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Belvedere, cinghiale narcotizzato e in gabbia per essere soppresso

Belvedere, cinghiale narcotizzato e in gabbia per essere soppresso
Il cinghiale in questione alcuni giorni prima

Una volontaria: non era pericoloso, si trovava vicino al bosco in un parco in salita al Forte della Crocetta

Episodio movimentato venerdì 16 dicembre intorno alle 13 al Belvedere di Sampierdarena nel parco “Angeli delle mura” in salita al Forte della Crocetta.

La notizia, con tanto di foto, ci viene data tramite una lettera, da una volontaria che è rimasta scioccata dai fatti e riguarda un cinghiale “di zona” che è stato dapprima narcotizzato, e poi portato via per il successivo abbattimento.

Il tutto sarebbe partito, da quanto spiega la volontaria, da una signora che si sarebbe trasferita da poco in zona e che avrebbe inviato una email alle guardie forestali con richiesta di intervento per la presenza di un ungulato.

Belvedere, cinghiale narcotizzato e in gabbia per essere soppresso
Il parco dove il cinghiale è stato ucciso

“Mi chiedo come volontaria e come libera cittadina – ci spiega Francesca – perché persone che lasciano la città per trasferirsi qui, sulle alture, non prendano atto e coscienza di come in questi luoghi vivano animali selvatici, quali caprioli, cinghiali e come esista la possibilità concreta di incontrarli”.
“Quello in questione – prosegue Francesca – era un cinghiale nato e, ormai cresciuto, in queste alture. Non ha mai dato segno di aggressività. Tutti noi in zona abbiamo i cani e nessuno ha mai subito aggressioni. Lui si nutriva di ghiande che in queste zone abbondano. Ormai era uno di noi. Quando lo si incontrava, lui cambiava strada e scappava perché aveva paura.

Venerdì dove insieme ad altre mamme organizzavo feste per bambini, vi erano urla gioiose. Qui oggi regna la tristezza.

Dove si trova dipinta di rosso una delle panche all’interno dello stesso parco, simbolo della lotta alla violenza sulle donne, è stato proprio lì che il cinghiale è stato dapprima narcotizzato con un dardo sparato da un fucile, poi, mentre era a terra immobile, è stato legato e messo dall’operatore dentro la gabbia fredda e di ferro, per poi essere successivamente abbattuto.

Da notare che il bosco è a circa duecento metri da dove è stato individuato il cinghiale. Si poteva benissimo indirizzarlo in quella direzione senza troppa difficoltà.

Invece il povero animale è stato narcotizzato e, come ci ha spiegato crudamente l’operatore, messo in gabbia per la successiva soppressione.

Personalmente, come volontaria, ho chiesto che venisse portato presso il forte dove si sarebbe svegliato in libertà. Ma mi è stato risposto che non era possibile in quanto reato. Ma che reato?! Ritengo che sia reato uccidere un animale senza motivazione. Non stava aggredendo nessuno, era in cerca di cibo e nient’altro”…

“Era una giornata fredda di pioggia. Non c’era nessuno per strada, quindi nessun pericoloso per le persone. Gli operatori intervenuti mi hanno ripetutamente detto che non potevo stare lì. Io ho cercato di farli ragionare, spiegando che quello dove si trovava il cinghiale era il suo habitat naturale ma loro niente.
Mi hanno chiesto ripetutamente le generalità per denunciarmi. Mi hanno anche minacciando di levarmi lo status “decretato2 di volontaria e di non farmi più entrare come volontaria in nessuna associazione. Per fortuna non ero sola.
La persona che mi ha fatto pressioni ha cercato anche di fotografare la targa della mia auto. Per tutto questo mi sono sentita violata nella mia privacy ed inerme davanti a tutta questa crudeltà e malvagità gratuite verso questa creatura innocente”.

“Spero – conclude Francesca – che si faccia chiarezza per questo episodio e la persona in questione: tanta violenza non è giustificabile”.