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Genova, M5S: vietare affissione manifesti Pro vita, la loro non è libertà di pensiero

Pillola abortiva RU486, manifesto Pro Vita e Famiglia (foto d'archivio)

I consiglieri comunali del M5S a Genova oggi hanno comunicato di avere depositato e condiviso con gli altri consiglieri di minoranza un ordine del giorno che impegna la giunta Bucci a vietare l’affissione dei manifesti Pro Vita, apparso anche nella nostra città nei giorni scorsi.

Giunta Bucci: nessun divieto e rimozione manifesti, libertà di pensiero è un diritto

“Se di libertà vogliamo discutere – hanno dichiarato i pentastellati – il sindaco Bucci faccia predominare, in difesa e a sostegno di tutte le donne, quella sancita dalla legge 194 sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza.

Interrogheremo il primo cittadino sulle scelte compiute, che riteniamo lesive dei diritti delle donne e ree di diffondere falsità.

Le affermazioni assurde presenti nel manifesto, che purtroppo ormai conosciamo bene, cercano di confutare l’autorevolezza delle risoluzioni dell’Aifa.

Il manifesto Pro vita non esprime un’opinione, ma diffonde falsità relative all’uso legittimo e sicuro di un farmaco, creando, attraverso parole e immagini brutali, allarme e paura nelle donne che lo hanno usato o che intendono farlo.

Quel manifesto mette in atto una ‘nuova’ e ulteriore forma di violenza ai danni delle donne.

In alcuni Comuni, come Roma, Torino, Milano e Bergamo per esempio, i sindaci hanno preso la decisione di togliere questi manifesti dove erano stati affissi e di vietarne poi l’affissione, dimostrando che si tratta di una scelta di civiltà più che politica.

A Genova, invece, il sindaco Bucci ha deciso che a prendere piede debbano essere ancora una volta giudizio, discriminazione, prepotenza, prevaricazione nei confronti delle donne, che per decidere per sé stesse sono così costrette a passare attraverso la valutazione altrui.

Ad aggravare la situazione, dobbiamo subire la campagna di disinformazione permessa da un sindaco che si oppone anche alla comunità scientifica dei ginecologi.

Chiediamo quindi l’applicazione del regolamento delle pubbliche affissioni, dove l’articolo 10, comma 16 recita: l’accoglimento dell’istanza di affissione potrà essere revocata in qualsiasi momento per cause di inderogabile e prioritario interesse pubblico”.