Inchiesta corruzione in Liguria: si chiude il secondo filone
La Procura di Genova ha chiuso le indagini preliminari del filone bis della maxi inchiesta sulla corruzione in Liguria, che il 7 maggio 2024 ha travolto politica, affari e istituzioni regionali. Quel giorno scattarono gli arresti domiciliari per l’ex presidente della Regione Giovanni Toti, per l’imprenditore Aldo Spinelli e per l’allora presidente dell’Autorità portuale Paolo Signorini. Tutti e tre hanno successivamente patteggiato, insieme ad altri imprenditori coinvolti, come Francesco Moncada (ex top manager di Esselunga) e Alberto Amico dei cantieri navali omonimi.
Venti gli indagati: Cozzani accusato anche di voto di scambio mafioso
Restano 20 gli indagati nell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Federico Manotti. Tra questi, figura Matteo Cozzani, ex capo di gabinetto di Giovanni Toti e considerato uno degli uomini chiave durante la campagna per le elezioni regionali del 2020. Cozzani, già finito ai domiciliari, è oggi indagato sia a Genova che alla Spezia. Le accuse nei suoi confronti includono corruzione e voto di scambio aggravato dal favoreggiamento mafioso.
Voti in cambio di posti di lavoro: possibile ruolo della comunità riesina
Secondo l’accusa, Cozzani avrebbe ottenuto pacchetti di voti dalla comunità riesina di Genova in favore della lista “Cambiamo con Toti Presidente”, promettendo in cambio posti di lavoro. Insieme a lui, sono accusati di voto di scambio aggravato dalla mafia i fratelli Italo Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, oltre all’ex sindacalista della Cgil Venanzio Maurici, ritenuto referente genovese del clan Cammarata di Cosa Nostra.
I tre, con Cozzani, si sarebbero autodefiniti una “cricca di amici”, operante nel contesto delle Regionali del 2020.
Voto di scambio anche per altri politici locali
Senza l’aggravante mafiosa, l’accusa di voto di scambio coinvolge anche gli ex consiglieri regionali Stefano Anzalone e Domenico Cianci. Quest’ultimo, secondo l’ipotesi investigativa, avrebbe agito in concorso con Luigi Mamone, presunto intermediario della cosca ndranghetista Raso-Gullace-Albanese.
Tra gli indagati figura anche l’ex consigliere comunale Umberto Lo Grasso, accusato di aver informato i fratelli Testadell’esistenza delle indagini a loro carico.
Omessa denuncia per il segretario del porto Paolo Piacenza
Nel filone bis dell’inchiesta è coinvolto anche Paolo Piacenza, attuale segretario generale dell’Autorità portuale di Genova. A lui viene contestata l’omessa denuncia, per non aver segnalato alla magistratura le presunte irregolarità relative all’utilizzo di aree ex Enel da parte di Aldo Spinelli.
Prossimi passi: 20 giorni per memorie e interrogatori
I 20 indagati avranno ora 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive, depositare nuovi atti o chiedere di essere interrogati, prima che la Procura proceda con l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio