“Abbiamo una posizione molto chiara sugli impatti e rispetto alle direttive dell’Unione Europea sul ciclo dei rifiuti, il termovalorizzatore non è una buona soluzione a Genova, non lo è in Liguria e non lo è in generale”.
Lo ha dichiarato ieri la capolista del Movimento 5 Stelle alle elezioni comunali a Genova Tiziana Beghin intervenendo sul tema della chiusura del ciclo dei rifiuti a Genova e in Liguria.
Sulla propria idea in merito al termovalorizzatore, invece, la candidata sindaca per il centrosinistra Silvia Salis ieri ha dichiarato: “Noi pensiamo che non sia la soluzione ideale
fare un impianto sovradimensionato in una discarica che sta per chiudere nel 2030 e a 12 chilometri dal casello autostradale.
Devono essere trovate delle soluzioni alternative a Scarpino.
La Regione Liguria in questo ha il proprio compito come ce lo avrà il Comune di Genova.
Dal 27 maggio ci metteremo al lavoro con Regione Liguria, Amiu e Comune di Genova per trovarle, ma soprattutto bisogna smettere di raccontare bugie”.
“Sono strumenti vecchi, del passato – ha sottolineato però Beghin – che non tengono conto delle novità tecnologiche e delle capacità che si possono ottenere e soprattutto una prevenzione rispetto alla produzione di rifiuti, cosa che da questa Giunta pare non essere nemmeno presa in considerazione.
Ancora grosse infrastrutture per mettere quelli che a Genova si chiamano ‘tapulli’ a delle situazioni che poi portano grandissimi disagi sotto tutti i punti di vista: ambientale e della salute, ma anche di consumi non vengono mai prese in considerazione altre misure che l’Unione Europea chiede e che noi stessi abbiamo chiesto.
Diciamo no a un termovalorizzatore a Scarpino, ma che si mettessero d’accordo anche loro tra Bucci e Piciocchi, dato che uno dice di sì e l’altro di no.
È chiaro che devono essere prese in considerazione tutte le variabili. Nessuno pensa che dall’oggi al domani possa essere spostato tutto sul riutilizzo o sull’economia circolare spinta, conosco bene i problemi del riciclo e del riuso.
Questo non significa che si debbano fare investimenti così onerosi sapendo che la strada indicata dall’Europa è tutt’altra”.