
Ha chiesto al giudice la messa alla prova l’ex segretario della Fillea Cgil che, in piena campagna elettorale per le comunali di Genova, aveva denunciato di essere stato vittima di un’aggressione fascista, rivelatasi quasi subito non vera.
Successivamente al comunicato stampa della Cgil sui presunti fatti, anche l’allora candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis era scesa in piazza a Sestri Ponente lanciando l’allarme fascismo in città insieme all’ex candidato presidente di Regione Liguria Andrea Orlando (Pd), al capogruppo regionale del Pd Armando Sanna e all’ex segretario nazionale della Cgil Sergio Cofferati.
E tutto ciò senza verificare i fatti, né ascoltare i primi indizi raccolti dagli investigatori della Digos che a poche ore dal presunto episodio avevano riscontrato “diverse incongruenze” nel racconto del sindacalista.
L’ex segretario Fillea-Cgil, per cui il procuratore aggiunto Federico Manotti aveva chiuso le indagini nelle scorse settimane, è accusato di simulazione di reato.
Visto e considerato che la pena massima è di tre anni ha quindi chiesto di potere accedere, tramite il suo avvocato difensore, all’istituto alternativo. Sarà il giudice a fissare un’udienza per stabilire se dare il via libera o modificarne i termini.
Il sindacalista aveva ritirato la denuncia alcuni giorni dopo i presunti fatti ed era stato indagato visto che gli investigatori della Digos avevano appurato che non c’era stata alcuna aggressione e lui stesso, dopo un paio di settimane, lo aveva ammesso davanti al pm che lo aveva convocato per sentirlo.
“Uno mi ha urlato comunista di merda, facendo il saluto romano, l’altro mi ha tirato un pugno, mi ha spintonato e mi ha colpito. E poi sputi” era stata la sua prima ricostruzione, ripresa nel comunicato stampa incautamente inviato dalla Cgil anche agli organi di stampa.
Le prime discrepanze tra il suo racconto e la realtà erano emerse dopo poche ore. Gli investigatori della Digos non avevano trovato corrispondenza tra gli orari forniti dal sindacalista e l’appuntamento, né riscontri dalla telecamere di videosorveglianza presenti sul luogo del presunto pestaggio.