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Referendum Giustizia: “Si” a tutti i quesiti ma non raggiunge il quorum

Referendum Giustizia: “Si” a tutti i quesiti ma non raggiunge il quorum
Un seggio elettorale a Genova e le urne per i quesiti referendari

Il Referendum sulla Giustizia quindi non passa

L’affluenza complessiva per i 5 Referendum sulla Giustizia per l’Italia è del 20,94%. Per quanto riguarda i residenti all’estero è in fase di controllo.

Lo si rileva dal sito del ministero dell’Interno.

Non viene, quindi raggiunto il quorum del 50% + 1 con il referendum che decade.

Affluenza per le elezioni comunali è stata del 54,72%

Per quanto riguarda i risultati dei votanti, alle ore 11 di questa mattina quando sono è ancora in corso lo spoglio delle schede, prevale il “Si” su tutti i cinque referendum con una punta del 74,07% per quello della “Separazione funzioni dei magistrati”. Ma, ripetiamo, il referendum decade per mancato raggiungimento del “quorum”.

Sui cinque quesiti Lega e Radicali avevano portato avanti una campagna referendaria, denunciando a più riprese il silenzio dei media.

Immediati i commenti dei tanti sostenitori del Referendum Giustizia

“La battaglia per cambiare la Giustizia non si ferma questa sera, ma anzi riparte con rinnovato slancio: sarà il centrodestra (insieme ad amici coraggiosi come quelli del Partito Radicale) ad avere l’onere e l’onore, dopo aver vinto le prossime elezioni Politiche, di mettere mano al sistema”. Si legge in una nota della Lega.

“Grazie ai milioni di italiani – prosegue la nota – che hanno votato per i referendum sulla giustizia: la loro voce è un impegno per tutti affinché si facciano vere e profonde riforme. Meritano riconoscenza perché hanno scelto di esprimersi nonostante un vergognoso silenzio mediatico (a cominciare dalla tv di Stato), al caos in troppi seggi a partire dallo scandalo di Palermo, alla codardia di tanti politici. Grazie a chi ha informato e partecipato, ai governatori schierati in prima linea insieme ad amministratori locali – di tutti i colori politici – e a molti parlamentari. Il tutto senza dimenticare donne e uomini di legge, associazioni culturali e intellettuali”.

Il tweet amaro di Paolo Becchi