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Il Nano Morgante | Parole al vento

Il Nano Morgante | Parole al vento
Il Nano Morgante | Parole al vento

In via generale, intervengono pochi dubbi sul fatto che parlare tra esseri umani è come parlare al vento. Una formalità asintomatica, senza effetti positivi (non nel senso insidiante che ha assunto oggi il termine).

Non a caso, il dialogo sconta in media l’arroccamento difensivo di ciascun locutore e  lascia i singoli pensieri inalterati.

Al punto che l’ utilità del dialogo,  dinamica sociale essenziale  restrizioni  anticovid19 permettendo,  manifesta la stessa “utilità che ha l’ornitologia per gli uccelli”, mediando l’ironia di Richard Feynman.

Vale una sintetica riflessione su questa ordinaria fase di crescita quando si pone come unico obiettivo il convincere gli altri  di personali e incrollabili verità, sebbene fondate su valutazioni sommarie, paure o pregiudizi.

Non c’è quindi da stupirsi se la tanto acclamata  ricerca della verità, pur nobile proposito, si risolve alla fin fine, quantomeno a livello spicciolo, nel cercare la verità più divulgata via media e a preservarla da ogni minaccia esterna, in linea con il cosiddetto Effetto Lambda in cui, si narra,  incappò persino Albert Einstein.

La premessa esclude statisticamente la possibilità che l’atto del comunicare, il cui significato é mettere-in-comune,  sia momento di reale condivisione costruttiva di conoscenze e dubbi, nonché di mediazione critica dei diversi apporti del pensiero.

Del tutto inutilmente, quindi, trascorriamo il tempo monologando a turno, ciascuno abbarbicato ai propri originari dogmi,  alle proprie pretse certezze,  similmente al naufrago che si aggrappa ad un pezzo di legno per non affogare.

Esiste una crescita evolutiva del pensiero nella misura in cui sussiste  convinzione in tale creativa potenzialità. E nella misura in cui vi persiste una tenace volontà, come quella magistralmente rappresentata nel dipinto “Ancora imparo” di Francisco Goya.

Fertilizzare il pensiero  assolve nell’individuo al compito di trovare stimolo e  giovamento in ogni confronto, anche occasionale.

L’ infeconda e sclerotizzata comunicazione tra individui,  a parte le restrizioni Covid19, ahimé, già manifestava problemi di reciproca comprensione nelle più disparate circostanze, ivi comprese le dinamiche sentimentali.

Non a caso, vale concludere col pertinente suggerimento di Oriana Fallaci: “l’amore deve essere un dialogo, non un monologo”. Massimiliano Barbin Bertorelli