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Evasione detenuto, Sappe: perché coordinatore traduzioni non è a Genova?

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Polizia Penitenziaria (foto di repertorio)

E’ stato catturato nel Centro storico di Genova, nell’ambito di un’attività di polizia giudiziaria che ha visto coinvolti gli uomini del Nucleo Traduzioni di Marassi della Polizia Penitenziaria con il supporto operativo del personale del Reparto, il detenuto straniero che era evaso in mattinata dall’Ospedale S. Martino dove era stato accompagnato per la rimozione di un gesso.

“Brillante è stata l’operazione di servizio che ha portato alla cattura dell’evaso – evidenzia Michele Lorenzo segretario nazionale per la Liguria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziria del Sappe. Ma quel che è successo è gravissimo – scrive il Sappe – e le cause vanno individuate anche in palesi criticità che il Sindacato denuncia da tempo”.

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“Il personale delle scorte di Marassi – prosegue Lorenzo – è sotto organico di 20 unità, bisogna pensare di rivedere i nuclei. E’ impensabile che il comandante del nucleo di Marassi sia inviato in servizio a Chiavari lasciando scoperto il servizio delle scorte che è importantissimo. Nel carcere del Levante c’è un congruo numero di appartenenti al ruolo degli Ispettori ed anche Sostituti Commissari che bene possono assolvere al compito, considerato anche i detenuti lì presenti sono 52. Reputiamo un vuoto organizzativo e di disattenzione da parte dei competenti uffici del Provveditorato di Torino (competenti anche per la Liguria).

E’ innegabile l’incongruenza di aver disposto per il dirigente ancora responsabile del nucleo cittadino di Genova anche l’incarico comandante di reparto presso l’istituto di Chiavari, un provvedimento irragionevole che grida allo scandalo per una serie di considerazioni che il SAPPE aveva già rappresentato al Provveditore di Torino ma munite di disattenzione.

Oggi con l’evasione si accentua lo stemma del fallimento delle disposizioni, che devono per tanto essere revocate nell’immediatezza”.

Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, “io credo che sia davvero giunta l’ora di affidare al Corpo di Polizia Penitenziaria gli uomini ed i mezzi necessari per assicurare il controllo dei soggetti detenuti ammessi a misure alternative, area penale esterna, permessi premio: parliamo, complessivamente, di più di 110 mila persone coinvolte nell’esecuzione della pena in Italia. La sicurezza dei cittadini non può essere oggetto di tagli e non può essere messa in condizione di difficoltà se non si assumono gli Agenti di Polizia Penitenziaria”.

Lorenzo sollecita infine un urgente incontro con il Provveditore di Torino: “è necessaria la revisione delle disposizioni di mobilità e conpriorità, gli organici dei nuclei e la loro organizzazione. Chi rischia è il collega che concretizza le operazioni di servizio, sia esso in servizio interno che esterno, su questo bisogna ragionare. Riteniamo che sia necessario rivedere il sistema sanitario, a nostro avviso riteniamo una certa facilità d’invio di detenuti verso le strutture sanitarie pubbliche. Troppi casi di invio in codice rosso poi ritenuti non di carattere d’urgenza”.