L’associazione a delinquere è stata riconosciuta fino al 2014, ma ormai è prescritta. Mentre per gli anni successivi il fatto non sussiste o non è stato commesso.
Si è chiuso così, con tutti prosciolti e assolti, il processo in Tribunale a Genova nei confronti del “re delle televendite” Giuseppe D’Anna, ai figli Ruben e Joanna Golabek e altri.
Padre e figlio erano stati anche arrestati nel 2016. La Procura di Genova aveva già chiesto il proscioglimento per D’Anna senior, mentre per Ruben e per Joanna aveva chiesto rispettivamente 4 anni e mezzo e 3 anni di reclusione.
Quando l’inchiesta era deflagrata erano stati sequestrati beni per un totale di oltre 15 milioni di euro.
Un anno dopo i legali difensori avevano chiesto e ottenuto il dissequestro della metà.
Secondo la pubblica accusa, i D’Anna compravano gioielli scadenti in Asia e li rivendevano gonfiando il valore reale.
I periti avevano stabilito che i gioielli piazzati durante le trasmissioni avevano un valore del 30% inferiore a quello di mercato.
La sentenza è arrivata dopo nove anni dagli arresti per una serie di “stop and go” dovuti a questioni procedurali facendo rifare per ben tre volte l’udienza preliminare.
Nel frattempo, i presunti reati si sono prescritti.
Di quell’inchiesta restano solo le confische, passate in giudicato nel 2022, di numerosi beni immobili, conti correnti e società (per un valore di circa 10 milioni) come misura di prevenzione con un percorso giudiziario parallelo rispetto al processo.
I legali difensori, però, quando la sentenza di proscioglimento e assoluzione diventerà definitiva, potrebbero chiedere una revisione della misura di prevenzione.