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Lalla: minori trasferiti senza tutori. Assessora Fassio: balle, tutti con tutori tranne uno

Garante Diritti Infanzia Francesco Lalla e assessora comunale Francesca Fassio (FI)

“In merito allo spostamento di alcuni minori stranieri non accompagnati dalle Comunità che li avevano finora ospitati a diversi centri-alloggio, sono apparse sulla stampa locale notizie e prese di posizione alquanto sorprendenti e, in alcuni casi, non rispondenti al vero. Tra queste c’è quella del presidente del Consiglio regionale della Liguria dell’Ordine degli assistenti sociali, Giovanni Cabona”.

Lo ha dichiarato oggi l’assessora comunale alla Politiche educative e dell’istruzione e alle Politiche socio-sanitarie del Comune di Genova, Francesca Fassio (Forza Italia) sulla polemica montata dalla sinistra.

Ieri, tra gli altri, c’era stata una dura presa di posizione anche da parte dell’ex procuratore capo e attuale Garante regionale dell’Infanzia Francesco Lalla, che era intervenuto su impulso del capogruppo regionale di Rete a Sinistra/Liberamente Liguria Gianni Pastorino con un comunicato ufficiale diffuso da Regione Liguria.

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“Parto – ha aggiunto Fassio – da una questione accessoria, ma che considero indicativa. Il dottor Cabona collega la questione minori non accompagnati alla recente approvazione del Regolamento comunale delle famiglie, asserendo come l’una e l’altra siano figlie del medesimo ‘clima politico e sociale.

Come può capire chiunque, non è serio mescolare cose in sé diversissime. Quello preso dal presidente del Consiglio regionale della Liguria dell’Ordine degli assistenti sociali, è un vero e proprio crampo logico, figlio – questo sì – di un approccio argomentativo ideologico ed equivoco che un presidente super partes non solo non può, ma non deve permettersi.

Ma veniamo alla sostanza della questione. Il trasferimento da comunità educative assistenziali a comunità autorizzate al funzionamento per l’ospitalità di ragazzi minori stranieri non accompagnati ha riguardato sedici minori stranieri, di età compresa tra i 16 anni ed i 18 anni (ancora da compiere, ma prossimi a tale età), tutti con tutore istituzionale, ad eccezione di un caso per il quale risulta essere stato nominato il tutore pochi giorni prima del trasferimento e che presterà il giuramento il prossimo 9 febbraio.

Tutti i ragazzi sono stati trasferiti in comunità residenziali dedicate a minori stranieri non accompagnati. Ci tengo a sottolinearlo poiché il presidente Giovanni Cabona, a quanto apprendo dalla stampa, ha affermato una cosa non vera dicendo che i ragazzi sono stati trasferiti in un centro per adulti. Ciò è falso.

Le strutture presso le quali sono stati trasferiti i ragazzi garantiscono standard elevati di accoglienza in base alla normativa regionale e sono specificamente dedicate ai minori stranieri privi di famiglia di riferimento e specializzate nella protezione e nell’accompagnamento all’autonomia ed all’integrazione degli stessi.

Tali comunità prestano un’attenzione particolare alla storia migratoria di questi ragazzi, che vengono accompagnati tramite la predisposizione di un piano educativo individuale ad una progressiva integrazione attraverso percorsi di inserimento scolastico lavorativo e sociale.

Nessun progetto educativo e di tutela è stato dunque interrotto, con buona pace del dottor Cabona. I ragazzi, infatti, proseguiranno il progetto educativo in corso e potranno anche avviare nuove attività che fossero necessarie a completare tale percorso.

Infine, vorrei ricordare che i ragazzi erano a suo tempo stati inseriti nelle CEA (perlopiù in tempi recenti) non perché portatori di particolari fragilità (condizione che qualifica inserimenti appropriati in questo tipo di strutture ad alta intensità assistenziale), ma perché al momento dell’inserimento il flusso migratorio – soprattutto di ragazzi provenienti dall’Albania – era molto alto e non esistevano, in quel momento, posti disponibili nelle comunità per minori stranieri non accompagnati”.

“Quanto è accaduto – ha aggiunto il responsabile dell’Ufficio regionale del Garante dell’Infanzia Dario Arkel – può avere ricadute anche sul sistema sociale di assistenza al minore, sui fini che devono ispirare il suo agire e viola non solo la legge 47, ma anche i princìpi della Convezione internazionale sui diritti dell’infanzia di New York, che proprio a novembre compie trent’anni, e la conseguente legge italiana di ratifica del 1991. Ci auguriamo che non si ripetano in futuro casi analoghi e, attraverso i Tutori dei soggetti coinvolti nello spostamento, valuteremo se questo non abbia inciso negativamente sul benessere psicofisico del minore”.