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Il racconto della transumanza: dai monti a Santo Stefano d’Aveto

La transumanza a Santo Stefano d'Aveto

In compagnia di una mandria in discesa dal monte Crociglia verso il paese

E’ ancora buio quando salgo da Chiavari verso nord. Pioviggina e a terra davanti a me trovo un tappeto di foglie. Fa anche un po’ freddo.

L’autunno arriva con i suoi colori sfumati ed annuncia la fine della stagione calda. Sto andando a Santo Stefano d’Aveto per seguire la transumanza annuale, le mucche dell’azienda agricola Monteverde che, guidate da Pietro scenderanno dal monte Crociglia verso il paese.

Il racconto della transumanza: dai monti a Santo Stefano d’Aveto

Per strada non incontro nessuno, sono da poco trascorse le sei e, visto che è domenica, visto che siamo passati all’ora solare, i più hanno forse deciso di concedersi qualche tempo in più sotto le coperte.

Aggiungiamo che il meteo non è tra i migliori e quindi non invoglia ad una passeggiata mattutina… La mandria però non può attendere e, con qualunque tempo, se si stabilisce il trasferimento quello si effettua in ogni condizione. Ed oggi è il giorno stabilito.

Da qualche tempo l’azienda agricola di Santo Stefano d’Aveto ha ripristinato l’antica tradizione dello spostamento del bestiame in alpeggio ad inizio stagione ed il trasferimento in stalla quando il freddo inizia a farsi sentire, soprattutto in altura.

Arrivo sulla piazza alle sette in punto. Un gruppo di persone, con camicia a righe con scritta e disegno dell’evento sulla schiena attende sotto i portici e sta organizzando la salita al monte.

Il racconto della transumanza: dai monti a Santo Stefano d’Aveto

Capisco di essere nel posto giusto. Salirò con loro in auto e scenderemo tutti a piedi seguendo i bovini ansiosi di tornare a casa.

Mi accomodo su un vecchio fuoristrada accanto a tre ragazzi giovani. Ridono e scherzano tra di loro sulla serata appena trascorsa e di quanto abbiano fatto tardi tra i locali piacentini.

Uno con l’altro si mostrano le imamgini e video che hanno salvato sui vari social network. Gli orecchini ed i piercing scintillano con la luce del display degli smartphone accesi.

La cosa strana è che i racconti vengono fatti in un dialetto ligure che ha il sapore di Emilia Romagna, una lingua di confine come questa terra, benevolmente contaminata dalla regione limitrofa nella quale a breve entreremo.

Per tanti liguri come me, Emilia Romagna è Bologna, la riviera di Rimini e la terra dei motori, eppure non è solo quello, è una terra a poco più di un’ora dal mare, dal nostro mare.

Il racconto della transumanza: dai monti a Santo Stefano d’Aveto

E infatti, ecco il cartello blu con la barra rossa su Liguria che ci annuncia l’immediato ingresso nella provincia di Parma. I ragazzi chiacchierano tra di loro supportati dalla tecnologia di ultima generazione eppure, con scarponi da montagna e bastone si accingono a fare una cosa di altri tempi, lontana nel tempo e da molti dimenticata, che domani potranno però vedere sulle pagine della rete condivisa dai presenti.

Quei ragazzi rappresentano l’anello di congiunzione tra il passato con i suoi riti ed i suoi tempi lenti ed il presente invadente e veloce che vive nella realtà virtuale.

Saliamo le strette curve nella pioggerellina e nella nebbia che, ad un tratto, ci lasciamo alle spalle. Siamo in vetta al Crociglia, a 1578 metri sul livello del mare, ci attende un percorso di una decina di chilometri da qui a Santo Stefano.

Ci incamminiamo verso la zona dove sono dislocati gli animali. Il gruppo che accompagnerà i bovini inizia la salita a piedi con passo svelto, io non riesco a stargli dietro.

Nonostante la notte brava dei ragazzi le loro forze non sono davvero scemate e io arranco cercando di non perdere il contatto visivo. Si sale e poi si scende tra i sentieri bagnati dalla pioggia dei giorni precedenti che ha lasciato un po’ ovunque fango e melma.

Eppure, da qui la vista è incantevole. Le vette sono sgombre dalle nubi e solo poco più in basso vediamo il banco di nebbia che sembra un lago di cotone. Emerge solo il campanile del paese sottostante. Meraviglioso.

I pastori e i volontari che seguono la transumanza iniziano ad urlare. “Ah, ah, ah….”, urla brevi e rapide che da subito non comprendo.

Scoprirò poi che sono il richiamo per le mucche e, le voci degli uonimi dopo poco si uniscono al suono dei campanacci. Sento ma non vedo. Passa qualche minuto ed ecco arrivare i primi capi.

La discesa inizia. La mandria si muove in maniera quasi compatta verso sud, solo qualche animale di tanto in tanto, devia dal sentiero e viene riportata nei ranghi dagli uomini ed i cani che controllano attentamente il cammino del gruppo.

Scendiamo fino al primo punto di sosta. Siamo a Torrio, paesino in provincia di Piacenza, dove nel grande prato effettuiamo la prima sosta.

Qui i transumanti si rifocillano, le mucche più belle vengono addobbate con una particolare bardatura floreale fissata sul capo ed un gruppo di persone a cavallo segue la manifestazione.

Il racconto della transumanza: dai monti a Santo Stefano d’Aveto

Sembra di essere sul set di un film western, solo il panorama attorno a noi è un po’ differente da quello dei monti Appalachi… Terminata la preparazione il lungo corteo di animali prosegue la discesa, scortato dall’occhio attento dei presenti e seguito da un nutrito gruppo di curiosi ed appassionati che camminano al seguito delle mucche, oppure approfittano del comodo servizio navetta.

Si scende ancora con la nebbia che sale ed offre scorci incredibili su questa splendida vallata. Altra piccola sosta ed infine siamo tutti pronti per entrare i paese che, per l’occasione, si è vestito a festa. Palloncini “pezzati”, grandi balle di paglia con occhi e corna e poi tutto attorno bancarelle con ogni tipo di prodotto.

Anche qui vediamo una grande transumanza al contrario di persone che invadono il borgo per assistere a questo evento unico in tutta la Liguria. Con il passaggio della mandria si sancisce l’arrivo dell’autunno e tutti quanti saremo già in attesa della nuova primavera, stagione di rinascita e di vita.

Quando le mucche torneranno in alpeggio anche noi speriamo di poter tornare alla vita normale di ogni giorno. Con il sole e la brezza tiepida saremo pronti ad accompagnarvi ancora in quota. Roberto Polleri (Un ringraziamento all’amico Federico Cavallo per le preziose indicazioni ed i contatti forniti)

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