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Chiesti 3 anni di reclusione per Longarini, ex procuratore Aosta. Ora giudice a Imperia

Pasquale Longarini, ex procuratore capo di Aosta e attualmente giudice a Imperia

Tre anni di reclusione. E’ quanto ha richiesto oggi il pm di Milano a carico dell’ex procuratore f.f. della Repubblica di Aosta Pasquale Longarini, ora giudice civile al Tribunale di Imperia.

Il magistrato, che era stato anche arrestato ai domiciliari, è accusato di induzione indebita, rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento.

Giudice di Imperia Pasquale Longarini interrogato dal gup: fu arrestato nel 2017

La richiesta è stata avanzata nel corso del processo con rito abbreviato che si svolge nel Tribunale della capitale lombarda, competente sui magistrati degli uffici torinesi e valdostani.

Il pm ha inoltre chiesto due anni di reclusione per l’imprenditore Gerardo Cuomo e due mesi per l’imprenditore Sergio Barathier (titolare dell’Hotel Royal di Courmayeur). I due rispondono solo di induzione indebita.

Il magistrato Pasquale Longarini è accusato di avere aiutato Cuomo, nell’aprile 2015, “ad eludere le investigazioni condotte dalla Dda di Torino” in un “procedimento penale” in “materia di criminalità organizzata, rivelandogli” di essere sottoposto a intercettazioni telefoniche.

Per questo motivo, secondo la pubblica accusa, l’imprenditore avrebbe interrotto le conversazioni con il boss Giuseppe (rpt Giuseppe) Nirta, assassinato in Spagna nel giugno 2017.

La pena più bassa (2 mesi di reclusione) è stata invece chiesta per il titolare dell’hotel Royal di Courmayeur Sergio Barathier, in quanto, secondo le indagini, sarebbe stato indotto da Longarini, che era pubblico ufficiale e che stava trattando un procedimento penale a carico di Barathier per gravi reati fiscali (poi conclusosi con l’assoluzione).

Nell’ambito del processo sono state acquisite le circa 3.000 pagine dell’operazione ‘Geenna’ sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta.

Il magistrato ha sempre professato l’estraneità ai fatti contestati. Ora la parola passa ai legali difensori.