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Il Nano Morgante | L’Estinzione del Nonno

Il Nano Morgante | L’Estinzione del Nonno

L’odierno habitus affettivo è sdrucito. Per meglio dire, a brandelli. Un’affermazione forse allarmista, che tuttavia possiamo sempre rispondere con un enfatico “tutto a posto!”, come si fa dinanzi al “come va?” di un occasionale interlocutore.

Sia come sia, a prescindere dagli accomodamenti del caso, le generali condizioni sociali ed affettive della Società (e del singolo)  esprimono toni ed effetti drammatici. Proprio a partire dallo sfaldamento dell’istituzione familiare. E dalle vestigia dei suoi componenti.

Di fatto, “ciascuno” di questi componenti stenta a ri-conoscerne l’avvenuta perdita, non ri-conoscendosene responsabilità.

Fuorviato da un esiliante apparire, questo “ciascuno” ricerca per sé  ben altri significati, con modalità tali da ricordare l’omonimo dipinto “Elck” di Bruegel il vecchio, in cui si raffigura l’uomo in perenne ricerca di non-si-sa-chi-né-cosa.

Dico allora, per opposto pensiero, che questo “ciascuno”, tra tante ubique e confuse ricerche, non ri-pone priorità nella “famiglia”, nella compiuta unità dei suoi componenti.

In tale direzione incorre l’estinzione della figura del nonno: determinata, per un verso, dal vistoso crollo demografico delle nascite; per l’altro, dal progressivo innalzamento dell’età media dei genitori.

Tale estinzione connota il necrologio della famiglia, nel suo assetto già-di-per-sé instabile e lacerato.

Quindi, se prima questa figura del “nonno” (senza implicazione di genere) era il “centro di gravità permanente” della famiglia, accomodando un testo di Battiato, adesso, nel trend consumista, questo “centro” si è traslato in un altrove imposto da un “individualismo di massa”, che lo vincola a parametri e dettami prevalentemente economici.

Dinanzi all’evocazione di tale stilema, è illogico supporre una qualche destinazione volta a ricomporne gli originari pezzi.

Destinazione che fa i conti con il cosiddetto “effetto concorde”: la condizione che induce l’uomo a permanere nel proprio obiettivo, pur riconoscendone, a tratti, la vacuità, la perdita.

Massimiliano Barbin Bertorelli