Home Consumatori Consumatori Genova

Coldiretti La Spezia chiede un tavolo permanente agricolo

Coldiretti La Spezia chiede un tavolo permanente agricolo

Un tavolo per lavorare a progetti economici e di sostenibilità ambientale, lo chiede la Coldiretti di La Spezia 

Dal ripristino di circuiti sentieristici, per aumentare gli attuali 120 chilometri di sentieri esistenti, al recupero delle terre incolte (oggi è abbandonato il 92% della superficie coltivata negli anni settanta per un totale di oltre mille ettari); dalla creazione di una viabilità orizzontale interpoderale allo sviluppo delle attività agrituristiche, enoturistiche e didattiche. Sono solo alcune delle proposte avanzate da Coldiretti La Spezia per la valorizzazione e custodia del territorio del Parco delle Cinque Terre, dove l’agricoltore, manutentore del territorio, può e deve avere un ruolo di primaria importanza.

È quanto afferma Coldiretti La Spezia, che ha chiesto al Presidente del Parco Bianchi e al Direttore Scarpellini di istituire un tavolo permanente con il comparto agricolo, nell’ambito del Piano su cui stanno lavorando, per discutere di progettualità presenti e future, che riconoscano sempre più il ruolo dell’agricoltore eroico delle Cinque Terre che, sezionando i pendii delle colline per ricavarne strisce di terra coltivabili sorrette da chilometri di muretti a secco, è stato capace di sviluppare un’economia legata soprattutto alla viticoltura (DOC Cinque Terre- Sciacchetra), all’olivicoltura e alla pesca.

Per semplificare il lavoro degli agricoltori è necessario, in primis, ripristinare la viabilità interpoderale, anche orizzontale, in modo da facilitare gli spostamenti, oltre al prevedere la semplificazione burocratica che, al momento, ostacola la possibilità, per le imprese della zona, di dotarsi di strutture necessarie al ricovero degli attrezzi o che consentano di sviluppare appieno la multifunzionalità aziendale (tramite attività connesse quali agriturismo, enoturismo, olioturismo, didattica, ecc…) per venire incontro alle nuove esigenze di mercato.

Si rende poi indispensabile – sottolinea l’Organizzazione degli agricoltori – creare le condizioni necessarie affinché i giovani possano insediarsi in un territorio difficile dal punto di vista orografico ma unico al mondo: per facilitare il ricambio generazionale agricolo è importante che vengano resi pubblici i dati del lavoro svolto dall’Ente Parco sul catasto, per individuare le terre incolte presenti ed immaginarne un possibile recupero.

Inoltre sarebbe fondamentale, per tramandare una tradizione millenaria, incentivare la costruzione e manutenzione dei muretti a secco, patrimonio Unesco, non soltanto tramite la fornitura di materiale lapideo come già  avviene, ma anche abbattendo gli enormi costi di trasporto in elicottero dalle cave ai poderi.

“E’ una terra morfologicamente difficile – affermano il Presidente di Coldiretti La Spezia Sara Baccelli e il Direttore Provinciale Coldiretti Francesco Goffredo –  ma custode di un patrimonio di storia e tradizione che deve essere tutelato e valorizzato. Nei 3868 ettari che compongono il Parco nazionale delle Cinque Terre – proseguono Baccelli e Goffredo – la mancanza di zone pianeggianti e la conseguente impossibilità di meccanizzare l’agricoltura hanno permesso di mantenere inalterate le tradizioni millenarie che hanno modificato la fisionomia di un paesaggio, scandito dai famosi muretti a secco e dalle monorotaie utilizzate per il trasporto dei prodotti dal campo. Negli anni settanta, però, quasi un terzo di questa superficie era coltivata mentre oggi lo sono appena cento ettari. È per questo che il nuovo Piano del Parco – sottolineano dalla Coldiretti spezzina – deve prevedere un capitolo interamente dedicato all’agricoltura affinchè gli agricoltori di oggi, ma anche quelli di domani, siano messi nelle condizioni di poter operare con minori difficoltà. Bene il lavoro di gestione messo in piedi dal Parco che, ad esempio, ha recentemente avviato i lavori per un recinto comprensoriale necessario alla difesa delle coltivazioni dagli attacchi della fauna selvatica, ma ora bisogna puntare maggiormente sulle potenzialità che l’agricoltura può esprimere anche sotto altri punti di vista, come ad esempio quello turistico. In quest’ultima prospettiva – concludono Baccelli e Goffredo – riteniamo che l’Ente Parco sempre di più debba affidare alle imprese agricole lavori di manutenzione del territorio, come ad esempio la pulizia dei sentieri che, soprattutto in periodo post Covid-19, potrebbe permettere la creazione di circuiti turistici, anche a senso unico, dove poter godere delle bellezze paesaggistiche locali in completa sicurezza. Attraverso la piena valorizzazione del territorio si potrebbe arrivare, infatti, a ripensare all’offerta turistica presente che, attraverso una diversificazione delle attività presenti, potrebbe attrarre un genere di turismo esperienziale, più interessato vivere il territorio di cui è ospite, disincentivando così il turismo di massa che, prima dell’emergenza sanitaria, soffocava la zona”.