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Acciaierie d’Italia e Ilva: dieci proposte sul tavolo

Acciaierie d’Italia e Ilva: dieci proposte sul tavolo

Le offerte ricevute

Il futuro di Acciaierie d’Italia e degli storici stabilimenti ex Ilva entra in una fase decisiva. Alla scadenza fissata per la mezzanotte di venerdì 26 settembre 2025, i commissari straordinari hanno confermato di aver ricevuto dieci offerte per l’acquisizione degli asset industriali. Una cifra che testimonia quanto il destino della siderurgia italiana resti strategico e al centro dell’attenzione, nonostante anni di difficoltà e incertezze.

Tra le manifestazioni d’interesse spiccano due proposte per l’intero complesso aziendale: da un lato Bedrock Industries, gruppo internazionale già attivo nel settore dell’acciaio, dall’altro una cordata composta da Flacks Group e Steel Business Europe. Accanto a queste candidature complessive, si contano otto offerte focalizzate su singoli asset, avanzate da realtà italiane ed europee come Renexia del Gruppo Toto, Industrie Metalli Cardinale, Marcegaglia, Eusider, Trans Isole e diverse cordate che vedono protagonisti Marcegaglia insieme a Sideralba, Profilmec ed Eusider. Una ulteriore proposta è arrivata anche da un soggetto politico, ma non risponde ai criteri previsti dalla gara e difficilmente avrà seguito.

Le priorità dei commissari

La ricezione delle offerte non segna però un punto di arrivo, bensì l’inizio di un percorso di analisi che si annuncia complesso. I commissari straordinari hanno chiarito che valuteranno le proposte con attenzione, riservandosi un periodo congruo per esaminarne ogni dettaglio. Non conta soltanto l’entità economica delle offerte, ma soprattutto la capacità dei piani industriali di rispondere a tre obiettivi centrali: la tutela occupazionale, la decarbonizzazione degli impianti e la credibilità degli investimenti.

Proprio la transizione ecologica rappresenta uno dei nodi più delicati. Il bando aggiornato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha introdotto requisiti stringenti in materia di riduzione delle emissioni e investimenti in sostenibilità, elementi che potrebbero risultare decisivi nella scelta finale.

Una partita cruciale per la siderurgia italiana

La vicenda ex Ilva non riguarda soltanto Taranto, ma l’intera filiera dell’acciaio in Italia e in Europa. Le sorti del più grande polo siderurgico europeo pesano sulle strategie industriali, sugli equilibri occupazionali e sul futuro stesso della produzione di acciaio a basse emissioni nel continente. Non a caso, nelle ultime settimane, il dibattito ha coinvolto non solo potenziali acquirenti, ma anche governo, sindacati e comunità locali, tutti consapevoli che la scelta avrà ripercussioni per decenni.

Sebbene la scadenza del bando non sia considerata perentoria, i commissari hanno specificato che eventuali proposte tardive potranno essere prese in considerazione solo in presenza di condizioni particolarmente favorevoli per la procedura. Questo lascia aperto uno spiraglio, ma la partita decisiva sembra ormai ristretta ai protagonisti già in campo.

Prospettive e scenari

L’attesa ora è tutta rivolta alla fase di valutazione, che dovrà chiarire se il futuro degli impianti passerà da un grande player internazionale o da una soluzione più frammentata, con investitori interessati a specifici comparti. In ogni caso, al centro rimane la necessità di coniugare rilancio industriale e rispetto dell’ambiente, garantendo al tempo stesso la continuità occupazionale per migliaia di lavoratori.

Dopo anni di incertezze, ricorsi e gestioni complesse, il dossier ex Ilva torna quindi al centro dell’agenda economica nazionale. La speranza è che la scelta finale non rappresenti soltanto un passaggio di proprietà, ma l’avvio di una nuova stagione per la siderurgia italiana, più sostenibile, competitiva e in grado di guardare al futuro.

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