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Salvatore attacca ancora Autostrade: incapaci di fare manutenzione, vogliono pure demolire?

Ponte Morandi, ministro delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli (M5S)

“Nel ricorso proposto da Autostrade per l’Italia, la tragedia del crollo del Ponte Morandi che ha causato 43 vittime tra cui anche 3 bambini di 8, 12 e 13 anni, viene individuata e denominata come ‘l’Evento’. Al pari di un accadimento naturalistico, omettendo del tutto, peraltro, che la società sia stata iscritta – in data 06.09.2018 – nel registro delle notizie di reato in ordine all’illecito amministrativo di cui all’art. 25 septies del d.lgs 231/2001 (omicidio colposo o lesioni colpose gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela e la sicurezza sul lavoro), come argomenta l’Avvocatura dello Stato nella sua memoria”.

Lo ha dichiarato oggi la capogruppo regionale Alice Salvatore (M5S) che è tornata ad attaccare i vertici di Aspi.

“Autostrade per l’Italia, verosimilmente non conscia di aver mostrato a tutto il mondo la propria incapacità nel manutenere il tratto di autostrada di cui aveva la gestione (vedi la Convenzione Unica sottoscritta in data 12 ottobre 2007 con Anas S.p.A.) – ha aggiunto Salvatore – pretende oggi di essere affidataria dei lavori di demolizione di quanto rimane del Ponte Morandi e di ricostruzione del nuovo Ponte sul Polcevera.

Tutto ciò, richiamando la stessa convenzione che tra gli obblighi annovera il ‘mantenimento della funzionalità delle infrastrutture concesse attraverso la manutenzione e la riparazione tempestiva delle stesse’.

Se solo Aspi avesse compiuto a suo tempo quanto era obbligata in forza della Convenzione, oggi non saremmo a parlare di quello che la difesa di Aspi chiama ‘l’Evento’.

La memoria difensiva depositata ieri dall’Avvocatura dello Stato accenna a un verosimile ‘sistema di remunerazione degli interventi svolti da Aspi’ rappresentando che la Convenzione Unica non conosce né le categorie né le terminologie degli interventi edilizi meramente manutentivi ordinari e anche straordinari, e riconduce pressoché tutto al capitolo degli interventi ‘migliorativi’, che sono quelli che comportano aumenti del pedaggio per l’utenza autostradale o prolungamenti infiniti di un rapporto concessorio ormai snaturato nei suoi elementi essenziali”.

L’Avvocatura dello Stato ha infatti spiegato che ‘potrebbe anche profilarsi l’esigenza di un’istanza di accesso – nell’ambito di un rapporto convenzionale improntato a lealtà e buona fede – per acquisire copia delle polizze assicurative e verificare quanto, del danno conseguente al crollo del ponte Morandi, effettivamente gravi su Aspi e quanto sulle Compagnie di assicurazione del gestore autostradale’.

Alla luce delle considerazioni dell’Avvocatura dello Stato, è possibile ipotizzare che Autostrade per l’Italia abbia una copertura assicurativa tale da coprire i costi di ricostruzione del Ponte e che le consenta poi battere cassa allo Stato, al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, per chiedere alla fine dell’anno un aumento dei pedaggi autostradali a copertura, quantomeno, dell’aumento del premio assicurativo.

Ma forse anche degli ipotetici lavori di ricostruzione. Ciò non solo senza spendere un euro, ma generando profitto per la stessa Concessionaria.

Autostrade per l’Italia, poi, ritiene che l’esclusione dalla possibilità di partecipare alla procedura negoziata per l’affidamento dei lavori di ricostruzione sia ‘priva di ogni ragionevolezza’ e lesiva del principio di affidamento della Convenzione.

Aspi però non ha mai partecipato alla procedura indetta dal Commissario per la Ricostruzione, pur affermando di avere presso di sé un progetto esecutivo conforme alle specifiche tecniche. Quindi ha ben poco da rivendicare.

Va anche ricordato che il viadotto sul Polcevera è attualmente sottoposto a sequestro probatorio, pertanto, come affermato dall’Avvocatura dello Stato: ‘tale sequestro incide sulla sfera giuridica di ASPI, nel senso che le impedisce – in quanto indagata – di porre in essere qualsivoglia intervento sul Ponte’.

La Procura della Repubblica ha difatti autorizzato a intervenire sul Viadotto esclusivamente il Commissario delegato all’emergenza, per installare i sensori di monitoraggio (avvenuto nel settembre 2018) e il Commissario straordinario per la ricostruzione, al fine di dare inizio alle operazioni di demolizione.

In ogni caso, il sequestro penale avrebbe impedito la partecipazione di Aspi alla procedura di aggiudicazione per la realizzazione del nuovo Ponte.

A prescindere dai contenuti del Decreto Genova, siamo curiosi di sapere come e quando Autostrade per l’Italia potrebbe (e lo stesso interrogativo se lo è posto l’Avvocatura dello Stato) essere in grado anche solo di avvicinarsi ai monconi del ponte per demolirlo e ricostruirlo.

Soprattutto, quale potrebbe essere il giorno iniziale dei fantasmagorici tempi di ricostruzione che indica nella sua nota del 26.11.2018.

È singolare che ora per demolire e ricostruire il ponte indichi circa la metà del tempo che solo un anno prima aveva dichiarato per il più semplice lavoro di retrofitting. Forse quel termine iniziale lo dobbiamo collocare alla fine del processo penale?.

È ora di porre un freno all’epoca dei signori del profitto che non guardano in faccia a niente e a nessuno pur di raggiungere i propri obiettivi di guadagno”.