Continua il “Caos federale organizzato” nel mondo del calcio.
Non bastano i “paciughi” – per dirla alla genovese – che stanno facendo a Roma a livello di serie A e serie B nella gestione estemporanea e raffazzonata della pandemia Covid-19, dove tutto sembra deciso al momento, senza alcuna programmazione.
Ad allinearsi ai grandi, ci ha pensato anche il Comitato Regionale Ligure, che gestisce i campionati; certo della parte più bassa, ma non certo meno nobile della piramide calcistica.
Ebbene, in questi giorni è nato il “Caso Savona”.
Come tutti sanno la società biancoblù la scorsa estate non si era iscritta al campionato di competenza, ed era quindi stata radiata dai ruoli calcistici, dopo ben 113 anni di attività.
Un fatto molto triste per tutto il mondo pallonaro, non sono ligure.
Per fortuna un manipolo di appassionati e tecnici aveva immediatamente rifondato, con grande fatica, una nuova società, con la speranza che potesse in pochi anni ritornare in alto come il blasone cittadino merita, partendo dal penultimo gradino, la Seconda Categoria.
Il nome? Si era indecisi tra Nuovo Savona e Vecchio Savona, poi si optò per il più semplice Savona calcio, per la precisione federalmente “Associazione Sportiva Dilettantistica Savona Calcio”.
La Federcalcio ligure accetto di buon grado l’affiliazione della nuova società.
Ora, a distanza di mesi, l’incredibile ripensamento: per la FIGC la società dell’appassionato Presidente Enzo Grenno ha il nome troppo simile a quella del precedente sodalizio fallito! In verità il problema è stato sollevato dall’Ufficio Affiliazione della Figc Nazionale, che ha sollecitato la nuova società biancoblù a cambiare velocemente il nome.
Il problema è più complesso di quello che sembra, perché a termini di regolamento – assurdo – il Savona non potrà utilizzare le nuove maglie fin quando l’attuale logo non verrà sostituito, o in qualche modo accettato dalla FIGC.
La dirigenza savonese con ogni probabilità opterà per mettere qualcosa davanti al nome Savona: ad esempio Virtus Savona, o Real Savona.
Certo la società biancoblù non è stata soltanto a sentire, ed ha emesso un comunicato molto chiaro, duro anche se possibilista. Eccolo: “La società Asd Savona Calcio, in merito ai vari articoli apparsi sui media locali relativamente alla tematica denominazione e ragione sociale della società, rende note alcune precisazioni.In relazione al discorso della denominazione, la società sportiva ha pieno rispetto della posizione assunta dalla Federazione che comunque è oggetto di confronto per tentare di addivenire nei tempi necessari ad una soluzione che contemperi le aspettative di entrambi i soggetti. In riferimento alla tematica della ragione sociale, in relazione a quanto comunicatole dal curatore fallimentare, dopo un primo contatto cordiale, la società assume una posizione di attesa, confidando in una possibile conclusione amichevole della situazione in oggetto. Infine, in merito alla tanto attesa presentazione delle nuove maglie, nonostante le difficoltà sopraggiunte a causa degli eventi di cui sopra e dell’aggravamento delle restrizioni per l’emergenza sanitaria, la società si sta preparando per organizzare a breve la suddetta presentazione in modo da esaudire la grande curiosità presso la tifoseria organizzata e l’intera cittadinanza sportiva”.
Insomma, il pensiero dei dirigenti biancoblù è “mettiamoci d’accordo, ma noi intanto – giustamente – andiamo avanti”.
Il pensiero del cronista, in questa per certi versi ridicola vicenda, è chiaro: ma in un momento difficile per il mondo sportivo (e non solo!) i casi sono due: o in Federcalcio hanno tempo da perdere, o veramente hanno perso di vista cosa stanno dirigendo e quale è il loro scopo istituzionale.
Insomma, un’altra brutta e triste vicenda del calcio dei nostri giorni.
(nella foto, tre loghi del vecchio Savona FBC fallito).