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Sindaco Alassio tutela cittadini ma viene condannato, FI a giudici buonisti: vergogna

“Quattromila volte Enzo. Una ordinanza emessa per motivi di sanità pubblica, giudicata razzista. Come accade da troppo tempo, chi tutela, chi opera per il bene delle comunità, è costretto a pagare un pezzo molto alto.  Enzo Canepa, per aver promulgato nel 2015 un atto a tutela di tutti i suoi cittadini, ieri é stato condannato a pagare 4.000 euro di multa, oltre al pagamento della spese processuali. Sono molto deluso e amareggiato.”.

Lo ha dichiarato il capogruppo regionale di Forza Italia, Angelo Vaccarezza.

“Siamo in Italia e questo è un concetto che forse i giudici hanno dimenticato o messo da parte. Le politiche di accoglienza messe in atto dal Governo di accogliente hanno solo le tasche delle cooperative che ingrassano con un vero e proprio sistema economico che oltre a non tutelare coloro che avrebbero il diritto di star qui, non lo fanno nemmeno con in nostri cittadini, ricordate, giudici?

Quelli che pagano luce acqua gas tasse ….. nemmeno più ricordo da quanto tempo siamo costretti ad affrontare questa invasione incontrollata di umanità, in cui non vengono fatte distinzioni, non vengono fatti controlli di alcun tipo, che non scinde fra aventi diritto, migranti economici, delinquenti veri e propri, questo può non piacere, può essere considerato razzismo da chi non vuol vedere quella che è la realtà.

Enzo Canepa è un amministratore. Come tale ha il dovere di tutelare la salute dei suoi cittadini. Ha emanato con un un ordinanza che fosse a tutela di tutti, di chi vive ad Alassio e di chi della città era ospite. É stato condannato per questo.

Forse la tutela giudiziaria, in questa provincia, non è uguale per tutti. Forse in questa provincia, invece di essere imparziali, vengono sposate tesi differenti, tristemente basate ancora ad una appartenenza politica.

L’amministratore che ha a cuore la sua città, che opera in nome della salute pubblica e che mantiene alta l’attenzione nei momenti più critici merita di essere punito. Condannato. Non mi riconosco in questo sistema giudiziario. Questa non è giustizia.
Mi vergogno, per la prima volta, di vivere in un paese dove gli interessi dei soliti sono la condanna delle persone perbene”.