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Genova, dal primo marzo stop a mezzi inquinanti. Crucioli: misura iniqua

Firmata ordinanza antismog, le zone soggette e i veicoli
Genova 2016, corteo di protesta delle "Vespa" contro l'ordinanza antismog

“L’ordinanza comunale che impone dal prossimo primo marzo un blocco pressoché totale della circolazione dei mezzi inferiori all’E2 su tutto il territorio genovese è una misura iniqua che colpisce ancora una volta le classi meno abbienti, chi in sostanza è costretto a recarsi al lavoro con la Panda o la Vespa perché non ha la possibilità di cambiare il mezzo, e i moltissimi artigiani che utilizzano furgoni per lavorare, come sottolineato da Confartigianato in una nota diffusa alla stampa questa mattina”.

Lo ha dichiarato oggi il consigliere comunale di Genova Mattia Crucioli (Uniti per la Costituzione).

“Si parla – ha aggiunto Crucioli – di oltre quindicimila veicoli che sarebbero interdetti dal divieto.

Utilizzando per l’ennesima volta la ‘salute pubblica’ come motivazione, si andrà a comprimere la libertà di spostamento di lavoratori, cittadini che vivono in quartieri senza servizi essenziali territoriali, e in generale persone per le quali cambiare un veicolo e soprattutto mantenerlo può rappresentare la differenza tra arrivare a fine mese o indebitarsi.

Di fatto, la misura non servirà a ridurre significativamente l’inquinamento, poiché non è previsto un limite al traffico in sé, ad esempio con pedonalizzazioni o targhe alterne, ma semplicemente si infierisce sui mezzi privati di una specifica fetta di popolazione, quella economicamente più fragile, già duramente impattata dai rincari energetici e di tutti i beni primari.

Per questo motivo, Uniti per la Costituzione si opporrà a questa ordinanza presentando in consiglio comunale una mozione in cui si chiede sia di ridurre al solo centro cittadino la zona interessata dal divieto di circolazione (e non interdire tutto il territorio comunale, che significherebbe per molte  delegazioni mal servite da mezzi pubblici gravi disagi negli spostamenti), che di prorogare di almeno sei mesi l’entrata in vigore del provvedimento.

Infatti, anche per chi ha la possibilità di cambiare mezzo, vi sono tempi tecnici di attesa dovuti alla crisi bellica che come è noto sta provocando penuria di materie prime e ritardi nella produzione”.