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A 10 anni dalla grande mostra su Mattia Bortoloni

Armando D'Amaro ricorda a dieci anni di distanza la grande mostra di Rovigo dedicata a Mattia Bortoloni e curata dalla grande esperta d'arte Alessia Vedova

L' affresco della Cupola del Santuario d Vicoforte

SAVONA – Sono passati dieci anni da quando un gruppo di amanti dell’ arte, esperti, giornalisti e critici d’arte del comprensorio ingauno hanno fatto visita alla grande mostra dedicata al Maestro Mattia Bortoloni. L’ evento (dal titolo “Bortoloni, Piazzetta, Tiepolo: il ‘700 veneto”) fu importantissimo in quanto servì a rilanciare la figura di quel grande artista veneto e si si svolse dal 30 gennaio al 13 giugno 2010 (a cura di Alessia Vedova) alla Pinacoteca di Palazzo Roverella a Rovigo.

“Fu l’occasione- ci spiega il noto editor ed esperto d’arte Armando D’Amaro- per ammirare importanti opere del Bortoloni mettendole a confronto con altre forse più celebri di Tipeolo, Piazzetta, Balestra, Ricci ed altri grandi artisti veneti del Settecento. Bortoloni prima di quella straordinaria mostra era soprattutto conosciuto per al suo capolavoro, il ciclo di affreschi nel Santuario di Vicoforte. Un’ opera ciclopica (1746-1748) di oltre 5 mila metri quadrarti, per abbellire la cupola ellittica più grande del mondo. Si tratta dell’ affresco più grande mai dipinto, che aveva lo scopo di celebrare la Beata Vergine e dare immortalità al Pantheon di Casa Savoia”.

Mattia Bortoloni (Canda di Rovigo, 1696 – Bergamo, 1750), fu molto stimato e famoso durante la sua vita, tanto da essere considerato da alcuni il miglior artista barocco del tempo, ma la sua figura è poi caduta nel dimenticatoio. Per lungo tempo è stato infatti considerato un artista di secondo piano rispetto ad altri grande suoi contemporanei, forse per il fatto di essere stato spesso aiuto di Giovan Battista Tiepolo. Poi, a partire dagli anni novanta del secolo scorso, è iniziata la rivalutazione del suo operato che culminò appunto dieci anni fa con la grande mostra di Rovigo.

Bortoloni fu l’ allievo prediletto del veronese Antonio Balestra ed ebbe una lunga e felice carriera artistica che lo vide molto attivo oltre che in Veneto, in Lombardia e Piemonte. A soli 20 anni era già famoso tanto da ottenere un incarico prestigioso: affrescare gli interni della Villa Cornaro a Piombino Dese, capolavoro assoluto del Palladio. In quell’ impresa riuscì ad anticipare il Rococò che poi Gianbattista Tiepolo, seppe sviluppare in modo magnifico.

La mostra, curata dalla nota critica d’arte, direttrice e curatrice Alessia Vedova, venne promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, dall’Accademia dei Concordi, e dal Comune di Rovigo, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Verona, Rovigo e Vicenza, con il patrocinio e la collaborazione della Regione del Veneto e della Provincia di Rovigo.

In mostra decine di capolavori, alcuni poco noti, del Bortoloni. Alcune opere addirittura studiate per la prima volta, altre attribuite da recenti ricerche al Maestro, o inedite, o mai presentate al pubblico. Altre difficilmente visibili, altre infine che offrirono l’ opportunità di restituire al Bortoloni quella fama, meritatissima, di cui godette in vita prima di essere in morte offuscato dalla travolgente grandezza di Tiepolo.

In mostra c’erano anche molti capolavori di Tiepolo (la “Gloria di San Domenico”, le “Tentazioni di Sant’Antonio”, “Diana e Atteone” e “Il Giudizio di Mida”), del Piazzetta (l’ “Estasi di San Francesco”) di Sebastiano Ricci (“Ercole al Bivio”), di Giambattista Pittoni (“Olindo e Sofronia” e “Diana e le ninfe”), di Antonio Balestra (“Natività” e tele provenienti dal monastero benedettino di San Paolo d’Argon) e bozzetti dei Tiepolo (Giambattista e Giandomenico), di Piazzetta, Diziani, Crosato, Fontebasso e Guarana.

Quanto sia grande Bortoloni gli amanti dell’ arte lo possono verificare andando a vedere ancora oggi i suoi capolavori (oltre naturalmente a quello mirabile per il Santuario di Vicoforte) i cicli affrescati per il Duomo di Monza, per il Santuario della Consolata e per Palazzo Barolo a Torino, per Palazzo Clerici e Palazzo Dugnani a Milano, Villa Vendramin Calergi a Fiesso Umbertiano, Villa Albrizzi a Preganziol, Villa Raimondi a Birago di Lentate e Visconti-Citterio a Brignano d’Adda, le Chiese veneziane dei Santi Giovanni e Paolo e di San Nicolò ai Tolentini, Ca’ Sceriman e Ca’ Rezzonico a Venezia. Queste opere naturalmente in mostra non c’erano, ma attraverso una serie di filmati e soluzioni multimediali era possibile visitarle virtualmente.

Infine alcune mirabili pale, in cui Bortoloni si dimostrava pittore visionario, estroso, precursore ed antiaccademico e dove con ironia affrontava temi religiosi come nella tela con San Tommaso di Villanova dell’Accademia dei Concordi, o nei due teleri dell’ Adorazione dei Magi e dei Pastori di Fratta Polesine.
CLAUDIO ALMANZI