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Sappe: triste primato per il carcere di Marassi con il primo suicidio del 2021

La Biblioteca Vivente arriva presso la Casa Circondariale di Marassi
Genova, il carcere di Marassi (foto repertorio)

Il carcere genovese di Marassi ha un triste primato: come nel 2016, è nel penitenziario genovese che si registra il primo suicidio di un detenuto.

A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.

“Un detenuto nordafricano si è tolto la vita impiccandosi nella sua cella notte nella notte a cavallo tra il primo ed il 2 gennaio”, commenta amareggiato Michele Lorenzo, segretario per la Liguria del Sappe.

“L’ennesimo suicidio di una persona detenuta in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari. Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 21mila tentati suicidi ed impedito che quasi 170mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze.

Purtroppo, a Marassi, il pur tempestivo intervento degli agenti di servizio non ha potuto impedire il decesso dell’uomo.

Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, richiama un pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica che sui suicidi in carcere aveva sottolineato come “il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere”.

“Ma – conclude Capece – fondamentale è eliminare l’ozio nelle celle. Altro che vigilanza dinamica. L’Amministrazione Penitenziaria, nonostante i richiami di Bruxelles, non ha affatto migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle, perché ad esempio il numero dei detenuti che lavorano è irrisorio rispetto ai presenti, quasi tutti alle dipendenze del Dap in lavori di pulizia o comunque interni al carcere, poche ore a settimana”. Da qui il rinnovo dell’invito al Guardasigilli Bonafede di trovare una soluzione urgente ai problemi penitenziari liguri e dell’intero Paese.