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Il Nano Morgante | Libertà di facciata

Il Nano Morgante | Libertà di facciata
L’opera “Neverland” di H. Altindere (Biennale di Venezia 2019)

Nano Morgante. Tutto ciò che viene gentilmente concesso dal potere istituzionalizzato come libertà d’espressione, rientra in confini prestabiliti.

Ne discende che ogni confronto pubblico di opinioni, ogni esposizione mediatica di versioni, anche oppositive al mainstream,  ha  l’intento di abbindolare la platea.

Così, opinioni contrapposte al sistema dominante e alle griglie del pensiero canonico trovano accoglimento nell’alveo del potere. Così, ogni tipo di prodotto esposto in vetrina è conformato all’egemonia del sistema imperante.

Tutto rientra, in altre parole, in un ambito istituzionale pre-costituito che gradisce accreditarsi quale mediatore imparziale, quale interlocutore super partes, in specie nei confronti di (pseudo) insorgenze di classe e di (finte) ideologie avverse.

A ribadire il concetto, ogni istanza eretica pubblicamente rappresentata è legata a filo doppio alla Mater Matuta istituzionale.

L’utilità di un serbatoio mediatico in cui alloggiare e combinare dottrine differenti si fonda sull’esigenza del sistema di apparire libero e libertario: l’esatto contrario di ciò che é.

“Il gioco economico e mediatico della libertà come tipicità del potere”, citando liberamente M. Foucault, e la buona norma del potere di preservare le critiche funzionali & finzionali  sono il modus operandi di un sottofondo politico graniticamente coeso, che considera prioritari su tutto e tutti il credo produttivo & le porcherie consumistiche, per citare PP Pasolini.

In questo vaso di Pandora, sul cui fondo giace una “speranza quale  mistificazione del potere” (cit. M.Monicelli), è immediato paragonare questa libertà di facciata, priva di solido contenuto, all’opera “Neverland” di H. Altindere (Biennale di Venezia 2019).

Ed è anche immediato comprendere quanto il sistema imperante “ponga la base della propria sopravvivenza sull’addomesticamento del popolo piuttosto che su altre più edificanti caratteristiche”, parafrasando D. Bonhoeffer. Massimiliano Barbin Bertorelli