ipotizzò che facesse parte di quella compagnia anche Pietro Paolo Rubens, alle dipendenze del Duca e impegnato, negli stessi anni, in committenze genovesi.

Quegli avvenimenti sono quindi felice occasione per proporre un approfondimento in stretta relazione con la mostra presentata in palazzo Ducale e dedicata al grande pittore barocco. Lo straordinario spaccato di vita aristocratica offerto da quella circostanza permette di considerare le dimore di villa e i giardini dei nobili genovesi, quegli stessi raffigurati da Rubens nei suoi ritratti, le loro prestigiose dimore illustrate dal fiammingo nel volume dedicato ai palazzi di Genova.

L’immagine di Sampierdarena con le sue ville è il soggetto sul quale si focalizza l’attenzione nell’apertura del percorso espositivo, basato su suggestive proiezioni, attraverso un continuo rimando tra gli oggetti evocati e presenti in mostra, dipinti, stampe, libri illustrati e le attuali potenzialità del mezzo visivo.

Nella prima sala sarà proprio Sampierdarena luogo di “giardini di piacere” ad essere rievocata, ma ancora partendo dalle cronache dell’epoca, dalle stesse testimonianze delle lettere inviate alla corte di Mantova e dalle descrizioni dei viaggiatori, l’interesse del pubblico sarà orientato verso un clamoroso fenomeno che caratterizzava i giardini locali: la presenza di grotte artificiali rese ricche da giochi d’acqua e da una particolarissima decorazione polimaterica costituita da mosaici realizzati con coralli, cristalli, ciottoli, conchiglie, tessere di maiolica e di pasta vitrea. In una metamorfosi di forme prendevano vita, sulle pareti e sulle volte, le figure del mito accanto a parti decorate con stalattiti, stalagmiti, concrezioni calcaree e composizioni di conchiglie.

Al Duca, proprio in quelle giornate dell’estate del 1607, vennero offerti spettacoli “con intervento di belle ninfe” dinnanzi alla grotta di villa Pavese, da pochi anni realizzata.

Lo stesso Rubens, in una serie di immagini più volte riprese e riprodotte in incisioni, ci mostra la seduzione di quelle particolarissime strutture e il fascino che esercitavano come luoghi dedicati ad una conoscenza di un mondo in divenire, dove dal caos primigenio prendono forma ornati e figure e, ad un tempo, luoghi di piacere, freschi punti di sosta e di ammirazione nell’itinerario del giardino.

Come notano i commentatori dell’epoca Genova era certamente, insieme a Roma, Fontainebleau, Mantova e molti centri del potere europei, uno dei fulcri di una moda diffusa in particolare tra XVI e XVII secolo.

Introdotto dalle immagini di Rubens il pubblico avrà la possibilità di penetrare, attraverso proiezioni che si riveleranno vere esperienze immersive, all’interno di quegli spazi incantati.

Un approccio innovativo pensato per permettere ai visitatori della mostra di percorrere un itinerario difficilmente realizzabile dal vero per lo stato attuale delle grotte, difficilmente visitabili, spesso in precarie condizioni di conservazione, divenute frammentarie presenze nel tessuto cittadino che ha inglobato questi luoghi.

I visitatori, insieme all’esperienza “emotiva” delle proiezioni, saranno condotti a considerare i caratteri architettonici e decorativi di quei luoghi. Dipinti e incisioni tratte da testi dal XVII al XIX secolo, consentiranno di contestualizzare le grotte nei giardini che costituivano un’immagine caratterizzante del paesaggio genovese.

Infine, in uscita del percorso espositivo, il pubblico, attraverso la suggestione di immagini e di testi, sarà condotto a esercitare la propria fantasia nella  ricostruzione di una struttura oggi perduta, realizzata proprio nello stesso Palazzo Grimaldi della Meridiana che ospita la mostra: si trattava di una  grotta con sculture e automi estremamente famosa negli anni di Rubens, visitata nel 1599 da Margherita d’Austria e dagli Arciduchi Alberto e Isabella Clara Eugenia d’Asburgo, infanta di Spagna, governatrice delle Fiandre spagnole. L’invenzione manieristica è ricostruibile attraverso i disegni e le descrizioni lasciate da Heinrich Schickhardt e da Joseph Furttenbach ammirati testimoni, nello stesso 1599 e nel 1621, di quella meraviglia ancora delineata in un inventario del 1675 oltre che dai rilievi pubblicati da Pietro Paolo Rubens nelle tavole dei suoi Palazzi moderni di Genova.