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Tecnologia e matematica: non c’è gaming senza gli algoritmi

Dietro livelli, bonus, mosse, prove da superare, avversari da battere e partite da vincere c’è un mondo fatto di informatica e di interfacce, ma soprattutto di numeri e di formule matematiche.

Tecnologia e matematica: non c’è gaming senza gli algoritmi

L’ultima frontiera del gaming è quella che guarda all’Intelligenza Artificiale non solo per i meccanismi di gioco, ma anche per la creazione del gioco stesso. È quanto si legge all’interno della ricerca Automated Game Design via Conceptual Expansion, uno studio che vede la firma dei ricercatori del Georgia Tech Institute, Mark Riedl e Matthew Guzdial.

Dietro i loro studi c’è un algoritmo di machine learning che ha “studiato” i livelli di Super Mario, di Kirby’s Adventure e di Mega Man. Al centro dello studio c’erano le probabilità e le relazioni tra gli oggetti in gioco, le interazioni con ostacoli e rivali, il comportamento dei nemici. Quello che i ricercatori hanno chiesto all’algoritmo, alla fine, è stato di rigenerare nuovi giochi a partire da quelle combinazioni. I risultati non sono stati molto soddisfacenti, ma il progresso, si sa, va avanti per tentativi e l’esperimento è di grande importanza proprio perché apre le porte a una nuova frontiera del gioco: quella dell’IA e degli algoritmi usati nella creazione di videogiochi.

D’altronde numeri e tecnologia sono già parte integrante di tutto il segmento gaming, in particolare delle slot gratis. Queste devono il loro funzionamento proprio a un algoritmo, il Random Generator Number, che crea combinazioni sempre nuove e sempre casuali di numeri, in maniera tale che i simboli e le immagini che compaiono sui rulli della slot online siano sempre diversi e legati sempre e solo al caso.

Insomma, il gioco è una vera e propria palestra per il machine learning, come ricorda anche Lorenzo Fantoni, esperto di videogame e autore del libro “Vivere mille vite – Storia familiare dei videogiochi“: “L’IA fa parte dell’essenza dei videogiochi. I primi esperimenti videoludici nascono proprio per misurare le possibilità di una intelligenza artificiale, e già i fantasmi di Pac-Man era una IA. Anche oggi ci sono videogiochi che ne fanno uso per leggere il comportamento del giocatore, così da poterlo sfidare e contrastare, ma in questo senso c’è ancora molta strada da fare”.

Una strada che porterà la tecnologia verso nuove frontiere e verso una modernità diversa. Che passerà, come sempre, per l’anticamera del gaming.