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Assassinio vicebrigadiere Cerciello Rega. Tutti i punti da chiarire, gli americani tacciono

I due giovani americani fermati per l'omicidio del carabiniere

Carabiniere accoltellato a Roma. Diversi i punti ancora oscuri e quindi da chiarire sulla barbara uccisione del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, 35 anni, sposato da soli 40 giorni. Mentre hanno confessato Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth, i due studenti statunitensi di 19 e 18 anni fermati per l’omicidio.

I due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e il gip si è riservato di decidere sulla convalida del fermo,

I punti chiavi sono l’esatta dinamica del furto e l’estorsione che hanno fatto scattare l’operazione nella quale è morto il militare. A quanto ricostruito dagli investigatori, l’autore materiale del ferimento mortale sarebbe Lee Elder Finnegan.

Il primo punto da chiarire verte proprio sul ruolo del derubato.

Stando alle informazioni ufficiali non si tratterebbe di un pusher ma comunque di una persona che conosce quel mondo.

Per quanto ricostruito finora dagli investigatori, sarebbe stato avvicinato dai due giovani californiani in cerca di droga a Trastevere e avrebbe indicato il pusher o comunque il luogo dove poterla acquistare.

Poi quando i due ragazzi avrebbero scoperto di essere stati ingannati perché al posto della droga gli è stata venduta aspirina e, non trovando lo spacciatore, se la sarebbero presa con lui rubandogli il borsello con dentro il cellulare.

Dalle immagini di alcune telecamere di videosorveglianza della zona l’uomo compare in alcuni frame: è in bici e ha uno zaino nero sulle spalle quando due ragazzi lo avvicinano. Poi, in altri, si vedono due uomini fuggire a piedi con una borsa nera in mano.

Dopo il furto l’uomo ha contattato il 112 denunciando di essere stato derubato. Rimane da stabilire anche quale telefono abbia utilizzato per dare l’allarme visto che il suo era nelle mani dei ladri.

In ogni caso, è insolito che una persona che abbia a che fare con traffici illeciti si rivolga poi ai carabinieri per denunciare di essere vittima di un furto.

Versioni non confermate ipotizzerebbero che l’uomo abbia fermato una pattuglia di passaggio in zona che ha poi diramato l’allerta raccolta dai due carabinieri in borghese.

Un altro aspetto riguarda il perché i due americani, in possesso di un cellulare rubato, abbiano risposto alla chiamata in arrivo su quel numero e prendano un appuntamento con la vittima tentando l’estorsione.

Altro elemento poco chiaro è la presunta presenza di pattuglie in appoggio che non sono riuscite a intervenire in tempo quando la situazione è precipitata.

Del resto né il carabiniere colpito a morte né il collega, entrambi in borghese come richiede un servizio in cui è necessaria la non riconoscibilità dei militari, hanno utilizzato l’arma di servizio per difendersi o mettere in fuga i due aggressori.

E appunto un altro fatto incongruente è la pattuglia in appoggio che non c’è, due pusher ricercati e il depistaggio del loro tramite, che ha denunciato il furto dello zaino al 112 dicendo di essere stato aggredito da due maghrebini.

Ma lui sapeva che quei due erano americani, e li conosceva. Sono questi i nuovi elementi chiave della vicenda che ha portato all’accoltellamento e alla morte del vice brigadiere Mario Rega Cerciello, per la quale sono indagati con l’accusa di omicidio aggravato e tentata estorsione i due cittadini americani Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth.

Torniamo a Sergio Brugiatelli, vittima del furto dello zaino, è il tramite di un paio di pusher dai quali gli americani avrebbero dovuto comprare cocaina.

In un video registrato dalle telecamere di videosorveglianza, si vede l’uomo, calvo, a piedi in bici. Vicino a lui i due ragazzi poi arrestati. Insieme si avvicinano a una panchina dove un uomo gli indica di andare alla loro destra. A quel punto i tre seguono l’indicazione ed escono tutti e tre insieme dall’inquadratura.

Quella che però viene consegnata loro non è cocaina, bensì un’aspirina tritata, motivo per cui i due giovani si vendicano rubando lo zaino a Brugiatelli.

A quel punto il tramite degli spacciatori contatta i due ragazzi per riavere il maltolto, chiamando il suo cellulare – contenuto all’interno dello zaino – dal cellulare di un passante. Per restituirglielo, loro chiedono la droga vera, un grammo di cocaina, e 100 euro in contanti.

Poi Brugiatelli chiama il 112 e depista suo malgrado le indagini: ai carabinieri dice infatti che a derubarlo sono stati due ragazzi maghrebini. Elemento che viene di conseguenza riportato anche nella nota di ricerca diffusa alle pattuglie dei carabinieri e alle volanti della polizia.

Ma lui, in realtà, sapeva che i due erano americani, li conosceva e li temeva. Ben consapevole di avergli “tirato il pacco”, vendendogli aspirina spacciata per la cocaina richiesta dai due, immaginava l’aggressione che invece poco più tardi sarebbe costata la vita al carabiniere.

A quel punto dà appuntamento a tutti in via Pietro Cossa a Prati, la notte tra il 25 e il 26 luglio. Lì si presentano Mario Rega Cerciello e Andrea Varriale, soli.

E qui emerge un altro elemento, sul quale sono in corso accertamenti da parte degli inquirenti: a differenza di quanto prevede la prassi, non c’erano colleghi in appoggio ai due militari, che erano la pattuglia automontata e in abiti civili di Piazza Farnese, in servizio da mezzanotte alle sei di mattina e che era stata mandata dalla centrale sul posto.

Resta da capire dunque, perché Cerciello e Varriale non siano stati affiancati da altri colleghi. Un particolare su cui chi indaga intende approfondire. E ora le forze dell’ordine stanno dando la caccia ai due pusher per i quali Brugiatelli faceva da tramite.

La storia a quel punto è nota ma ai colleghi dei due militari resterà la segnalazione di due maghrebini e la difficoltà di iniziare indagini già in salita sulla base di una descrizione del tutto errata.

Marcello Di Meglio