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Tragedia funivia Mottarone: le tre persone fermate ammettono

La tragedia del Mottarone (foto dei VVF)

Il freno della funivia sarebbe stato manomesso consapevolmente per evitare disservizi

In merito alla tragedia della funivia Stresa-Mottarone, dopo una notte d’interrogatori, la svolta è arrivata all’alba. Il procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, ha disposto il fermo di tre persone.

Si tratta di Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l’impianto, la Ferrovie Mottarone srl, il direttore e il capo operativo del servizio.

E’ quanto è avvenuto dopo un confronto di circa dodici ore con dipendenti e tecnici dell’impianto convocati in caserma dai Carabinieri di Stresa.

Le tre persone hanno ammesso le proprie responsabilità. “Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, lo hanno ammesso”, è quanto ha detto questa mattina il comandante provinciale dei Carabinieri di Verbania, tenente colonnello Alberto Cicognani a Buongiorno Regione, su Rai Tre. L’ufficiale ha poi spiegato: “C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la forchetta, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione”.

La tragedia del Mottarone (foto dei VVF)

Nei confronti dei tre fermati, per i quali la procura di Verbania chiederà la convalida del fermo e la misura cautelare, è stato raccolto quello che il procuratore Olimpia Bossi definisce “un quadro fortemente indiziario”. Alla base i reperti con la cabina precipitata che “presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso”.

In particolare il forchettone, ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che avrebbe dovuto bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane, non è stato rimosso. Secondo il procuratore si è trattato di un “gesto materialmente consapevole”, per “evitare disservizi e blocchi della funivia”, che da quando aveva ripreso servizio, presentava “anomalie e avrebbe necessitato un intervento più radicale con un blocco se non prolungato, consistente”.

La funivia era entrata in funzione da circa un mese dopo il fermo determinato dalla pandemia. Sull’impianto, a causa di alcuni disservizi, erano stati fatti degli interventi tecnici ma sembra “non risolutivi”.

Mentre le indagini non sono finite con la procura che vuole valutare la posizione di altre persone che, pur sapendo, non hanno fatto.

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