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Istanza scarcerazione per Signorini, legale: non è più presidente del Porto

Giovanni Toti e Paolo Emilio Signorini (foto d'archivio)

Prima la richiesta di scarcerazione perché mancano le condizioni per la misura cautelare dell’arresto in carcere. Poi, eventualmente, un interrogatorio davanti ai pubblici ministeri e alla gip Paola Faggioni.

E’, in linea di massima, la strategia riferita oggi dal legale difensore dell’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale amministratore delegato (sospeso) di Iren, unico indagato a essere finito in carcere nell’ambito della maxi indagine per corruzione della Dda e della Procura della Repubblica di Genova, che ha portato agli arresti domiciliari il governatore ligure Giovanni Toti e l’imprenditore portuale Aldo Spinelli.

L’ex numero uno del Porto di Genova, da martedì scorso rinchiuso nel carcere di Marassi, ha cominciato a leggere l’ordinanza di custodia cautelare che riguardano presunti fatti risalenti al 2020-21.

“Non sta male – ha riferito il legale difensore Enrico Scopesi – vede il cappellano e fa una vita scandita dalle regole del carcere.

Stiamo valutando se entro fine settimana depositare una richiesta di sostituzione della misura o al Tribunale del Riesame o al gip.

Anche perché non ci sono mai state e non sono più attuali le esigenze cautelari, non avendo più alcun incarico all’interno dell’Autorità portuale”.

L’avvocato genovese, anche alla luce di quanto sta emergendo dall’inchiesta, ha inoltre precisato che “se e quando uscirà dal carcere si potrà ragionare su un interrogatorio davanti ai magistrati”.

Al momento il primo passo più probabile è “chiedere una misura meno afflittiva”.