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Alluvione 2011, ex sindaca Marta Vincenzi condannata a 5 anni anche in appello

Vincenzi, la riserva del Tribunale di Sorveglianza
Alluvione 2011, ex sindaca di Genova Marta Vincenzi (Pd)

Alluvione 2011, ex sindaca Marta Vincenzi condannata a 5 anni di reclusione anche dai giudici della Corte d’Appello. Nella tarda mattinata di oggi i giudici genovesi hanno confermato la sentenza di primo grado per i fatti in cui persero la vita quattro donne e due bambine: Shpresa Djala, 29 anni, con le figlie Gioia di 8 anni e Janissa di 10 mesi, Serena Costa, 19 anni, Angela Chiaramonte, 40 anni, Evelina Pietranera, 50 anni.

L’ex sindaca Vincenzi, che oggi non era presente in aula, era già stata condannata per i reati di omicidio colposo plurimo, disastro, lesione colpose plurime e falso ideologico.

All’indomani della tragedia venne aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo plurimo. In seguito, anche per falso.

Secondo l’accusa, taluni responsabili politici e funzionari del Comune di Genova, nonostante le chiare previsioni meteo e l’allerta 2 diramata dalla Protezione civile, la mattina della tragica alluvione non chiusero tempestivamente né le scuole né le strade.

Dalle indagini era emerso che “gli uffici comunali di Protezione civile avevano ricevuto notizie allarmanti già alle undici mentre il rio Fereggiano esondò intorno all’una”.

In quelle due ore, in sostanza, c’era la possibilità di evitare la tragedia con alcuni accorgimenti che tuttavia secondo gli inquirenti “non vennero messi in atto”.

I vertici del Comune “non solo non fecero quello che andava fatto” ma secondo l’accusa “falsificarono anche il verbale alterando l’orario dell’esondazione”.

Quel documento venne “quindi alterato” per sostenere la tesi secondo cui quel giorno sulla città si abbatté una bomba d’acqua di per sé imprevedibile.

Grazie a un’intensa attività di indagine, coordinata dal pm Luca Scorza Azzarà, alle testimonianze, foto e video dei genovesi, gli investigatori avevano scoperto che la verità contenuta nei verbali presentati negli uffici comunali era ben diversa da quanto veramente accaduto. Vennero così formalizzate anche le accuse relative al cosiddetto verbale ‘taroccato’.