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Alluvione Romagna, Becchi: ecco perché il cambiamento climatico non c’entra nulla

Raccolta di beni per l’emergenza alluvione in Emilia Romagna
Alluvione in Emilia Romagna (foto d'archivio)

Non c’è governo che non abbia la sua emergenza. Quello attuale, oltre all’emergenza bellica, si trova a gestire due emergenze sullo stesso territorio, sto parlando dell’Emilia-Romagna, due emergenze che sembrano addirittura in contraddizione tra loro. In quella regione, infatti, è stato prorogato lo stato di emergenza per la siccità e ora al contempo è stato introdotto quello per l’alluvione.

Insomma, in Romagna ci sono al momento due emergenze, una perché non piove, l’altra perché è piovuto troppo. Non è il teatro dell’assurdo di Ionesco, ma la realtà del diritto nell’epoca emergenziale.

La replica a questa considerazione è immediata. In fondo è giusto che ci siano due emergenze, si dice, perché c’è il ‘cambiamento climatico’.

Il cambiamento climatico esiste, ma l’emergenza climatica è un’altra cosa. Un giorno c’è il sole, un giorno ci sono le nuvole e un altro piove, qualche volta il sole batte forte e qualche volta piove troppo. Dipende anche dalle stagioni. Un tempo si sarebbe detto che il clima dipende in primo luogo dalla natura. Elementare, mi pare.

E no, oggi il ‘cambiamento climatico’, sotto forma di emergenza, è diventato una vera e propria ideologia, quella che ritiene che i cambiamenti meteorologici che possono ad esempio provocare un’alluvione, non abbiano a che fare con la natura, ma siano il frutto delle azioni degli uomini. Noi dobbiamo certamente imparare a inquinare meno, a cementificare meno e magari non in collina, a occuparci del dissesto idrogeologico del nostro territorio.

Ma che arroganza credere che da soli possiamo addirittura modificare il clima!

Una frase come questa mi costerà l’accusa di essere un ‘negazionista climatico’, dopo essere stato un ‘negazionista vaccinale’. Dopo aver denigrato e punito i ‘No vax’, c’è ora chi vorrebbe addirittura inserire il ‘negazionismo climatico’ tra i reati con cui vengono già puniti altri tipi di negazionismo. Ci sarebbe molto da dire sui reati di opinioni già esistenti, ma passo oltre e concludo.

Se vogliamo avere un minimo di onestà intellettuale (merce sempre più rara soprattutto tra gli intellettuali) ciò che bisogna anzitutto capire è una banalità di base, vale a dire che il clima non può che cambiare.

E sul fatto che tale cambiamento avvenga principalmente per effetto dell’intervento umano le prove sono tutt’altro che convincenti. C’è un dibattito in corso. Criminalizzarlo, come già si è fatto per i ‘vaccini’ a mRNA, non mi pare una buona idea. Prof. Paolo Becchi