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Il Pronto soccorso liguri al collasso. Pd: giunta Toti predica bene ma razzola male

A10, centauro a terra: trasportato in codice rosso al San Martino
Il Pronto soccorso del San Martino di Genova (foto d'archivio)

“Dove si razzola molto molto male è sulla sanità. Ultimo caso, l’implosione dei pronto soccorso genovesi durante il ponte dell’Immacolata, un ulteriore segnale di fragilità del nostro sistema sanitario. Anche quest’anno Regione Liguria si fa trovare impreparata nella gestione autunnale.

È successo con il coronavirus, sia nel 2020 che nel 2021, e ora succede con la combinazione Covid (ormai trattato come forma endemica) e forme influenzali stagionali.

La pressione sui Pronto soccorso è enorme, non vengono previsti piani di rafforzamento, e il picco influenzale non è ancora arrivato. La scarsa adesione alle campagne vaccinali fa il resto (Regione Liguria fa comunicazione su ogni cosa, ma su quarta dose e vaccini antinfluenzali evidentemente si lavora al risparmio).

L’unica risposta che viene data è quella di cancellare i doppi tamponi Covid in emergenza, come se il problema non fosse organizzativo e di personale, ma legato ad una patologia che continua ad esserci e a creare problemi a tanti soggetti fragili”.

Lo ha dichiarato oggi il capogruppo regionale del Pd Luca Garibaldi.

“Mi sembra ormai evidente – ha aggiunto Garibaldi – che sotto molti aspetti il nostro sistema sanitario regionale sia collassando per la mancanza di personale, per la mancanza di filtro sul territorio e per alcune scelte strategiche che non arrivano.

Il piano sociosanitario di  Regione Liguria, scaduto nel 2020 e atteso da due anni, appena 15 giorni dopo la presentazione ai direttori generali è già stato rimesso in un cassetto accompagnato da dichiarazioni che lo derubricavano a ‘bozza di lavoro’.

Dalle bozze di lavoro si capisce però la direzione in cui si vuole andare: in questo caso, tagli.

Tagli nei Punti nascita (non si sa ancora dove, ma accadrà); tagli alle centrali 118  e servizi di emergenza urgenza ed una riorganizzazione della rete ospedaliera che depotenzia gli attuali presidii in attesa di ospedali (Arma di Taggia, Felettino a Spezia e Erzellii a Genova) che non si sono realizzati nel passato e che vedo molto difficile che si possano realizzare concretamente nel prossimo triennio.

Il pubblico regredisce e alla domanda di salute si risponde in due modi: o il privato interviene dove il pubblico non ha più spazio o non è in condizione di operare o si reagisce andando fuori regione, aumentando le fughe.

Più fughe, significa meno risorse per il personale e gli investimenti; un avvitamento negativo che penalizza le straordinarie professionalità ed eccellenze in sanità che rischiano di non vedere nella nostra regione un terreno fertile per poter crescere come meriterebbero”.