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Marassi, agenti presi a pugni da detenuto sudafricano

La Biblioteca Vivente arriva presso la Casa Circondariale di Marassi
Genova, il carcere di Marassi (foto repertorio)

Altro detenuto, appena arrivato, sputa in faccia ad agente

Ancora aggressioni nei confronti degli agenti della Polizia penitenziaria di Genova Marassi da parte di detenuti.

A denunciare i fatti avvenuti nel giorno di Pasquetta sono stati responsabili del sindacato di categoria Sappe.

L’aggressione è avvenuta ad opera di un detenuto sudafricano contro due agenti, che poi sono stati medicati in ospedale.

“L’aggressione – ha riferito Michele Lorenzo, segretario del Sappe Liguria –  è scaturita per futili quanto pretestuosi motivi. Il detenuto, ben conosciuto, in quanto spesso autore di disordini, evidentemente adirato per un rifiuto ad una sua richiesta, è andato in escandescenza.

Dapprima si è barricato in cella e subito dopo ha iniziato a demolire tutti gli oggetti a portata di mano. Il personale di servizio è intervenuto per cercare di calmarlo e nel tentativo di farlo uscire dalla cella ormai distrutta, ha sferrato due violenti pugni sul volto di due agenti che sono stati soccorsi dai colleghi e condotti al pronto soccorso.

Nel frattempo un altro episodio segna la negatività di Marassi: un nuovo arrestato, nord africano, al momento dell’ingresso in carcere ha sputato in faccia all’agente di servizio. Considerato il delicato momento, l’agente è stato anche lui trasportato al pronto soccorso per i controlli del caso.

Questo episodio conferma che il personale di Marassi opera senza di dispositivi di sicurezza che invece, dovrebbero essere in loro dotazione per proteggerli da varie forme di contagio. Dispositivi, benché più volte richiesti, non sono stati ancora forniti.”

“Nel carcere di Marassi – ha sottolineato il Sappe – avvengono troppi eventi critici e la polizia penitenziaria è troppo esposta ai pericoli da parte della popolazione detenuta.

Per questo motivo, il Sappe ritiene indispensabile un’inversione di tendenza nella gestione dell’istituto, non si può più gestire la sicurezza con i proclami e le promesse, senza ricordarsi che a contatto con i detenuti “problematici” c’è sempre e solo l’agente di servizio.

Ora gli autori di queste aggressioni non possono e non devono restare impuniti, oggi più che mai chiediamo una risposta dello Stato, delle sue istituzioni. Ricordiamo che la gestione dei detenuti è demandata solo al coraggio del poliziotto di turno.

Ai colleghi feriti va la nostra considerazione e vicinanza, queste aggressioni devono essere affrontate con idonei strumenti, ad esempio la pistola Taser, più volte richiesta ma la dotazione trova troppe opposizioni di natura politica”.