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Presidio sotto la Regione degli psicologi comunità psichiatriche

La sede di Regione Liguria a De Ferrari (foto d'archivio)

Martedì 29 Gennaio, alle ore 11, a Genova, di fronte al Palazzo della Regione, si svolgerà un presidio del gruppo ligure degli psicologici delle comunità psichiatriche, organizzato dalla Dr.ssa Luigina Piano, psicologa e psicoterapeuta.

“Il nuovo manuale di autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie, sociosanitarie e sociali pubbliche e private della regione Liguria DGR N 944 del 16/11/2018 – spiegno dal gruppo psicologi liguri – detta nuovi minutaggi anche per la figura professionale dello psicologo operante nelle strutture residenziali per pazienti psichiatrici, affiancando tale figura in alternativa a quella del medico (16 minuti giornalieri per paziente) ed escludendo tale professionalità dall’equipe riabilitativa.

In particolare la mancata presenza dello psicologo nell’equipe riabilitativa, che prevedeva 130 minuti quale presenza giornaliera ha fortemente penalizzato gli psicologi operanti in questo settore. Pertanto, le strutture con convenzione, che non rispondono solo a finalità terapeutiche, ma anche a logiche di mercato, potranno scegliere di inserire un medico o uno psicologo, con il rischio che l’aspetto psicologico venga a mancare in tempi brevi.

L’Ordine degli Psicologi della Liguria ha in più occasioni manifestato la sua preoccupazione per la situazione e, nell’audizione del 2/8/2018 alla Commissione Salute Sicurezza Sociale della Regione Liguria, ha chiesto una specifica modifica del Manuale insieme all’apertura di un tavolo tecnico con ALISA, affinché la funzione psicologica fosse compresa è utilizzata in modo appropriato ed efficace. Tavolo che ad oggi non è ancora stato attivato.

Gli psicologi liguri, che da decenni operano nell’ambito delle strutture residenziali psichiatriche, non comprendono le ragioni di questa scelta, che porterà ad un abbassamento della qualità della cura erogata ai pazienti e alle loro famiglie, oltre che alla perdita di centinaia di posti di lavoro.

Il gruppo di lavoratori che chiedono di essere uditi dall’Assessore Viale e dai Capigruppo della Regione Liguria ribadiscono la soluzione proposta dall’Ordine degli Psicologi liguri di inserire nel Manuale lo psicologo clinico specializzato in psicoterapia (art. 3 legge 56/89) in alternativa al medico e lo psicologo non specializzato (art.1 legge 56/89) nell’equipe riabilitativa. Pur apprezzando nel nuovo Manuale l’equiparazione alla figura del medico, tuttavia l’esclusione dall’equipe riabilitativa verrebbe a polverizzare un patrimonio di esperienza lavorativa e formazione specifica svolta da centinaia di psicologi, che in questi decenni sono stati parte attiva del sistema di cura in atto”.

Alessandro Ponte, psicologo e precedentemente collaboratore, presso una comunità terapeutica ligure, per cinque anni, aggiunge, inoltre che: “Quello che sta avvenendo non è assolutamente da sottovalutare. Non stiamo parlando ‘semplicemente’ della perdita del posto di lavoro per centinaia di professionisti, in un momento storico, nel quale, ogni singolo posto di lavoro, andrebbe preservato con grande cura; stiamo parlando anche e soprattutto di un cambiamento radicale nell’assetto delle comunità terapeutiche riabilitative, con un ovvio impatto sul funzionamento delle stesse e sulla qualità del servizio reso agli utenti di tale tipo di strutture.

Il lavoro dello psicologo in ambito riabilitativo si basa essenzialmente sulle capacità e sugli strumenti relazionali acquisiti con lunga formazione; tali strumenti vengono impiegati per garantire ai pazienti ascolto, accoglienza, supporto e contenimento quando necessario.

Il supporto della terapia farmacologica subentra in aggiunta a tutti questi interventi, che non riguardano quei 16 minuti nell’arco di una giornata, ma la totalità della quotidianità.

È facile immaginare, a questo punto, cosa accadrebbe rimuovendo il contributo psicologico dal contesto riabilitativo, sostituito da altre figure professionali non altrettanto formate in ambito relazionale: l’entità del contenimento farmacologico non potrà fare altro che compensare quella del contenimento psicologico di natura relazionale precedentemente presente. Stiamo parlando di una potenziale, enorme compromissione della qualità di vita dei residenti delle comunità. Gli psicologi che partecipano a questa iniziativa si preoccupano anche, e soprattutto, di questo”.

Laura Candelo